Archive for the 'BOTANICA' Category

06.06.2018

LA DIGITALE

Author: Elena Lasagna

27/12/2021

 

VORREI INFORMARE I MIEI LETTORI  PER UNA FACILE

RICERCA DELLE ATTUALITÁ,  CHE DAL 2018 LE CATEGORIE

CHE HO PORTATO AVANTI FINO AD OGGI SONO:  RICETTE DI

CUCINA;  LA NOSTRA SALUTE;  VARIE E RISPOSTE AI

LETTORI;  DIALOGANDO CON VOI;  LE MIE PREVISIONI CON

LE MIE LETTERE PER VOI,  E NATURALMENTE TUTTE LE

ILLUSTRAZIONI:  LE FOTOGRAFIE SCATTATE DA ME E

ALCUNE DAI MIEI AMICI.

 

 

06/06/2018

 

LA DIGITALE

 

Ho molte piante fiorite di digitale,  le ho messe in un vaso con l’acqua e i colori ravvivano la stanza;  è vero che è una pianta velenosa?  Grazie!

 

Silvia

 

La digitale può diventare una pianta tossica se si supera il dosaggio prescritto dal medico.  Questa pianta è usata per curare l’insufficienza cardiaca,  però se si sbaglia il dosaggio può diventare mortale.  Le specie che hanno maggiore importanza in medicina sono la “Digitalis purpurea e la Digitalis lanata”,  i cui principi attivi presenti soprattutto nelle foglie,  sono costituiti da glucosidi associati e saponine.  Queste ultime non esercitano specifiche attività farmacologiche,  ma possono condizionare la solubilità dei principi attivi glucosidi nelle preparazioni farmaceutiche.  I glucosidi digitalici derivano dalla combinazione di 1-4 molecole  di uno zucchero monosaccaridico con una genina ,  avente struttura ciclopentano-peridrofenatrenica, analoga quindi alla struttura degli acidi biliari,  degli steroli,  degli ormoni sessuali, e corticosteroidi.  La frazione geninica è responsabile dell’attività farmacologica,  mentre la frazione saccaridica condiziona la solubilità di acqua nel composto e la sua capacità di penetrazione nelle cellule animali.  Nelle foglie di Digitalis lanata sono contenuti tre glucosidi nativi,  i quali,  per leggera idrolisi alcalina e per successiva idrolisi enzimatica, perdono una molecola di acido acetico e un’unità di glucosio trasformandosi in glucosidi di composizione più semplice.  A loro volta queste sostanze,  sottoposte  a idrolisi acida,  perdono tre molecole di digitossosio liberando le genine corrispondenti.  I glucosidi nativi di Digitalis purpurea non possiedono raggruppamenti acetilici;  per idrolisi engimatica formano soltanto digitossina  e gitossina,  mancando nella pianta il glucoside precursore della digossina.    Sempre nelle foglie della Digitalis purpurea è presente inoltre una miscela di glucosidi amorfi detta gitalina.  Dai glucossidi digitalici sono stati ottenuti numerosi derivati semisintetici,  alcuni dei quali rivestono notevole importanza in campo terapeutico.  I principi attivi della digitale agiscono sul cuore elettivamente,  migliorando l’efficienza del lavoro cardiaco senza aumentare il consumo di ossigeno e il dispendio energetico del miocardio.  Il meccanismo d’azione della digitale è un medicamento insostituibile nell’insufficienza cardiaca congestizia ed in alcune aritmie.  Nella pratica clinica i preparati tradizionali sono stati sostituiti dai glucosilidi puri e dalle loro miscele.  in rapporto alla situazione patologica.  Come ho già menzionato all’inizio dell’articolo le dosi e le modalità di impiego devono essere attentamente valutati in rapporto alla situazione patologica e ovviamente alla sensibilità del paziente.  I digitalici hanno un margine terapeutico estremamente ridotto,  aumentano i pericoli di iperdosaggio sia per azione molto prolungata sia per la tendenza all’accumulo.

 

 

 

 

14/07/2015

LA  SABINA

 

LA  SABINA

La  sabina appartiene alla famiglia delle Cupressaceae  (conifere) . È un arbusto a foglie sempreverdi molto ramificato, con portamento spesso piramidale e alto fino a quattro metri, raramente può raggiungere una lunghezza maggiore. Le foglie sono opposte a due a due, ogni coppia è alterna con la precedente e si formano quattro file di foglie; le foglie sono formate da una piccola scaglia aderente al rametto. Nelle piante giovani le foglie possono essere aghiformi e talvolta si ritrovano anche nelle piante adulte. i fiori della sabina sono separati in maschili e femminili sulla stessa pianta; quelli maschili sono riuniti in amenti ovoidali, ognuno dei quali è composto da una brattea e da tre-sei stami. I fiori femminili sono penduli e alla maturazione formano una specie di bacca di colore azzurro scuro e pendula contenente normalmente i semi ovoidali dalla superficie rugosa. Cresce nella zona montana e alpina delle Alpi e degli Appennini ed è talvolta coltivata come pianta ornamentale. La parte velenosa è tutta la pianta specialmente i rami con gli aghi.

 

IL  TASSO

 

Il tasso è un’altra pianta molto velenosa, appartiene alla famiglia delle Taxaceae. È un albero sempreverde molto longevo, addirittura si dice che possa superare il millennio, può raggiungere l’altezza di 15 metri; il tronco è regolare e spesso contorto, è l’unica pianta fra le conifere che non possiede canali resiniferi e quindi non produce resina.  Le foglie sono disposte a spirale sui rami ma, per torsione del picciolo molto piccolo diventano subopposte; la lamina è lineare e taslvolta lievemente arcuata e terminata da un apice appuntito. I fiori sono separati su piante diverse: quelli maschili sono formati da amenti con numerose brattee che proteggono le antere, quelli femminili sono posti all’apice di un rametto dove alcune squame proteggono l’ovulo. Il frutto è formato da una porzione carnosa esterna, di colore rosso a maturità, che contiene un seme. Il tasso cresce spontaneo nella zona montana e subalpina delle Alpi e degli Appennini, ma è anche coltivato come pianta ornamentale: è di grande effetto. La parte velenosa è tutta la pianta in particolare le foglie e i semi.

 

IL  COLCHICO

 

Il colchico appartiene alla famiglia delle Liliaceae. In alcune regioni è detto anche “il safran falsu” ( lo zafferano falso) da non confondere con quello vero, a distinguerlo sono i suoi fiori di colore rosaceo chiaro anzichè violaceo rossastro. È una pianta erbacea vivace con un bulbo ovoidale profondamente interrato e coperto da parecchie squame brune; produce i fiori in estate e in autunno, quando le foglie si sono già seccate. Le foglie sono da tre a quattro, spuntano dal bulbo, hanno la base inserita una nell’altra, sono lanceolate, talvolta lineari, con l’apice acumunato e il margine intero; sono di consistenza un po’ carnosa di colore verde intenso. i fiori sono solitari, hanno la corolla formata da sei tepali saldati in un lungo tubo che parte dal bulbo e fuoriesce per diversi centimetri dal terreno, all’estremità si divide in sei lobi di colore lilla chiaro, lungo il tubo sono fissati i sei stami, l’ovario è posto nel fondo. Il frutto è una capsula a tre logge contenente alcuni semi rotondi di colore brunastro. Il colchico cresce spontaneo nei prati, dalla zona submontana a quella subalpina , nelle Alpi e negli Appennini. La parte velenosa è tutta la pianta specialmente i semi e il bulbo.

16/07/2015

LA  CICUTA

La cicuta appartiene alla famiglia delle Apiaceae,delle ombrellifere. È una pianta erbacea biennele che nel primo anno produce solo le foglie, mentre nel secondo mette il fusto alto fino a 2 metri; è un fusto ramificato solo in alto, con la superficie solcata da striature longitudinali e con numerose macchie irregolari di colore rosso-brunastro. Ha le foglie alterne, che presentano un robusto picciolo dall’aspetto simile al fusto e dilatato alla base, il lembo ha contorno triangolare con dei segmenti ovali-oblunghi acuti e con il margine lievemente dentellato. I fiori sono riuniti in grandi ombrelli composti a loro volta da ombrellini; il calice ha cinque sepali molto piccoli saldati alla base tra loro, la corolla è formata da cinque petali bianchi, ovali e spatolati. I frutti sono dati da due acheni piano-convessi ciascuno con cinque costole sporgenti. La cicuta si trova dal mare alla zona submontana di tutta la nostra penisola ma specialmente nei luoghi ombrosi, nelle boscaglie e nei luoghi dove ci sono macerie. La parte velenosa della cicuta è completa ,dal rizoma ai semi e tutta la parte aerea della pianta.

LA  DIGITALE

 

La digitale appartiene alla famiglia delle Scophulariaceae. È anch’essa una pianta biennale con una radice a fittone: nel primo anno produce una rosetta di foglie basali tra le quali, nel secondo spunta il fusto floreale alto solo un metro nelle piante spontanee, può raggiungere due metri nelle piante coltivate; tutta la pianta è leggermente pelosa e tende ad essere biancastra. Le foglie basali diventano lunghe fino a 20 centimetri con un picciolo non molto lungo, il lembo è ovoidale o lanceolato, il margine ondulato e dentellato, la base è ristretta a cuneo; la superficie superiore è bollosa, mentre in quella inferiore sono ben visibili le nervature che formano il fitto reticolo. I fiori sono riuniti in un recemo molto lungo, con il picciolo corto e sono rivolti verso il basso; il calice è formato da cinque sepali, la corolla tubolare è di colore rosso violaceo nelle piante spontanee, e in quelle coltivate sono di colore vario. I frutti sono capsule ovoidali che si aprono in due valve e contengono numerosi semi. La digitale si trova spontaneamente nelle zone del nord, ma è coltivata come pianta ornamentale in molte zone del mondo. La parte velenosa è tutta la pianta, in particolare le foglie durante il periodo della fioritura.

19/07/2015

LO  STRAMONIO

 

Lo stramonio appartiene alla famiglia delle Solanaceae. È una pianta annuale con un fusto cilindrico, sfumato di colore vioalaceo, diviso dicotomicamente e alto un metro circa con una radice fittonante. Le foglie sono alterne, hanno il picciolo robusto dilatato alla base, la sua lamina ha contorno ovale, il margine è variamente inciso in lobi acuminati sia piccoli e grandi; la base è spesso asimmetrica con un lembo più corto da un lato e più lungo dall’altro. I fiori sono solitari, inseriti normalmente nelle biforcazioni del fusto, il calice è tubolare, rigonfio in basso e terminato da cinque lembi acuti, la corolla anch’essa è tubolare, è bianca, a volte può essere azzurro-violacea, lunga due volte il calice. Il frutto è una capsula formata da quattro valve con la superficie esterna coperta da numerosi aculei. Lo stramonio cresce un po’ ovunque, dal mare alle zone submontane; preferisce i luoghi umidi e i terreni ghiaiosi non pressati, dove ci sono cocci di ruderi. La parte velenosa è tutta la pianta comprese le radici.

 

IL  VERATRO

Il veratro fa parte della famiglia delle Liliaceae. È una pianta perenne con un rizoma carnoso segnato da cicatrici nelle foglie più vecchie. Nella porzione apicale sono presenti i resti dei piccioli, nella parte inferiore è provvisto di numerose radici; il fusto è eretto, pieno di fistole e può raggiungere più di un metro di altezza. Le foglie sono alterne, con il lembo ovale  o elittico, alla base si restringono in una guaina amplessicale, sono pieghettate longitudinalmente seguendo l’andamento delle nervature. I fiori sono riuniti in un’ampia pannocchia posta all’apice del fusto, e ogni fiore ha il peduncolo che nasce dall’ascella di una brattea, l’involucro è formato da sei tepali liberi ovali-lanceolati con alla base due ghiandole nettarifere. Il frutto è una capsula con tre valve contenente i semi appiattiti e alati di colore bruno chiaro, grigiastro. Questa pianta cresce nella zona montana e subalpina delle Alpi e Appennini. La parte velenosa del veratro è soltanto il rizoma che però può essere fatale. Quando non è fiorita questa pianta può essere confusa con la genziana, si distingue dalla collocazione delle foglie che sono opposte anziché alterne.

IL  GIUSQUIAMO

Questa pianta fa parte della famiglia delle Solanaceae. Non è perenne, può essere biennale, solo raramente potrebbe sopravvivere per altri anni. il primo anno produce una rosetta di foglie dove fra le quali il secondo anno spunta il fusto che può arrivare fino ad un metro di altezza, tutta la pianta ha un portamento peloso e vischioso.  Le foglie iniziali sono disposte in rosette, hanno il picciolo corto, sono ovali-oblunghe, il margine è inciso in lobi più o meno profondi, a volte pennatifide; le foglie del fusto sono simili ma sessili, l’apice ei lobi sono acuminati. I fiori sono inseriti singolarmente all’ascella delle foglie superiori, sono sessilicon un breve picciolo, il calice è saldato a tubo allargato alla base e diviso all’apice in cinque denti acuti, la corolla è tubolare divisa alla fauce in cinque lobi arrotondati, di colore giallastro con venature violacee. Il frutto è una capsula contenete i semi di colore nero. Questa pianta cresce nei luoghi dove ci sono ruderi e negli incolti dal mare fino alla zona montana. Il giusquiamo è completamente velenoso. Io mi fermo qui, conosco ancora altre duemila piante fiori ed erbe velenose, fra le quali molto diffusa è la dulcamara, la brionia, il cocomero asinino ( dal frutto si può confondere con il papavero non sbocciato ) l’aconito, ecc…

Prima di raccogliere  piante, fiori ed erbe è bene avere una conoscenza approfondita perché molte di loro si possono confondere con quelle officilalis e potrebbero essere fatali.

 

 

10/07/2015

ERBE   VELENOSE

 

erbe  velenose

LA  BELLA  DONNA

 

 

Incomincio dalla bella donna, o bella dama,  oppure solano furioso, che appartiene alla famiglia delle Solanaceae. Questa pianta assume altri nomi a seconda delle regioni italiane. La bella donna è molto pericolosa anche perché assomiglia ad alcune varietà di basilico erba comunemente usata per insaporire ragù, insalate, tisane  e pietanze. Cresce nelle zone montane e submontane , nei boschi ombrosi delle Alpi e degli Appennini. La parte di veleno è concentrata in tutta la pianta perfino nelle radici rizomatose.

Ha un portamento robusto  dalla cui radice rizomatosa sorge un fusto semplice per il primo tratto e ramificato poi in tre rami che raggiungono un metro e più di altezza.

Le foglie sono alterne nella parte bassa del fusto, mentre nella parte superiore sono inserite a due a due dalla stessa parte del fusto: di queste una è molto più piccola dell’altra. I fiori sono inseriti singolarmente in mezzo alle due foglie, il calice è diviso in cinque lobi lanceolati, la corolla tubolare si separa alla fauce in cinque lobi triangolari e rivolti all’infuori ed è di colore porporino violaceo, con base bianca e verdastra, i frutti sono bacche di colore nero lucente che sono i semi. Attenzione questa pinta se ingerita anche in piccole quantità può essere mortale!

 

ERBA  CROCIONA

 

 

Ecco un’altra pianta pericolosa . l’erba crociona, appartiene alla famiglia delle Liliaceae. È una pianta perenne rizomatosa con radici sottili sottili, da cui ha origine il fusto dalle caratteristiche semplici. raggiunge un’altezza di circa trenta cm, porta un verticillo di foglie ed un unico fiore. Le foglie unite in un verticillo sono quasi sempre quattro, hanno forma obovata, l’apice è strettamente acuminato, la base ristretta a cuneo. Il fiore è unico, portato all’apice dal fusto, ha un involucro diviso in quattro segmenti simulanti un calice, e quattro- otto segmenti simili a petali di colore verdastro, il frutto è una bacca tondeggiante del colore dell’uva nera inserita fra i segmenti dell’involucro, molto persistenti. Cresce nelle zone submontane e montane, delle Alpi e dell’ Appennino settentrionale. predilige le zone dei boschi ombrosi nei luoghi freschi e ombreggiati. Questa pianta è completamente velenosa dalle radici agli apici delle foglie, inoltre è pericolosa soprattutto per i bambini che non la conoscono per il suo portamento che assomiglia ai frutti di bosco commestibili. A domani con altre erbe velenose.

 

L’OLEANDRO

 

 

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L’ oleandro appartiene alla famiglia delle Apocynaceae, è un arbusto dal portamento cespuglioso e rigoglioso, o un piccolo arbusto a forma di ombrello che raggiunge l’altezza di 4 metri circa. I rami sorgono quasi sempre alla base, sono eretti poi man mano che si allungano diventano lievemente arcuati verso l’esterno. Le foglie eleganti sono normalmente opposte o a volte nei giovani germogli si presentano verticillate a tre o quattro, hanno un picciolo breve e robusto, dilatato alla base, la foglia è a forma di lamina lanceolata, con l’apice acuto come la base, il margine è intero. I fiori sono di vari colori dal bianco perfetto al colore avorio; dalle innumerevoli gradazioni del rosa al rosso scarlatto e bordeaux. I fiori sono riuniti in corimbi all’apice dei rami, il calice è diviso in cinque lobi lanceolati, la corolla si divide in cinque lobi diretti all’infuori, il calice è rosa o bianco nelle piante spontanee mentre in quelle coltivate può essere di vari colori, i frutti sono formati da due follicoli contenenti i semi che sono piumosi. Questa bellissima pianta vive comunemente nelle riviere, nei pressi dei laghi, ma è coltivato anche nelle zone del nord dell’Italia e in altri paesi del mondo. La parte velenosa è tutta la pianta compresa la radice e i semi. Non portare le mani alle labbra se si è appena toccato un ramo o un fiore dell’oleandro e non toccare con  mani che presentano ferite.

 

IL  RICINO

 

Il ricino appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae , questa pianta vive bene nei paesi caldi e può arrivare ad un’altezza di 10 metri. In italia è coltivata soprattutto come albero ornamentale, il suo portamento è quelo di una pianta annuale perché non sopporta il clima rigido;  nelle specie coltivate raggiungono l’altezza si due metri soltanto. Le foglie sono alterne, alla base hanno una stipola amplessicale, il picciolo si nota bene per la sua lunghezza, la lamina è divisa in cinque-sette-nove lobi disuguali, il più grande è quello centrale, sono lanceolati con i margini dentellati. I fiori sono riuniti in rachemi posti all’ascella delle foglie o all’apice dei rami. Nella parte inferiore del racemo ci sono fiori maschili formati da un calice di cinque sepali e da numerosi stami, al di sopra ci sono i fiori femminili con i sepali lanceolati e l’ovario. I frutti sono in capsule a tre valve coperte da spine non rigide e contenenti semi ovoidali appiattiti con la superficie macchiata in modo vario da striature brune e color ruggine. il ricino è originario delle zone tropicali è coltivato in diverse parti, qui in Italia è coltivato e inselvatichito specialmente nell’Italia meridionale. La parte velenosa del ricino è soltanto il seme che se ingerito può provocare intossicazione e dissenteria.

 

LA  FUSAGGINE

 

Questa strana pianta appartiene alla famiglia delle Calastraceae, è un arbusto che arriva ad un’altezza di tre oquattro metri. i rami giovani hanno una sezione quadrata, la loro superficie è verde ed è interrotta da quattro piccole ali suberosedi colore bruno chiaro; la corteccia adulta è di colore marrone spento che tende al grigio. Le foglie sono opposte, a volte verticillate a tre o quattro, hanno il picciolo breve e sono di forma oblunga-elittica o obovata con la larghezza massima nella parte alta, hanno l’apice quasi sempre arrotondato mentre la base si restringe a cuneo, il margine è dentellato; sono di consistenza coriacea, glabre sopra e e pelose solo lungo le nervature. I fiori sono riuniti in piccoli corimbi all’ascella delle foglie, hanno il calice diviso in quattro lobi; la corolla è verde giallastro,è composta da quattro petali. I frutti sono capsule divise in quattro lobi di colore rosato mentre i semi sono di colore arancione. Questa pianta cresce in tutt’Italia, nelle zone mediterranee e in quelle submontane, nelle siepi e nei boschi. La parte velenosa della fusaggine sono i frutti e la corteccia.

13/07/2015

IL  MUGHETTO

Il mughetto appartiene alla famiglia delle Liliaceae, è una pianta perenne dal lungo rizoma strisciante sotto il terreno. La parte aerea è formata da nodi con delle gemme, la piantina è formata da due foglie e dal fusto floreale che raggiunge l’altezza di 20 cm. Le due foglie partono dalla base della pianta, hanno un lungo picciolo, sono di forma ovale-lanceolata, con l’apice acuto, la base si restringe molto gradualmente a cuneo a passa senza interruzione nel picciolo per questo è lievemente alato, la superficie è glabra e presenta numerose nervature parallele. I fiori sono riuniti in un racemo unilaterale e sono rivolti tutti dallo stesso lato con un corto peduncolo arcuato verso il basso. Il perigonio (involucro) è a forma di campanelli con sei piccoli lobi ripiegati indietro; Il frutto è una bacca tondeggiante di colore rosso vivo contenente i semi. Il mughetto cresce spontaneamente nelle zone submontane a quelle subalpine, preferisce luoghi ombrosi e freschi; il mughetto è anche coltivato per i suoi splendidi fiori raffinati. La parte velenosa del mughetto è completa, dal rizoma, alla parte aerea della pianta compresi semi e fiori.

 

IL  LAUROCERASO

 

Il Lauroceraso appartiene alla famiglia delle Rosaceae, è una pianta dal portamento elegante, può arrivare all’altezza di sei metri, si può coltivare  ad alberello o a cespuglio e siepi; le sue foglie sono sempreverdi, i rami sono spesso diretti in fuori. Le sue foglie sono inserite sui rami a modo alterno, con un picciolo robusto, corto e spesso contorto, sono persistenti di consistenza coriacea, inoltre sono lanceolate con la massima larghezza più in alto della metà, l’apice acuto, alla base si restringono a cuneo; la superficie superiore è di colore verde chiaro e lucente, quella inferiore è opaca e mostra chiaramente le nervature che formano un fitto reticolo. i fiori sono riuniti in piccoli racemi all’ascella delle foglie superiori, hanno il calice composto da cinque piccoli denti saldati fra di loro alla base, la corolla è bianca formata da cinque petali liberi con venti stami all’interno; il frutto è una drupa ovoidale con l’apice acuminato, la porzione carnosa è nero-violacea che contiene un nocciolo tondeggiante. Il lauroceraso è originario dell’Asia, è coltivato in molte parti del mondo. La sua parte velenosa è tutta la pianta radici comprese ma specialmente le foglie fresche.

 

 

10/04/2014

LA  GALEGA  OFFICINALIS

Piante ed erbe di boschi e giardini

erbe e piante di boschi e giardini

La galega è una pianta erbacea perenne con un corto rizoma da cui si apre un abbondante sistema radicale; può arrivare fino ad un metro di altezza, in quelle coltivate raggiungono quasi un metro e ottanta cm. In parte è una leguminosa appartiene alla famiglia delle ” Fabaceae “. Le foglie si distinguono in modo alterno sono di forma lanceolata inserite da due brattee dette stipole allungate e acuminate. Divise dallo stelo, ogni foglia contiene 8-9 foglioline da una parte e una in più sull’altra , sono  dispari.  I fiori sono riuniti in racemi all’ascella delle foglie superiori, sono a grappoli più lunghi di queste ultime, hanno un corto peduncolo con una brattea molto sottile alla base. Il calice è a forma di campanula ha cinque denti triangolari allungati; la corolla è di un colore bianco azzurro o bianco lilla molto spento, ha una carena, due ali e un vessillo.

I frutti sono legumi a forma cilindrica; i semi sono allungati di colore scuro. La galega cresce dal mare alla regione submontana di tutt’Italia; si trova in prossimità dei corsi d’acqua, in luoghi umidi, è più rara al sud.

In medicina è accertata la  proprietà ipoglicemizzante di questa pianta, cioè ha la proprietà di fare diminuire il tasso di zucchero nel sangue. Coadiuvante nel diabete leggero.  Le parti usate sono tutta la porzione aerea della pianta. Si raccoglie all’inizio della fioritura, maggio-giugno, evitando la parte indurita del fusto. Poi si fanno dei mazzi si appendono in un luogo aerato, si lasciano essicare e si conservano in sacchetti di tela.

11/03/2014

IL  FICO  D’INDIA

Il fico d’India è un arbusto che può arrivare ad un’altezza di tre metriIL  FICO  D'INDIA; i suoi rami si sono trasformati in pale appiattite e portanti sulla loro superficie delle areole con un ciuffo di spine giallastre, sottilissime e molto irritanti, tra le quali a volte è presente una grossa spina.

Le foglie sono inserite sulle areole ma cadono quasi subito. I fiori sono nella parte apicale dei cladodi superiori; sono muniti di numerosi sepali carnosi disposti in più serie. Anche i petali sono numerosi acuminati di colore giallo brillante.

I frutti hanno la superficie esterna simile  a quella dei cladodi, con areole e spine irritanti; sono di forma oblunga, di colore giallo o rossastro, la polpa è dello stesso colore e contiene numerosi semi. Il fico d’India appartiene alla famiglia delle ” Cactaceae “, non è originario dell’India, contrariamente a ciò che si pensa proviene dall’America tropicale, in italia è coltivato nelle zone della riviera dove il clima è sempre mite. Le parti usate in medicina sono i fiori e il succo dei cladodi, per le loro numerose proprietà: nutrive, antispasmodiche, diuretiche, rinfrescanti, ecc.

I fiori si raccolgono appena schiusi, si essicano all’ombra e si conservano in recipienti di vetro scuro. Il succo dei frutti invece si consuma fresco; è un antispasmodico del tratto intestinale e della milza.

13/03/2014

IL  FIENO  GRECO

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IL  FIENO GRECO è una pianta che arriva all’altezza di un metro circa, dal fusto eretto e appartiene alla famiglia delle ” Leguminose.

Le foglie inserite sul fusto sono alterne, trifogliate, sono di forma ovale arrotondata. Sono pelose nella superficie superiore, spesso glabre in quella inferiore.

I fiori sono spesso solitari a volte si possono trovare a due a due, all’ascella delle foglie; con un calice tubolare campanulato. La corolla è formata da cinque petali simili a quelli del fagiolo, di colore bianco giallognolo e la carena azzurro porpora. I frutti sono legumi allungati a 15 cm, contenenti i semi. Questa pianta è coltivata ma cresce anche allo stato spontaneo nei luoghi erbosi. La parte usata in medicina sono i semi; ha proprietà dietetiche, nutritive, vermifughe, stimolanti la secrezione lattea, ecc. Una delle più importanti proprietà del fieno greco è quella nutritiva e ricostituente per i soggetti debilitati, convalescenti di lunghe malattie infettive, e per soggetti affetti  da disturbi nervosi con magrezza eccessiva, tipo anoressia, ecc.

I semi si raccolgono in luglio-agosto, quando hanno raggiunto un buon punto di maturità, si riuniscono in mazzi e si fanno essicare al sole; i semi si ottengono battendo le piante essicate con una pergola di legno, si setacciano per liberarli dalle impurità e si conservano in recipienti di vetro scuro.

18/03/2014

IL  FIORDALISO

Il fiordaliso è una pianta annuale con una radice fusiforme di colore giallo. Ha un fusto ramificato che arriva fino all’altezza di 80 cm. Appartiene alla famiglia delle “Asteraceae”. Le foglie sono di un verde non compatto spesso macchiate di bianco; quelle inferiori hanno i segmenti lineari acuminati, fra i quali il terminale è più lungo e più grande degli altri. Le foglie superiori sono semplici alternate lungo il fusto, di forma lanceolata e lungamente acuminate al’apice.  I fiori sono riuniti in capolii solitari all’apice dei rami, questi hanno un involucro di numerose brattee con il margine nerastro di forma varia sfrangiata all’apice. I fiori situati alla periferia del capolino hanno la corolla tubolare lunga e divisa alla fauce da cinque lobi di colore azzurro , i fiori interni sono molto piccoli di colore porporino.

Il fiordaliso cresce nella regione mediterranea fino a quella montana, si trova nei prati vecchi, dove non sono stati usati diserbanti chimici. Il fiordaliso ha proprietà astringenti, antiinfiammatorie, diuretiche, tossifughe. La parte azzurra del fiore è usata come collirio per occhi arrossati e stanchi. Esso è ricco di antociani, pectine, flavonoidi, e polifenoli. Le parti usate in medicina sono i capolini che si raccolgono durante la fioritura, tra fine maggio e il mese di giugno. Si fanno essicare all’ombra e si conservano in recipienti di vetro scuro, o lontano dalla luce.

19/03/2014

LA  FRAGOLA

La fragola è una pianta perenne dal rizoma cilindrico, da questo si sviluppano le foglie, i frutti fioriferi e gli stoloni striscianti sul terreno; sui nodi degli stoloni ci sono radici e foglie che danno origine ad altre piantine nuove. La fragola è una pianta perenne, può arrivare ad un’altezza di 25-30 cm, appartiene alla famiglia delle ” Rosaceae “.  Le foglie sono fornite da un lungo picciolo un po’ peloso e sono divise in tre foglioline  di forma tondeggiante con il margine dentato, mentre nella parte basale il margine è intero, le foglie sono di colore verde intenso.  I fiori sono bianchi, formati da 5 sepali triangolari con un calice di 5 sepali lanceolati di colore giallo.  Il frutto è portato dal peduncolo che a maturazione si piega verso il basso,  i frutti maturi sono di colore rosso intenso  al  bianco  rosso. In  realtà i frutti non sono quelle bacche carnose rosse, ma i veri frutti sono inseriti proprio sul ricettacolo carnoso, sono degli acheni ovali di colore bruno giallastro.

Le fragole sono ampiamente coltivate,  in forme ottenute per selezione e per incrocio con specie esotiche. Allo stato spontaneo le possiamo trovare nei boschi, nei luoghi ombrosi, specialmente nelle zone alpine, ( le famose fragoline di bosco ).

In medicina oltre ai frutti commestibili e ricchi di vitamina C molto usati sono anche i rizomi e le foglie. I frutti si staccano a maturazione, il rizoma e le foglie si raccolgono in autunno o in primavera quando però sono completamente sviluppate. Il rizoma si essica al sole, mentre le foglie si eccano all’ombra, ambedue si conservano in sacchetti di tela. Hanno proprietà dietetiche, aperitive, antiinfiammatorie, e sono ricchi di vitamine C, A e B.

27/03/2014

LA  FRANGOLA

La frangola è un arbusto alto pochi metri con foglie caduche (non sempreverdi) Appartiene alla famiglia delle ” Rhamnaceae “. Ha la corteccia liscia, di colore bruno scuro puntinato di lamelle più chiare che si trascinano in strisce orizzontali parallele. Le foglie sono inserite in modo alterno sui rami, a volte sono opposte alla base dei rametti;  la foglia è di forma ovale con picciolo lungo dal margine minutamente dentato, con superficie che presenta nervature.  I fiori sono raggruppati da due a dieci,  posti all’ascella delle foglie; sono formati da cinque sepali triangolari, e cinque petali di entità inferiore di colore bianco-verde  giallognolo.

I frutti sono delle drupe sferiche di color porpora che poi si trasformano in colore viola, e a maturità diventano neri. Questa pianta vive bene nelle zone umide, si trova soprattutto nell’Italia settentrionale, cresce dal mare alla montagna.

In medicina le parti usate sono la corteccia dei rami, ha proprietà regolatrici intestinali, rinfrescanti e lassative. Si dice che i poteri di questa pianta sono enormi e molto efficaci, agisce efficacemente ma con dolcezza. Gli antichi la chiamavano la pianta degli ” Dei “.

La corteccia dei rami della frangola si raccoglie in primavera staccandola a strisce lungitudinali  che poi si dividono in pezzi corti. Si conserva in sacchetti di carta o tela di lino, ovviamente dopo averla essicata al sole. Però la frangola dovrebbe essere stagionata sempre prima di farne uso ( questo è molto importante) a differenza di altre erbe che andrebbero consumate entro l’anno.

27/03/2014

 IL  FRASSINO

Anche il frassino è un albero a foglie caduche, può arrivare ad un’altezza di 35 metri; ha una corteccia levigata di colore grigio chiaro. Il frassino appartiene alla famiglia  delle ” Oleaceae “ha delle gemme ovali molto grandi che sono racchiuse in brattee di colore bruno scuro. Le foglie sono opposte a due a due con picciolo dilatato alla base, di forma pennata con foglioline disposte a destra e a sinistra della nervatura principale. I fiori sono riuniti in numerosissime pannocchie, si sviluppano prima delle foglie da gemme poste sui rami dell’anno precedente; mancano completamente sia di calice che la corolla, ci sono solo due stami dove è racchiuso il polline. Fra questi è inserito l’ovario da cui si svilupperà il frutto.

Il frutto è un baccello secco che contiene un solo seme all’interno. Il frassino cresce dal mare alla pianura, nei boschi è spesso coltivato come tutore delle vigne. In medicina viene usato come diuretico, antireumatico, per curare la gotta, e per debellare la febbre. Si usano le foglie, i frutti, e la corteccia dei rami; si raccoglie in primavera, al momento della vegetazione, i rami si incidono, poi si tagliano e si lasciano essicare all’ombra. Le foglie si raccolgono in giugno-luglio, mentre i frutti in agosto -settembre; tutte le parti della pianta si conservano in sacchetti di tela.    Al prossimo articolo…

Elena  Lasagna

19/02/2014

DAL  GIARDINO DELLE ERBE

L’EUCALIPTO

L’Eucalipto è un albero sempreverde, che può raggiungere l’altezza dai  25 ai 150 metri, dipende dalle zone. Il tronco ha la corteccia liscia che si stacca a pezzi sottili e allungati. Appartiene alla famiglia delle ” Mirtaceae “, Le piante giovani hanno foglie molto diverse dalle piante adulte: quelle giovani sono opposte a due a due unite fra loro alla base, di colore verde azzurro argenteo di forma circolare, mentre le foglie delle piante adulte sono inserite su un robusto picciolo, di forma lanceolata con una base dissimmetrica, con l’apice lungo e acuminato, ma non pungente.

I fiori sono dei calici a forma allargata come una coppa, con numerosi stami ma sono privi di petali. Anche i frutti sono a forma di calice,  a maturazione si aprono e lasciano cadere i semi che sono numerosissimi.

Il paese d’origine dell’eucalipto è l’Australia ed è proprio là che raggiunge un’altezza fino a 150 metri. È coltivato molto in Italia, si trova nei luoghi paludosi, predilige l’umidità ma non i ristagni d’acqua.  Le proprietà dell’eucalipto sono ben note: sono balsamiche antisettiche, antiparassitarie ed espettoranti. Gli oli essenziali sono i flavonoidi, il globulolo, il canfene ecc.  L’eucalipto è usato largamente in medicina, proprio per risolvere infiammazioni dell’apparato respiratorio, escretore digerente, ma anche per l’apparato intestinale e urogentale. Viene usato anche dalle industrie farmaceutiche, dolciarie per preparazioni di caramelle balsamiche, e dalle industrie cosmetiche per le preparazioni di bagnoschiuma, profumi, ecc.

Per tutti questi impieghi sono usate esclusivamente le foglie; si raccolgono tra giugno e luglio, o prima dell’autunno, si staccano una ad una eliminando il picciolo. Si lasciano essicare all’ombra e si conservano in recipienti di vetro colorato o oscurato al riparo dalla luce.

25/02/2014

L’EUPATORIO

L’Eupatorio è una pianta che può raggiungere un’altezza fino a due metri. Dal suo rizoma sotterraneo possono sorgere numerosi fusti dal colore rossastro. Le foglie sono opposte, di forma lanceolata dal margine dentato. I fiori sono composti da numerosi capolini riuniti in un corimbo terminale e ramificato; con cinque o sei fiori per capolino distribuiti in modo uniforme circondati da brattee ovali. I frutti sono degli acheni di forma obbliqua, nella parte superiore è inserito il pappo (appendice leggera piumosa di alcuni  semi o frutti). L’eupatorio cresce nelle zone umide, nei prati lungo i fiumi dalla zona mediterranea a quella montana.

In medicina sono usate ancora oggi le radici , le foglie e le sommità fiorite. Questa pianta ha proprietà lassative, depurative, diuretiche e anche digestive.

Le radici hanno proprietà lassative efficaci, specifiche; mentre le foglie e le sommità fiorite esercitano soprattutto un’azione diuretica e depurativa; in più in preparazioni diluite sono utili per stimolare i processi digestivi. Contiene flafonoidi, taraxasterolo e eupatoriopicrina.

La radice si raccoglie in autunno o in primavera quando la pianta non è in attività vegetativa; mentre le foglie e le sommità fiorite da giugno ad agosto. Le radici si essicano al sole, le sommità fiorite si lasciano in un posto aerato all’ombra poi, si conservano in sacchetti di tela.

04/03/2014

IL  FAGGIO

Il faggio è un albero alto fino a 30 metri, con la corteccia sottile e liscia di colore grigio biancastro; ha una chioma rotondeggiante dai numerosi rami color rosso scuro.  Il faggio appartiene alla famiglia delle Fagaceae. Le sue foglie sono di forma ovale di un verde abbastanza luminoso dai margini interi e dentati specialmente nelle foglie giovani. I fiori hanno una forma pendula, sono riuniti all’apice su un peduncolo eretto e racchiusi un una cupola dove stanno i frutti che a maturità si aprono  formando delle lamine  coperte da numerose scaglie strette e arcuate.

I faggi crescono bene tra di loro, formano dei boschi e prediligono le zone del Nord, specialmente le zone fresche e pure.

In medicina sono usate le cortecce dei rami; si raccolgono su rami di tre cm di diametro incidendoli con un coltellino poi, si rompono a pezzi di 5-10 cm. Si essicano al sole e si conservano in sacchetti di carta o tela.

La corteccia del faggio ha proprietà febbrifughe ed astringenti; i suoi principi attivi  sono i tannini e sostanze fenoliche che si ricavano dal suo legno (Il creosoto). Un’altra proprietà medicinale del faggio è quella legata alle proprietà del carbone che si ottiene dal  suo legno. È usato per le sue proprietà antiacide e assorbenti delle tossine intestinali.

05/03/2014

LA  FARFARA

La farfara è una pianta provvista di un rizoma carnoso di una forza strisciante oltre i due metri. I fusti che portano i fiori si sviluppano prima delle foglie; queste ultime  sorgono dal rizoma dopo la fioritura. Di forma a cuore le foglie hanno un lungo picciolo con margine dentato con la superficie superiore di colore verde intenso, mentre sotto ha un colore biancastro, pelosa, mano a mano che perde il pelo assume il colore verde omogeneo. I fusti sono di un’altezza dai 20-25 cm, all’apice formano un capolino un po’ pendulo sia prima che dopo al fioritura. I petali sono come ligule filiformi di colore giallo sole, formano un cerchio come una margherita comune. La farfara appartiene alla famiglia delle ” Asteraceae “. I suoi frutti sono acheni di forma cilindrica, con le sommità minite da un pappo peloso che durante la maturazione si allunga fino a 40 cm.

La farfara  cresce nelle zone umide di tutt’Italia, predilige i terreni argillosi, e paludosi. In medicina sono impiegati i capolini e le foglie; hanno proprietà espettoranti, emollienti, lenitive, astringenti e tossifughe, è una delle piante più efficaci contro le tossi difficili. Sono anche utili per allontanare i raffreddori, influenza e laringiti. Le sue proprietà vengono impiegate anche per uso esterno contro le irritazioni della pelle e delle mucose. I suoi principi attivi sono i polifenoli, i tannini, gli zuccheri e i sali minerali.

I capolini si raccolgono poco prima della fioritura o appena si schiudono, da un periodo che va da febbraio ad aprile. Le foglie invece si raccolgono quando sono sul culmine della vegetazione, quindi da giugno alla fine di luglio. Si fanno essicare insieme a strati sottili in ambiente aerato al riparo dal sole, poi, si conservano in vasetti di vetro scuro o  in vetro non trasparente.

10/03/2014

IL  FAVAGELLO

IL FAVAGELLO è UNA PIANTA PERENNE, CON NUMEROSE RADICI FATTE A TUBERO CARNOSE RIUNITE IN FASCETTI. Il fusto invece è di natura semplice o ramificato arriva ad un’altezza di 30 cm, adagiato al terreno striscia in maniera ascendente.  Appartiene alla famiglia delle ” Ranunculaceae “. Ha delle foglie disposte a rosetta, inserite sul fusto con un lungo picciolo allargato alla base da una guaina biancastra. Le foglie inserite sul fusto sono piccole, cuoriformi con il picciolo più corto, con  foglie verde lucente. I fiori si presentano di colore giallo intenso posizionati su lunghi peduncoli che sorgono sempre all’ascella delle foglie;  il calice è formato da tre sepali, mentre la corolla è formata da un numero ben definito di petali da otto a 10 , sono oblunghi lanceolati e lucenti (giallo lucente intenso).

In medicina sono impiegate le radici e le foglie.  Il favagello cresce quasi in tutt’Italia, dalle zone montane a quelle marine, nei campi nei luoghi freschi, nelle scarpate e nei boschi. Ha proprietà medicinali spiccatamente attive: vescicatorie, revulsive. Questa pianta è da usarsi sotto il diretto controllo del medico, e soltanto quando hanno fallito le altre terapie.

Il favagello si  raccolgono le radici nel periodo da febbraio a marzo, le foglie si raccolgono quando sono ben sviluppate, circa la fine di maggio.

Questa pianta si usa soltanto allo stato fresco, non va essicata; e devono essere impiegate solo esternamente per curare ragadi di qualsiasi tipologia. Si possono curare anche la sciatica, la gotta e l’artrite mediante l’applicazione appunto delle foglie o radici fresche sulle parti interessate.

04/02/2014

PARADISO  DELLE ERBE

L’ECHIO

L’echio è una pianta biennale, ma può essere anche perenne dipende dalla qualità del terreno. Appartiene alla famiglia delle “Borraginaceae”: nel primo anno produce un cespo di foglie a forma di rosetta,  dal quale nel secondo anno sviluppa il fusto  eretto alto fino a 60 cm, talvolta ha  corti rami alla base. La pianta è munita di lunghe setole rigide che nascono da un tubercolo di color porporino. Le foglie basali sono lanceolate lunghe 10 cm, larghe 1,5 cm , con un apice dalla forma acuta, che vanno allargandosi fino ad arrivare a restringersi alla base. L’infiorescenza è un’insieme di campanule formate da numerosi rachemi che si allungano durante la fioritura e la maturazione. I fiori hanno una brattea alla base, il calice ha 5 lobi lineari mentre la corolla è tubolare terminando in una fauce allargata irregolare come una campana dai colori rosa rosso blu- viola brillante; i frutti sono composti da quattro acheni piccoli grigi. L’echio cresce in tutta Italia, dalle zone marine a quelle montane, nei boschi, nei giardini incolti, nei campi.

In medicina si usano le sommità fiorite. L’echio ha proprietà molto simili a quelle della borragine; sono depurative diuretiche per quanto concerne l’azione sull’apparato escretore; emollienti, e antiinfiammatorie sull’apparato respiratorio.

Le sommità fiorite si raccolgono in maggio-luglio, recidendo le infiorescenze a 10 cm sotto il fiore. Li lasciano essicare all’ombra, si conservano in sacchetti di carta o tela.

EDERA  TERRESTRE

L’edera terrestre è una pianta perenne col fusto strisciante che parte dal terreno con due tipi di rami: alcuni eretti e portanti i fiori,, altri lungamente striscianti dai nodi radicanti. È molto diversa dal tipo di edera che troviamo ad ornare i muretti di cinta. Le foglie hanno consistenza tenera, opaca, sono pelose, a differenza dell’altra che ha foglie lucide e lisce. Hanno una forma di cuore,con la superficie rugosa dal margine seghettato che da all’apice della foglia una forma di triangolo. I fiori sono riuniti in cinque all’ascella delle foglie , sono di colore rosa violaceo. I frutti sono racchiusi nel calice, sono di colore brunastro dalla superficie liscia.

L’edera terrestre è tipica dell’Italia settentrionale, cresce dal mare ai monti, si trova nei campi, nei boschi, predilige i luoghi umidi.

 In medicina viene usata la parte aerea della pianta, si raccoglie in maggio-giugno , si essica lasciandola appesa in mazzetti, in un posto aerato all’ombra,  si conserva in sacchetti di tela. Le sue proprietà sono state confermate dai ricercatori di fine Ottocento, ancora oggi sono convalidate. L’edera terrestre è fra le piante che favoriscono la cicatrizzazione delle piaghe e delle ferite; utile per lenire lievi ustioni e infiammazioni della pelle. In più ha proprietà tossifughe, espettoranti, astringenti, favorisce l’espulsione del catarro bronchiale.

05/02/2014

L’ELICRISIO

L’elicrisio è una pianta molto ramificata, forma dei cespugli più o meno grandi  alti circa 40 cm. di colore verde biancastro per la presenza di tomentosità. Appartiene alla famiglia delle ” Asteraceae “. Le foglie sono inserite alternatamente sui fusti, hanno forma lineare sono lunghe 4 cm e larghe due mm, hanno il margine ripiegato verso il basso.  I fiori sono dei corimbi composti da numerosi capolini: da dieci a quindici, posti all’estremità del fusto; i capolini sono formati da un involucro con una serie di brattee di forma triangolare con superficie lanuginosa. All’interno di questi sono contenuti i veri fiori di colore giallo con una lunga corolla tubolare terminata da cinque lobi a triangolo.  I frutti sono degli acheni, nella parte superiore è inserito il pappo di peli semplici che serve ad aiutare la disseminazione.

L’elicrisio é diffuso in tutte le zone d’Italia, è una pianta prettamente italiana, dagli Appennini alla pianura, verso il sud nella regione mediterranea, nelle zone rocciose, è meno frequente nella zona montana.

In medicina si usano le sommità fiorite che si raccolgono da giugno ad agosto, all’inizio della fioritura, evitando la porzione legnosa inferiore. Si riuniscono in mazzetti, si essicano all’ombra; si conservano in recipienti di vetro. Le sue proprietà sono tossifughe, antireumatiche, antiinfiammatorie, analgesiche. È usato ancora oggi per sedare gli eccessi di tosse, in particolare la pertosse; attenua gli attacchi d’asma e le infiammazioni di origine allergica della mucosa nasale. Ha utili effetti nei mal di testa e nelle  emicranie insistenti.

06/02/2014

L’ELIOTROPIO

L’eliotropio è una pianta annuale dal fusto eretto o ascendente; è una pianta tomentosa che le fa assumere un colore verde grigiastro. Appartiene alla famiglia delle “Borraginaceae” può arrivare ad un’altezza di mezzo metro. Le foglie sono di forma ovale, con un picciolo corto dal margine intero e sono più o meno arrotondate alla base e ottuse all’apice.  I fiori sono inseriti all’ascella delle foglie, e da rachemi terminali spesso riunti a due a due. Sono un po’ peduncolati; hanno il calice diviso in cinque sepali lineari, che dopo la fioritura si aprono a stella; la corolla si divide in alto in cinque lobi arrotondati sono di colore giallo in basso mentre il resto è di colore bianco.

Questa pianta cresce in tutt’Italia, al mare, nei luoghi erbosi, nei campi, nei luoghi soleggiati , cresce anche nelle stoppie del grano.

In medicina si usa la porzione aerea della pianta; ha proprietà astringenti, sedative, analgesiche. L’eliotropio ha proprietà di combattere nevralgie, dolori e mal di testa, come cefalee ed emicranie.

La pianta si raccoglie all’inizio della fioritura eliminando la porzione inferiore, si fanno dei mazzetti , si lasciano essicare in un luogo aerato ma all’ombra, poi si conserva in vasetti di vetro.

19/02/2014

L’ERBA  ROBERTA

L’erba Roberta è una pianta annuale, con una corta radice, ha il fusto eretto basso da 20 a 40 cm, frequentemente sdraiato sul terreno, è peloso in basso , tutta la pianta ha un aspetto verde  lucido, anche se a volte può assumere un colore rossastro. Appartiene alla famiglia delle ” Geraniaceae “,  le foglie inferiori hanno un picciolo lungo, sono a forma palmata e frastagliata, mentre quelle superiori è molto più corto; il lembo è diviso in tre foglie più piccole e meno incise.

I fiori sono riuniti a due a due su lunghi peduncoli all’ascella delle foglie superiori, il calice ha cinque sepali, la corolla è formata da cinque petali di colore rosa o bianco, stretti alla base e larghi e arrotondati alle estremità. I frutti sono acheni particolari, contenenti i semi. Quest’erba si trova in Italia, dalla regione marina a quella subalpina, nei terreni rocciosi, sui muri, nelle zone ombrose e nel sottobosco.

Le sue proprietà sono quelle di regolatore intestinale e del ciclo mestruale, astringenti e vulnerarie. I suoi principi attivi sono in particolare i tannini, Ha molte prerogative salutari, anche antiemorragiche e cicatrizzanti.

L’erba Roberta si raccoglie durante la fioritura, che va da aprile a luglio: si taglia a pochi cm  dal colletto e si usa tutta la parte aerea della pianta. Si fa essicare all’ombra, in mazzetti appesi in un posto aerato ma al riparo dalla polvere e si conserva in sacchetti di carta o tela.

 21/02/2014

L’ERBA  RUGGINE

L’Erba ruggine è una felce alta non più di 15 cm; dal suo rizoma nascono numerose fronde. Le fronde sono di forma lanceolata, dai lobi variamente dentati. Il picciolo e la parte inferiore della fronda sono coperti da numerose squame di colore ruggine. Appartiene alla famiglia delle ” Aspleniaceae “, l’erba ruggine non produce fiori, ma nella superficie inferiore si trovano dei sori dai quali maturano le spore che sono responsabili della riproduzione della pianta. Questa pianta è una delle poche che riescono a vivere anche in ambienti non eccessivamente umidi, ma predilige le zone rocciose, cresce sui pendii e sui muri di tutto il nostro Paese.

È una pianta dalle mille virtù, ha proprietà astringenti, tossifughe, diuretiche, emollienti, ecc. I suoi  principi attivi sono gli amminoacidi, i tannini e i flavonoidi. Le parti usate in medicina sono il rizoma e le fronde; si fanno essicare separati,  all’ombra,  e si conservano in sacchetti di carta. Continua nel prossimo articolo…

21/01/2014

IL  GIARDINO DELLE ERBE

IL MELO  COTOGNO

Il melo cotogno è un arbusto abbondantemente ramificato, può raggiungere l’altezza di 3-4 metri. Le foglie sono caduche con picciolo lungo spesso peloso sono ovali e anch’esse pelose, con  un buon margine e l’apice acuto. Appartiene alla famiglia delle Rosacee, i fiori hanno un diametro di 5-6 cm, il peduncolo è molto corto; il calice è diviso in cinque sepali lanceolati, dal margine dentato , la corolla è composta da cinque petali liberi (staccati tra di loro) bianchi internamente  sfumati di rosa nella superficie esterna. I frutti sono mele  di forma subglobosa quasi simile a una pera, di colore giallo coperto da una ruggine o è tomentosa, la polpa è astringente e dura anche quando hanno raggiunto la maturità.

Il melo cotogno è originario dell’Asia occidentale, è coltivato anche in molte parti del mondo. In medicina si usano le foglie, i frutti e i semi.

Ha proprietà dietetiche, antiinfiammatorie e sedative. I frutti del cotogno sono impiegati soprattutto a scopo alimentare, si usano per la confezione di marmellate e mostarde, ma anche come astringente e antiinfiammatorio.

Le foglie si raccolgono in luglio-agosto, quando sono ben sviluppate, si recidono con il picciolo, si essicano all’ombra e si conservano in sacchetti di carta. I frutti invece si raccolgono alla maturazione da settembre a novembre, si mettono in ambiente riscaldato per completare la maturazione.

 22/01/2014

IL  CRIN

Il crin è una pianta erbacea con una grossa radice carnosa; il fusto può arrivare ad un’altezza di un metro, è semplice in basso e ramificato verso l’alto. Appartiene alla famiglia delle ” Bressicaceae”.

Le foglie basali sono lunghe fino ad 80 cm, e un picciolo di cm 30 con un lembo ovale dal margine semplicemente dentato. Le foglie del fusto variano da quelle inferiori, che sono pennatifide con i lobi lineari, mentre quelle superiori sono intere appena dentate di forma lanceolata e lineare.

I fiori sono pannocchie formate da corimbi che durante la fruttificazione si allungano da formare dei rachemi. I fiori hanno quattro sepali verdi sempre di forma lanceolata, e quattro petali bianchi con l’apice arrotondato che gradatamente si restringe alla base.

Il crin è originario sia dell’Asia  che dell’Europa occidentale, ma è coltivato in molte zone d’Italia  specialmente nella zona padana e prealpina dove lo si potrà trovare anche nei boschi allo stato spontaneo.

La parte usata in medicina è la radice  per le sue proprietà digestive, antireumatiche, rubefacenti, ma è  oggetto di coltivazione anche per gli usi culinari per le sue proprietà aromatizzanti.

La radice si raccoglie in agosto-ottobre quando la pianta è in riposo, si tagliano pezzi corti poi, si tagliano per il lungo per facilitare l’essicazione al sole. Una volta essicata la radice di cren va conservata in recipienti di vetro. Sia  per uso medicinale che per uso culinario è consigliabile usare la radice fresca.

IL  CRESCIONE

Il crescione è una pianta totalmente glabra, i fusti sono radicanti nei nodi inferiori, vive immersa in acqua, la maggior parte del fusto è immerso, e riemergono solo le porzioni dei rami e le foglie; appartiene alla famiglia delle ” Brassicaceae”.  Le foglie inferiori sono munite di picciolo ed hanno due o tre foglioline mentre quelle superiori sono sessili e hanno dalle cinque alle 10 foglie. Le foglioline laterali sono di forma ovale con l’apice ottuso, mentre quelle terminali sono un po’ più grandi a volte assumono la forma di cuore. con l’apice acuto.

I fiori sono piccoli con quattro sepali e quattro petali di colore bianco sono molto più lunghi dei sepali. I frutti contengono numerosi semi, disposti un due file per ciascuna loggia.

Il crescione è coltivato ma a volte si trova anche allo stato spontaneo: in prossimità di corsi di acqua pulita, non profonda, limpida ma non troppo corrente.

Il crescione si adopera sia in medicina erboristica che per uso alimentare. Le parti usate sono le parti aeree della pianta. Le sue proprietà sono vitaminizzanti, in quanto il crescione si consuma in insalata,  diuretiche, depurative, espettoranti, rubefacenti ecc… Si raccoglie in primavera prima ancora della fioritura, prima di consumare questa pianta va lavata accuratamente sotto l’acqua corrente perché si possono annidare parassiti e larve. Questa pianta va comunque consumata fresca, sia in medicina che per uso alimentare, una volta essicata vanno distrutte le sue proprietà.

IL  CUMINO  PRATAIOLO

Il cumino prataiolo è un arbusto biennale: nel primo anno sviluppa la grossa radice e la rosetta di foglie basali; nel secondo fra queste ultime s’innalza il fusto, può arrivare ad un’altezza di un metro circa se sono coltivate, mentre se le piante sono allo stato spontaneo restano più basse. Il cumino del prato appartiene alla famiglia delle”Umbelliferae”. La pianta del cumino ramifica soprattutto nella porzione superiore, le foglie basali sono munite di lunghi piccioli, a tripenna lanceolate, dal contorno triangolare allungato. Le foglie superiori sono più piccole, inserite su una guaina amplessicale, man mano che si scende lungo il fusto si possono osservare le foglie più allungate  e meno sottili. Le infiorescenze sono come delle ombrelle di 10-15 peduncoli e una decina di fiori bianco rosa, tendono a girarsi verso il centro della pianta. I frutti invece sono formati da due acheni uno sull’altro, percorsi nella faccia esterna da cinque coste lungitudinali, di forma oblunga.

Il cumino prataiolo ama i luoghi erbosi, i prati della regione submontana a quella alpina e dell’Appennino settentrionale fino alla Toscana. È coltivato un po’ ovunque, nei giardini e negli orti come pianta officinale, aromatizzante ma anche per le sue proprietà antisettiche, carminative, antispasmodiche ecc.

In medicina si usano i frutti: si raccolgono le ombrelle, si riuniscono in mazzi e quando assumeranno un colore brunito i semi sono maturi. Si  lasciano essicare all’ombra,  quando sono pronti si battono per estrarre i semi. I semi si conservano in vasi di vetro lontano dalla luce.

IL  DITTAMO  O  LIMONELLA

Anche il dittamo è una piantina dal fusto semplice che va da 50 a un metro di altezza, è perenne ed appartiene alla famiglia delle “Rutaceae”.  Le foglie inferiori sono semplici hanno un corto picciolo, dal margine intero mentre quelle superiori hanno il margine seghettato e la superficie inferiore pelosa. Le foglie osservate controluce sono semitrasparenti; l’infiorescenza è costituita da un solo rachemo, raramente presenta due rami, i sepali sono a forma lanceolata con la superficie esterna molto pelosa; la corolla è formata da cinque petali bianchi con venature di colore rosso, a volte possono essere di un colore rosso unico, rivolti quasi tutti verso l’alto dagli stami lunghi come i petali.

I frutti sono contornati da una capsula che raggiunta la maturità si divide in cinque parti; le quali contengono due a tre semi di forma allungata e lisci.  Il dittamo nonostante sia una pianta aromatica si trova nelle zone incolte e selvatiche dei boschi dell’Italia del nord, è raro incontrarla in altre zone, predilige il clima del nord. In medicina si usano tutte le sommità fiorite, si raccolgono da giugno ad agosto, si riuniscono in mazzi, si lasciano essicare all’ombra poi, si conservano in sacchetti di tela.

Le proprietà del dittamo sono aromatizzanti, stimolanti, digestive, tonificanti e dissetanti, per le  caratteristiche del suo aroma che profuma di limone fresco.

L’ESTRAGONE  O  DRAGONCELLO

Il dragoncello è una pianta perenne da 50 cm a un metro di altezza; ha radici legnose e ramificate. Appartiene alla famiglia delle “Asteraceae”, le foglie basali sono divise in tre lobi allungati, quelle superiori sono semplici, sono di forma lanceolata lineare e carnose, ( assomigliano un poco alle foglie del rosmarino)  l’apice è acuto, il margine è quasi sempre intero o semidentato; ha un colore verde lucido.

L’infiorescenza è una pannocchia molto ramificata, i fiori sono di colore verdastro chiaro, i capolini hanno un diametro di due millimetri con un involucro esterno di brattee dal margine bianco quasi trasparente. I frutti sono dei piccoli acheni ovali lunghi due millimetri di colore bruno scuro.

Il dragoncello è una pianta di origini russe, e dell’Asia centrale, ma è coltivato molto nelle regioni settentrionali d’Italia. In medicina e in molte cucine del nord si usano le foglie e le sommità fiorite, si raccolgono da luglio ad agosto, si lasciano essicare in un luogo riparato dal sole ma abbastanza ventilato, poi, si conservano in recipienti di vetro. Le sue proprietà altre che molto aromatizzanti sono stomachiche e digestive. Continua nel prossimo articolo…

06.01.2014

NEL LABORATORIO DI EMI E PETER DECIMA PARTE

Author: admin-ele

07/01/2014

UN  GIARDINO  PULITO

N.B. Le erbe che descrivo le tengo racchiuse dentro l’archivio della mia memoria; non possiedo nessuna enciclopedia di nessun tipo.

IL  CINOGLOSSO

Comunemente chiamata ” lingua di cane” appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. È una pianta biennale; il primo anno produce una chioma di foglie riunite a rosetta, nel secondo anno invece forma il fusto che può arrivare all’altezza di un metro circa, tutto dipende dal drenaggio del terreno. Le foglie sono lanceolate lunghe, acute all’apice e man mano si allargano e si restringono verso il picciolo; hanno un margine intero e sono ricoperte da una leggera peluria chiara.

Quando esprime la fioritura vediamo qualcosa di spettacolare: si forma piano piano una pannocchia lunga composta da numerosi rachemi con il calice diviso in cinque sepali sempre lanceolati, mentre la corolla è glabra, tubolare verso il basso e divisa in alto in altri cinque lobi di forma ovale. I colori variano tra il violaceo, rosso scuro, e azzurro. I frutti sono racchiusi nel calice, il suo peduncolo a maturazione di ricurva verso il basso.

La lingua di cane vive bene nelle zone montane, nei boschi , nei campi raramente nella pianura.

Le parti usate in medicina sono esclusivamente le radici. Si raccolgono già nel primo anno: si levano le radichette laterali, si lavano e si lasciano asciugare all’ombra. Lo stesso si procede con la pianta di due anni, si scava, si raccolgono le grosse radici, si lavano e si tagliano a pezzi; dopo l’essicazione si conservano in recipienti di vetro riparati dalla luce.

Questa pianta ha proprietà calmanti della tosse, ovviamente sedative, astringenti e cicatrizzanti. I decotti, gli infusi per le tisane vanno dosati dal medico erborista. Le foglie  (il succo ) invece si possono usare per lenire le scottature, alleviare le punture d’insetti e per le abrasioni.

LA  CONSOLIDA  MAGGIORE

La consolida maggiore o comunemente chiamata ” erba di S. Lorenzo ” appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. È una pianta che si espande con le sue radici verso il basso ed ha un grosso rizoma ramificato. Il fusto può arrivare ad un’altezza di un metro , è ramificato verso l’alto ed è coperto da peli setosi (tipici delle Borraginaceae ). Le foglie inferiori sono grandi, di forma ovale, man mano che saliamo lungo il fusto  tendono a rimpicciolirsi e a ramificarsi. I fiori sono riuniti in pannocchie dal calice verde e la corolla tubolare di colore bianco giallo, e termina con 5 denti ricurvi verso l’esterno; i frutti sono racchiusi nel calice sono degli acheni lucidi di colore brunastro.

Questa pianta cresce nei luoghi erbosi delle paludi nella regione mediterranea , ma anche in quella submontana del nord dell’Italia.

Le parti usate in medicina sono tutte le foglie, le radici e la parte aerea della pianta. Si raccoglie in autunno e in primavera, la radice si lava, si taglia per il lungo si lascia essicare all’ombra poi, si conserva in recipienti di vetro.

Le proprietà della Consolida sono astringenti,vulnerarie, antidiarroiche e cicatrizzanti. Un aspetto interessante è il trattamento delle ragadi e di tutte le altre forme infiammatorie. Molto utili anche cosmeticamente per mantenere la pelle sana e integra.

IL  CORBEZZOLO

Il Corbezzolo è una pianta di variabile grandezza: può essere di piccole dimensioni come può arrivare a quelle di un albero di un’altezza fino a 10-12 metri. Appartiene alla famiglia delle Ericaceae, è un sempreverde  dai piccoli rami con le foglie ovali lanceolate, di consistenza coriacea di colore verde scuro lucido con un margine seghettato che presenta piccoli denti acuti.

I suoi fiori sono riuniti in piccoli rachemi penduli, fioriscono in autunno e inverno; i fiori sono formati da un piccolo calice e da una corolla bianca o rosata rigonfia e termina con cinque piccoli denti rivolti verso l’esterno. I frutti sono bacche carnose tondeggianti di colore rosso che contengono nel loro interno numerosi semi. I frutti sono commestibili ma si dovranno consumare con cautela per il suo contenuto di resine che potrebbero dare disturbi.

È una pianta tipica del Mediterraneo, si trova nei boschi e nelle zone costiere, predilige l’esposizione al sole.

Le parti usate in medicina sono le foglie che si raccolgono col picciolo da maggio ad agosto, si lavano, si asciugano, poi, si lasciano essicare all’ombra e si conservano in sacchetti di tela.

Le proprietà delle foglie sono astringenti, antisettiche, diuretiche e disinfettanti di tutto il tratto uro-genitale e intestinale.

08/01/2014

IL  CORIANDOLO

Il Coriandolo è una pianta annuale con radice sottile e poco ramificata; il fusto può arrivare ad un’altezza di 60 cm, è sottile, ramificato solo nella parte superiore. Appartiene alla famiglia delle  Umbelliferae.  Le foglie basali variano nella forma: certe sono incomplete, con il margine appena inciso, e divise in tre foglie piccole dentate; altre invece sono pennate di forma lanceolata disposte a ventaglio perché si restringono a cuneo alla base. Quelle superiori sono tripennate piccole inserite alterne sul fusto a man mano il picciolo è sempre più corto.

L’infiorescenza del Coriandolo è a forma ombrellifera, sono ombrellini composti da 5-10 peduncoli, ciascuno dei quali porta dieci dodici fiori, di colore bianco e rosa.

I frutti che sono la parte usata in medicina e in gastronomia sono formati da due acheni convessi che uniti insieme formano un frutto subsferico dalla buccia spessa e costolata che inizia dall’apice e attraversa tutto il frutto.  Questa pianta è originaria dell’Africa del nord, e del mediterraneo orientale. Cresce anche allo stato spontaneo ma è ampiamente coltivato in orti e giardini.

I frutti si raccolgono  insieme al loro peduncolo subito dopo e non oltre la maturazione. Si appendono a mazzetti al riparo del sole e una volta essicati si battono per staccare i frutti dai loro peduncoli, vanno conservati in recipienti di vetro al riparo dalla luce.

Le proprietà del Coriandolo vengono impiegate molto nella gastronomia orientale, nei liquori e sciroppi digestivi per il sapore gradevole che emana,( mentre la pianta ha un odore molto sgradevole) e nel campo farmaceutico permette di correggere i cattivi odori e sapori dei medicinali. I frutti risultano essere anche un ottimo digestivo; eliminando così crampi allo stomaco  e i mal di testa che ne conseguono.

IL  CORNIOLO

Il Corniolo è una pianta perenne, che può raggiungere un’altezza di 3-4 metri; appartiene alla famiglia delle Cornaceae.  Ha le foglie caduche opposte a due a due dei rami, sono ovali allungate con l’apice lungamente acuminato, con il margine intero.

I fiori sono riuniti in piccole ombrelle, sbocciano in febbraio- marzo prima della comparsa delle foglie. I fiori hanno un picciolo a forma di calice composto da quattro denti e quattro petali gialli acuminati.

I frutti sono drupe pendule dalla grossezza di un mirtillo ma di forma oblunga, sono carnosi  di colore rosso con un nocciolo a forma della bacca.

Il Corniolo si trova nelle zone mediterranee e nelle zone montane, tra siepi e nei boschi di tutt’Italia ; è coltivato anche nei giardini ma è meno diffuso nel sud.

In medicina si usa la corteccia dei rami e i frutti. La corteccia si raccoglie in autunno, subito dopo la caduta delle foglie, mentre i frutti si raccolgono quasi a fine estate, sono commestibili e si raccolgono quando la bacca ha assunto un colore rosso intenso dall’aspetto traslucido, altrimenti danno quella sensazione di legare il palato e la lingua.

Le proprietà della corteccia del Corniolo sono analoghe a quelle dei frutti maturi: astringenti, febbrifughe, antidiarroiche. I frutti sono usati anche nelle preparazioni di liquori, marmellate e succhi. Le marmellate sono ottime per i bambini per risolvere manifestazioni diarroiche, è molto gradevole al palato. Continua  nel  prossimo articolo…

10.12.2013

NEL LABORATORIO DI EMI E PETER NONA PARTE

Author: admin-ele

10/12/2013

LE  ERBE  DEL  PIANETA  TERRA

LE  ERBE  DELLA  TERRA

LA  CAPELVENERE

La Capelvenereè una piccola felce perenne, appartiene alla famiglia delle Adiantaceae  , ha un rizoma strisciante , mentre la porzione superiore è coperto da squame di colore scuro, da quella inferiore partono le radici.

Le fronde sono inserite all’apice del rizoma con un lungo e sottile picciolo, le foglie hanno un corto picciolo e sono di forma ovale asimmetriche, di colore verde chiaro con nervature più scure; il margine  ripiegato delle foglioline protegge delle formazioni dove si producono le spore.

La Capelvenere cresce in tutta la zona montana, si trova nelle intercapedini delle rocce, brama le zone umide, nelle fessure, delle rocce, all’imboccatura delle cascate, nei laghetti, preferisce il terreno calcareo. Le parti usate in medicina sono le fronde; si essicano in strati sottili riuniti in mazzi leggeri in luogo ombroso aerato e privo da polveri e smog. Una volta essicati si conservano in vasetti di vetro al riparo dalla luce.

IL  CAPPERO

Il Cappero è una pianta perenne con radice legnosa e fusti  legnificati alla base e a volte ramificati eretti nella porzione basale e poi ricadenti.  Appartiene alla famiglia delle Capparidaceae.   Le foglie sono alterne alla loro base e sono presenti delle spine, le foglie hanno un corto picciolo, solitamente di forma ovale, con il margine intero, sono di consistenza carnosa di colore verde sfumato in scuro. I fiori sono inseriti singolarmente con un lungo peduncolo all’ascella delle foglie superiori hanno quattro petali molto grandi di colore bianco, al centro del fiore troviamo numerosi stami di colore rosso giallognolo.

I frutti sono bacche ovali di colore verde , poi, alla maturità diventano rossastre, aprendosi mostra molti semi colore nero.

Il Cappero cresce nella zona mediterranea, sulle rocce, nei luoghi argillosi. In medicina la parte usata sono i boccioli e la corteccia delle radici. Le radici si raccolgono quando la pianta è a riposo, settembre e ottobre o in primavera. I boccioli si raccolgono prima della schiusura in giornate asciutte. La corteccia delle radici si essicano al sole , si conservano in sacchetti di carta. I boccioli si usano allo stato fresco.

11/12/2013

LA  CHELIDONIA

La Chelidonia è una pianta erbacea perenne e appartiene alla famiglia delle Papaveraceae. Il fusto è alto dai 50 ai 70 cm, è eretto ramificato con i nodi ingrossati ed è provvisto di lunghi peli. il suo rizoma ha una corteccia rossiccia scura con l’interno di colore giallognolo. Le foglie  sono alterne, impari, con due-cinque paia di foglioline ovali dentate a base cuneata, delle quali la terminale è la più grande e  a differenza delle altre è divisa in tre lobi. Le foglie inferiori e quelle basali hanno un picciolo mentre quella del centro è sessile; hanno un colore verde intenso con riflessi cinerei. ( Le foglie della Chelidonia da lontano assomigliano a quelle del prezzemolo gigante)

I fiori della Chelidonia sono riuniti in piccole ombrelle poste in opposizione  alle foglie, spesso si trovano al termine del fusto. I frutti sono capsule allungate lunghe 3, 4 cm contengono molti semi ovoidali di colore nero con puntini ingrossati di colore bianco. Questa pianta ormai è diffusa in tutta l’Italia, si trova dalla regione mediterranea a quella montana: è amante dei luoghi ombrosi, delle siepi, e dei boschi.

Le parti usate in medicina è la porzione aerea della pianta. La si raccoglie  da aprile-giugno, quando sta per fiorire;  si lascia essicare in un ambiente aerato poi, si conserva in sacchetti di tela.

LA CICORIA

La  Cicoria è una pianta perenne con una radice ingrossata grande  e affusolata come una carota e può arrivare ad una lunghezza  che supera i 50 cm. mentre il fusto può superare anche il metro di altezza. Le foglie basali sono riunite che formano come una rosetta , mentre le foglie del fusto sono di forma varia , con un contorno allungato e il margine leggermente inciso. I fiori sono raggruppati in capolini, hanno una corolla prolungata in una ligula di colore azzurro violaceo, a volte azzurro intenso.

La Cicoria si trova anche allo stato spontaneo, nei luoghi erbosi, nei prati vecchi, dalla pianura alla montagna al mare.

Le parti usate in medicina sono le foglie e le radici.

Le radici si essicano al sole mentre le foglie si dispongono in strati sottili e si lasciano essicare all’ombra poi si conservano in sacchetti di tela.

IL  CILIEGIO

Il Ciliegio è un albero a foglia caduca che può raggiungere l’altezza di 20 metri. Appartiene alla famiglia delle Rosaceae. I rami del ciliegio sono grigi , mentre quella del fusto è rossastra, grigia, lucida e liscia, si può staccare a strisce orizzontali.

Le foglie sono spesso raggruppate all’estremità dei rametti, esse sono pendule con un lungo picciolo con qualche ghiandola rossiccia, e sono dentellate fino all’apice. I fiori sono dei corimbi posti all’apice di piccoli rametti. Essi hanno lunghi peduncoli, sono di cinque petali di colore bianco sono di forma ovale arrotondati all’apice e ristretti a cuneo alla base.

Il ciliegio si trova anche allo stato selvatico cresce nei boschi di tutt’ Italia, predilige le zone montane, mentre altrove è coltivato nei frutteti come albero da frutto. I frutti sono drupe sferiche con caratteristiche molto variabili a seconda delle varietà. Il frutto del ciliegio è la ciliegia che noi tutti conosciamo,  ha una polpa carnosa e succosa di colore rosso che varia dal rosso chiaro al rosso molto scuro e  contengono tutte  un nocciolo.

In medicina le parti usate sono i peduncoli dei frutti.  Si raccolgono dai frutti ben maturi poi, si essicano all’ombra e si conservano in recipienti di vetro.

LA  CIMBALARIA

La  Cimbalaria è una pianta erbacea perenne a forma strisciante, appartiene alla famiglia delle  Scrophulariaceae, questa pianta striscia sulle pareti, sul terreno, sui muretti, sulle cancellate, e proaduce radici anche ai nodi (proprio come l’edera) ha steli lunghi e ricadenti . Le foglie  hanno un lungo picciolo e sono opposte a due nella porzione basale del fusto, mentre sono alterne nel resto . Hanno una forma arrotondata con margine inciso in cinque o sette lobi con una base incavata; le nervature principali si distendono a raggiera dal punto d’inserzione della lamina nel picciolo.

I fiori sono inseriti singolarmente su di un lungo peduncolo all’ascella delle foglie. La corolla è di forma irregolare di color viola spento con la gola gialla.; è divisa alla fauce in due labbra:  il superiore è diviso in due lobi, mentre quello inferiore in tre, posteriormente è allungata da uno sperone sottile.

Anche questa pianta cresce in tutt’Italia dal mare alla pianura, preferisce muri e rocce, ( l’abbiamo anche nella foto in alto). Le parti usate in medicina è la parte aerea della pianta. Si raccoglie durante la fioritura da aprile a luglio, si essica all’ombra e si conserva in vasetti di vetro al riparo dalla luce.

Continua nel prossimo articolo…