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14.09.2016

L’ANTICA MEDICINA CINESE

Author: Elena Lasagna

14/09/2016

 

IL  TAO  CURATIVO

 

il-tao-curativo

Le nostre giornate ci riservano momenti di ansia e di tensione,  i conflitti e gli stati d’animo negativi possono oltrepassare i confini della nostra mente attraversando come un fiume in piena il nostro corpo,  alterando il nostro equilibrio psicofisico.  I disturbi psicosomatici sono in abbondante crescita ed è uno dei fattori non meno p reoccupanti;  noi scarichiamo il contenuto psichico negativo sul corpo e costui reagisce in maniera diversa facendoci sentire dolori  scatenanti patologie serie.

Secondo l’antica sapienza ” Tao”,  tutte le emozioni negative si esprimono nell’intestino tenue sotto forma di dolori e contrazioni.  Come ad esempio la preoccupazione legata alla milza colpisce il lato sinistro dell’intestino,  astio e rancore sono connessi al cuore, contraggono la parte superiore dell’addome sotto il diaframma. La rabbia è legata al fegato colpisce e contrae il lato destro dell’intestino,  la tristezza è legata ai polmoni, colpisce le parti laterali inferiori dell’intestino tenue;  la paura è legata ai reni,  colpisce le zone inferiori più profonde,  e così via…  Tutte queste energie negative intossicano il nostro organismo,  ma la nostra medicina cinese ci insegna che con particolari tecniche  di meditazione si possono riequilibrare tutte queste scariche negative che giorno dopo giorno posono distruggere l’essere umano.

 

L’energia ” Chi” (forza vitale che passa e nutre tutto ciò che vive sulla Terra)  Chi studia il  Tao curativo impara a concentrarsi e ad immagazzinare  l’energia CHI in un campo ben preciso dell’ addome chiamato campo cinabro o Tan Tien il grande campo che regola tutte le funzioni metaboliche del corpo umano.

 

17/09/2016

 

La tradizione medica cinese rivolge l’attenzione alla somatizzazione di ansie e tensioni nell’area addominale.  Secondo loro l’intestino tenue digerisce le emozioni al pari del cibo e viene perciò chiamato ” cervello addominale”.  In verità all’interno del corpo ci sono tre  Tan  Tien:  quello dell’addome è detto inferiore,  quello del cuore mediano e quello del cervello superiore;  quando questi tre centri son o bene equilibrati fra di loro si vive in salute e in armonia con l’universo.   Per la tradizione Tao è molto importante la pratica del Chi nei Tsang,  si può anche imparare una tecnica di automassaggio manuale che agisce su alcuni punti ben precisi,  allo scopo di disintossicare il corpo dalle emozioni negative che bloccano il fluire dell’ energia negativa che favorisce non solo disturbi a livello intestinale ma molti disturbi psicosomatici,  e riattivando  poi l’energia positiva.

È inutile scrivere un mare di parole su questo argomento ma vale l’affermazione,  scr itti e parole potranno giovare a coloro che vogliono raggiungere la comprensione senza pratica costante.  Ciò che in termini filosofici è definita illuminazione e che noi potremmo chiamare riuscita,  non può venire solo con lo studio della teoria;  l’applicazione pratica dell’insegnamento appreso direttamente dal maestro è l’essenza dell’apprendimento.

Si può tentare una sintesi, richiamando il concetto di unità fra corpo e mente.  Il T’ai Chi è proprio l’unità fra corpo e mente,  il fine,  il traguardo da raggiungere è la perfetta sincronia tra azione e pensiero;  la tecnica perfetta è data dall’azione che viene eseguita nello stesso tempo nel quale viene pensata.  Ma la perfezione assoluta avverrà quando il tutto accadrà nella più immediata naturalezza:  quella perfezione che toglie la maschera che copre la coscienza e che ti dà ricettività e sentimento verso il tuo prossimo,  permettendo di dare e difenderti con lealtà. Continua verso la strada del Kung Fu.

19/09/2016

 

La filosofia  Wu shu,  è davvero illuminante in questo senso quando ci dice che il raggiungimento dell’illuminazione che noi potremmo definire della comprensione ai livelli più alti,  non ci rende dei semi-dei,  non ci porta a fare nulla di diverso da ciò che facevamo ogni giorno ( il famoso ritorno su questa riva dopo aver raggiunto l’altra riva),  eppure tutto acquista un’altra dimensione,  le nostre azioni sono le stesse perché noi abbiamo un’altra coscienza di esse. È difficile giungere a questa dimensione ma non impossibile.  Occorre  distaccarsi dalle cose per imparare a concentrarci su di noi:  dobbiamo imparare a fare il vuoto in noi stessi,  a liberarci da tutti quei pensieri che ci legano alle cose,  significa elevarsi,  distaccarsi,  riuscire ad essere il proprio centro.   I  saggi delle arti marziali raccomandano il silenzio,  nel silenzio si può dimenticare ciò che sta intorno,  il corpo diventa trasparente, e si arriverà a vedere con gli occhi della mente. Una volta arrivati a questi livelli si può arrivare a sviluppare fortemente l’attenzione  con un programma fatto di esercizi  molto  duri;  i maestri ripetevano sempre: ” state attenti come il pesce,  “egli non chiude mai gli occhi”! Questa è la condizione per consentirci di usufruire al massimo della nostra energia mentale che simultaneamente deve diventare azione.

Il Wu shu è il nome con il quale in Cina  vengono indicate le arti marziali tradizionali nel loro insieme.  Nell’ex protettorato britannico di Hon Kong,  esse presero il nome di Kung Fu,  ed è con questo termine che divennero popolari  in occidente.  Negli stili derivati da questa disciplina possiamo trovare riflessa la sua stessa storia.  Ogni maestro ha comunicato all’allievo le proprie conoscenze e lo ha guidato durante la sua formazione, in questo modo si è tramandata la tradizione.  Ogni allievo,  a sua volta divenuto maestro o grande combattente,  ne ha interpretato gli insegnamenti e li ha adeguati al cambiamento dei tempi,  in questo modo il Kung Fu si è evoluto e si sono differenziati i vari stili.  Per intraprendere le arti marziali e per assorbire tutti gli insegnamenti dei grandi maestri bisogna volerlo con tutto se stessi perché  ci si deve   purificare dai vizi,  da cattiverie  dovute a gelosie e invidie,  da infamità ecc. se solo una di queste negatività dovessero convivere con  qulcuno degli allievi il maestro lo capirebbe  e non potrebbe insegnare fino in fondo tutti i segreti di questa grande arte.

 

I principi dei grandi guerrieri sono:  lealtà, umiltà, coraggio e giustizia.

 

Elena  Lasagna

 

18.01.2013

RISPOSTE AI LETTORI SESSANTATRE QUARTA PARTE

Author: admin-ele

18/01/2013

LE  ARTI  MARZIALI

Il volo del gabbiano  (volo dell’anima o l’anima in volo) Okinawa.

Le armi delle arti marziali sono migliaia.

Un altro stile di Kung fu è “La Mantide religiosa”, conosciuto come ” Tong long”, questo stile fu inventato dal pugile cinese Wong Long. Regolarmente sconfitto dai pugili di altri stili, Wong Long abbandonò il pugilato e si ritirò a praticare la meditazione. Un giorno mentre sedeva in un giardino di un tempio, notò una cavalletta ed una mantide avvinghiate in una lotta ed osservò che la mantide lottava secondo uno schema ben definito. Trovandosi ad affrontare un avversario molto più grande e potente, la mantide sferrava colpi fulminei con gli arti anteriori a forma di chela e si allontanava poi precipitosamente sottraendosi all’attacco della cavalletta. Affascinato da questo spettacolo, Wong Long, catturò la mantide e la portò con sé a casa dove esaminò ogni mossa dell’insetto stuzzicandolo con uno stecchino. Riuscì quindi a formulare un sistema di combattimento derivato dai movimenti della mantide e ritornò a combattere contro i pugili degli altri sistemi. Con il suo nuovo stile di combattimento Wong Long ebbe tanto successo che decise di battezzarlo col nome dell’insetto. Una variazione sul tema è costituita dallo stile della “mantide” delle sette stelle ” un metodo di combattimento che si basa sulla teoria cinese delle costellazioni celesti. Questa è un’altra delle storie vere che ci raccontò il maestro nell’ora di pausa.

Ed ecco il metodo di combattimento della ” Gru bianca ” detta Bok Hok Pai. Fu inventato dai lama tibetani e, in origine, era riservato ai corpi scelti delle guardie del corpo dell’imperatore cinese. La sua creazione è dovuta ad un lama che ebbe modo di assistere ad una lotta tra una gru bianca e una scimmia. Il lama osservò che quando la scimmia si lanciava all’attacco, la gru si difendeva schivando il colpo e contrattaccando poi a sua volta con le ali. Il lama elaborò quindi otto tecniche combinando i movimenti naturali della gru con il lavoro dei piedi e le tecniche di presa della scimmia. Lo stile Bok Hok Pai, si è appropriato di alcuni elementi degli stili interni. Le tecniche della” gru bianca” ricorrono anche in altri stili del Kunk fu.

L’ Ung Gar è un adattamento dello stile della ” tigre Shaolin ” combinato con alcuni aspetti della gru bianca. Lo caratterizzano posizioni basse e ampie dove le gambe diventano forti e robuste.  La posizione fondamentale è quella del cavaliere O  Ma  Pu. Ung Gar è uno stile forte e duro di Kung fu, la cui mossa  principale è un poderoso diretto che secondo gli adepti, riesce sempre a mettere l’avversario fuori combattimeno. Hun apprese lo stile dal monaco  Shaolin Gee Seen. È una disciplina in cui prevalgono i metodi di combattimento a distanza ravvicinata.

Non meno importante degli altri stili è il Choy Lee Fut, creato da Chan Heung. Si trattava, in origine, di un allenamento segreto al combattimento per addestrare i ribelli cinesi e creare dei corpi che combattessero durante la guerra dell’Oppio del xιx secolo. In questo stile, l’energia e la potenza sono il prodotto dei movimenti delle anche e l’esecuzione delle tecniche comprende calci alti e bassi. Parecchie azioni di piede ingannevoli e sfuggenti caratterizzano questo sistema di combattimento a distanza. Le tecniche di mano principali sono i ganci e i montanti, i pugni col dorso della mano e i pugni doppi circolari che vengono sferrati con una forza devastante. Questi sono solo alcuni dei metodi interni del KUNG FU.

Il  VOLO  DEL  GABBIANO

Ora passiamo all’anima in volo (Okinawa). Mentre Okinawa Te è un termine collettivo per le scuole di karate. Ma anche il “Volo del gabbiano” nacque in questa città ed è un altro sistema interno del kung fu che pochi istruttori sanno. Ovviamente non si impara a volare come i gabbiani, ma questa disciplina dedica particolare attenzione alle proprietà terapeutiche delle sue tecniche in quanto queste hanno il potere di alleviare la tensione e lo stress. Il fine di quest’arte è quella di guidare il praticante verso la pace e la tranquillità dell’ ANIMA  per sentirsi vicini a” Dio”.  Anche questo stile coltiva l’energia” Chi”, un’energia interna che tutti gli esseri umani possiedono, e di cui la scienza non  riesce a trovare una spiegazione soddisfacente. Quando si sprigiona, l’energia ” Chi  ”  può produrre effetti straordinari. È una filosofia secondo la quale è possibile raggiungere l’illuminazione con la meditazione. La tradizione di questa arte marziale, tramandata da alcuni grandi maestri, dimostra la volontà di divulgare principalmente la via del benessere fisico e mentale ma soprattutto la pulizia interiore. In tutte le discipline delle arti marziali il maestro insegna che: ” non c’è maggior disgrazia che sottovalutare l’avversario. ” Sottovalutare l’avversario significa perdere ” Equilibrio, Armonia e Umiltà “. Questa arte come nel Thai-Chai ha anche un risvolto mortale che  il ” maestro” solo a pochi allievi insegna. ( Da usare solo in pericolo di vita).

Elena  Lasagna

LE  TECNICHE  DEL  THAI  CHI  CHUAN

Si tratta di una sistema di autodifesa molto complesso, che combina  varie abilità in un’unica forma per stabilire una  serie di principi e di metodi. Questo stile dedica particolare attenzione alla forza interna. Tutti i movimenti del ” Tai  chi” fluiscono l’uno nell’altro senza scatti e senza interruzioni,  ed ognuno di questi deve essere eseguito con precisione. I movimenti del ” Tai chi chuan ” sono numerosissimi, e richiedono uno sforzo di memoria notevole. Il Tai chi non ha avuto quella proliferazione di stili che ha avuto il Kung fu. Mentre si eseguono gli eserci del Tai chi, si deve conservare quella calma e la tranquillità dello spirito, i movimenti devono essere morbidi e fluidi, devono trasmettere una sensazione di leggerezza. I muscoli sciolti non devono essere mai tesi o rigidi , la respirazione profonda e regolare, si accompagna ai movimenti. La mente tranquilla ma vividamente cosciente, per controllare tutti i movimenti del corpo. L’obiettivo è un ” equilibrio dinamico ” , una combinazione di quiete e movimento.

14.01.2013

RISPOSTE AI LETTORI SESSANTATRE TERZA PARTE

Author: admin-ele

14 /01/2013

ELENA  LASAGNA

CODISOTTO  DI  LUZZARA  R.E.

CIRCOLAZIONE  DELL’ENERGIA

e  LA RESPIRAZIONE

La conoscenza dei percorsi dell’energia interna, è fondamentale nella pratica della respirazione e della meditazione. La respirazione per una migliore circolazione dell’energia è fondata su di una respirazione di tipo diaframmatico; ciò per alcune valide ragioni: innanzitutto perché è più efficace di quella toracica quando è necessario una maggiore quantità di aria, in secondo luogo perché ciò richiede notevole concentrazione e quindi facilita la consapevolezza del proprio interno. Non dimentichiamo però che è dall’aria che si genera una parte consistente di energia Ch’i. Controllare la respirazione significa controllare la propria mente, raggiungere la calma, rilassarsi, distaccarsi da altri pensieri, riunirsi con il proprio intimo.

La tecnica consiste nel respirare in modo da provocare l’abbassamento del diaframma, il muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale. Dobbiamo pensare di fare giungere l’aria respirata nella zona basso-addominale. Per fare ciò possiamo immaginare di avere in questa zona che che abbiamo chiamato Tan T’ien, un palloncino che dobbiamo riempire di aria. Si respira profondamente in maniera continua e regolare senza iperventilare, ossia senza gonfiare eccessivamente la gabbia toracica. Deve essere una respirazione naturale: si inspira con il naso e si espira con la bocca. Quest’ultima non deve essere serrata ma semplicemente chiusa.  Inspirando dunque in questo modo s’immagina di far scendere l’aria fino al Tan T’ien. Ciò comporta l’abbassamento del diaframma che, comprimendo l’addome, causerà dilatazione della parete esterna. Nella fase di espirazione gli intestini ricevono una ulteriore spinta verso il basso. Esaurita l’espirazione l’addome rientra naturalmente e il diaframma risale verso l’alto.

LA MEDITAZIONE

Il primo obbiettivo della meditazione è ottenere il massimo utilizzo del C’hi acquisito, concentrandolo  nel Tan T’ien e assicurando una completa circolazione nei canali du Mai e Ren Mai (uno della prima coppia e uno della terza coppia). Proviamo ora a descrivere alcuni metodi di meditazione, sottolineando ancora una volta l’importanza di riferirsi per la pratica di un metodo dinamico interno  (respirazione e meditazione) per una migliore circolazione dell’energia, alla guida di un valido maestro.

16/01/2013

Si inizia attuando una posizione seduta: le gambe incrociate, colonna vertebrale e testa perfettamente dritte. Ora, svuotiamo la nostra mente da ogni pensiero estraneo ( proprio come nel trainning autogeno). La respirazione addominale ci fornisce la giusta quantità di Ch’i, questa deve raggiungere il Tan Tien nel quale viene convogliata. Il pensiero deve ora concentrarsi sul canale Du Mai il primo che forma la prima coppia, punto per punto, guidando l’energia attraverso la colonna, raggiungendo la sommità del cranio fino al labbro superiore. Il ritmo da raggiungere è quello dato dal respiro. Questa pratica è particolarmente utile per imparare a prendere coscienza dell’interno del nostro corpo e della nostra capacità di guidare l’energia con il pensiero. Gradualmente si acquisisce consapevolezza del flusso Ch’i, ciò diventa fisicamente percepibile.

Questo secondo esercizio rappresenta l’essenza, che per definizione, è meditazione dinamica.

Ora, concentrando la mente sul movimento infatti, il difficile traguardo dello svuotamento della mente è più facilmente raggiungibile. Quattro sono i metodi fondamentali di meditazione dinamica:

PRIMO, Immaginiamo che l’aria inspirata vada a gonfiare un immaginario palloncino situato nella zona  basso addominale. In questo serbatoio fittizio abbiamo incamerato il nostro Ch’i. Ora, nella fase di espirazione, dobbiamo immaginare di sospingerlo con forza esercitando una pressione con la muscolatura addominale e serrando i glutei. Guidiamo quindi con il pensiero la fuoriuscita del contenuto del palloncino: lungo le gambe e fino ai piedi da un lato, lungo la colonna e fino alle sommità del cranio e poi verso le mani, dall’altro.

SECONDO, proviamo ora ad immaginare di acquisire Ch’i sia dall’aria che dalla terra, attraverso i piedi. Nella fase di inspirazione il nostro palloncino si riempie ma, i due flussi d’ingresso (uno dall’alto e uno dal basso), gli imprimeranno un movimento rotatorio. Noi, favoriamo tale movimento contraendo la zona intorno al punto fra l’ano e i genitali. Iniziando la fase di espirazione  sentiamo il palloncino iniziare a svuotarsi, subendo un’inversione del moto rotatorio. Serrando ora i glutei e spingendo con gli addominali, guidiamo l’incanalarsi dell’energia che fuoriesce dal Tan T’ien; da un lato lungo le gambe verso il basso, dall’altro lungo la colonna verso l’alto fino alle sommità. Serrare i glutei è importante anche perché ciò comporta un migliore allineamento del punto ” porta della coda, con gli altri punti del canale Du Mai.

TERZO, ora occorre raggiungere l’abilità di far giungere, attraverso la stessa tecnica descritta per un metodo precedente, il Ch’i fino al punto della parte sommitale del cranio, già nella fase di inspirazione. Durante l’espirazione il Ch’i ridiscenderà poi lungo la colonna, fino agli arti e ai piedi, ancorandoci così al terreno, ma risalendo in parte lungo il canale Ren Mai fino alle mani.

QUARTO, se ora immaginiamo un’ulteriore porta d’ingresso di energia nel punto della sommità del capo, ne otterremo che al momento dell’uscita dell’energia della zona di accumulo, il Tan T’ien, possiamo usufruire di quattro potenti flussi di energia. Durante l’espirazione due correnti possono essere  dirette  verso le gambe, una verso la colonna fino alle braccia, e una può risalire lungo il Ren Mai per lasciare uscire il residuo dal naso. Naturalmente saranno sempre utili la contrazione del punto fra ano e genitali in fase di inspirazione e la spinta addominali-glutei in fase di espirazione.

17/01/2013

Questa disciplina non è praticabile solamente consultando un manuale che ne tratti gli argomenti specifici, e neanche una semplice ginnastica rilassante; questa antica disciplina è un’arte Marziale e prevede una graduale consapevolezza, da parte di chi vuole impadronirsi di questa disciplina, ma soprattutto imparare a distribuire e a concentrarsi sulle energie che animano tutto il corpo e la mente, quindi necessita di un insegnamento di persone qualificate anche perché esistono più di cento esercizi sia con la tecnica delle mani e quella con le armi (sciabola, bastone, spada e lancia). IL CORPO SI FONDE CON LO SPIRITO E LO SPIRITO SI FA GUIDA DEL CORPO. Questo stile è uno stile interno del Kung fu, che non è nella concezione originaria, solo un metodo di autodifesa, ma un esercizio per il miglioramento della salute.

L’addestramento di uno dei tanti stili Kung fu praticati attualmente nel mondo consiste nell’apprendere e praticare sistematicamente serie prestabilite di esercizi, conosciute come forme. È stato calcolato che, attualmente, in Asia esistono molte migliaia di stili di Kung fu. Un interessante esercizio della sensibilità ideato appositamente per gli studenti di Wing chun, è il ch’i sao, comunemente noto con la denominazione di ” mani appiccicose “. È un esercizio che sviluppa la sensibilità delle mani e delle braccia dello studente fino a renderlo capace di intuire le intenzioni dell’avversario esclusivamente con il tatto. L’uso dei calci è molto limitato, contrariamente a quanto i film sull’argomento danno ad intendere, perché gran parte dei movimenti del Wing chun si basano principalmente su tecniche di mano e su un impercettibile e agile lavoro dei piedi. Gli stili di Kung fu praticati nel tempio Shaolin si basavano sul movimento degli animali, e in particolare su quello della tigre, della gru, del leopardo, del serpente  e del drago. Negli anni successivi, si adottarono le movenze naturali di uno o due animali per formulare il nucleo di un sistema completo di Kung fu.

Così, lo stile cinese di Hung gar venne riadattato dal sistema della tigre Shaolin, che comprende anche movimenti presi dallo stile della gru bianca.

18/01/2013

Un altro metodo interno del Kung fu è il Pa-Kua, il cui nome significa ” otto trigrammi “. Il praticante di questo stile, se sarà in grado di difendersi dall’attacco proveniente dagli otto punti cardinali corrispondenti ai trigrammi, non dovrà più temere le tattiche di combattimento dell’avversario. Quest’arte marziale ricorre a parecchi colpi con le mani aperte e il lavoro di piedi segue un tracciato d’esecuzione a forma circolare. Il ‘ Da mu hsing “, o forma della grande madre, è lo schema centrale e il principio fondamentale del pa-kua. Il fine dello stile è quello di sviluppare l’energia chi (una potenza intrinseca sviluppata dall’individuo ). Nelle fasi più avanzate dell’addestramento, lo studente sferra l’attacco in movimenti a spirale e di torsione delle anche. La torsione che parte dalle anche sviluppa una potenza enorme. Il pa-kua venne diffuso poco più di 400 anni fa dal suo presunto fondatore, Tung Hai Chuan. Ma coloro che si occupano delle arti marziali sono propensi a credere che lo stile nacque circa 5.000 anni fa.

Un altro degli stili interni del Kung fu fu inventato nel xιι secolo dal generale Yueh Fei. A volte viene definito come pugilato della forma- mente. Sebbene i movimenti siano molto aggraziati, l’arte sottolinea il principio yin-yang degli opposti complementari, duro e morbido. I movimenti di base derivano dai cinque elementi cinesi del metallo, dell’acqua, del legno, del fuoco e della terra, ognuno dei quali ha il potere di sconfiggere l’altro. Il fuoco è sopraffatto dall’acqua che, a sua volta, è soppraffatta dalla terra, la terra dal legno, il legno dal metallo e il metallo dal fuoco. Nello hising-i questi elementi sono rappresentati da cinque movimenti fondamentali, dalle azioni di fendere, schiacciare, pestare, perforare e attraversare. I principali movimenti devono controllare ogni angolatura e direzione di attacco e di difesa. Il fine del praticante è quello di unire armonicamente la mente e il corpo. Le varianti dei movimenti di base sono migliaia e tutte eseguite con straordinaria velocità.  continua nell’articolo risp. ai lett. sessantatre quarta parte…

12.05.2011

RISPOSTE AI LETTORI 33 (seconda parte)

Author: admin-ele

14/05/2011

Sono preoccupata perchè presto avrò gli esami e io non riesco più a concentrarmi. C’è un altro modo per fortificare la memoria? Grazie!

Daniela

Io credo che concentrazione e memoria possano essere potenziate sviluppando la propria capacità di “osservazione”. Gli indios dell’Amazzonia e tutte quelle comunità che vivono in condizioni di vita primitive hanno una capacità di osservazione estremamente sviluppata da garantire la loro sopravvivenza. Sanno individuare tracce impercettibili per chiunque altro: un’orma leggerissima, il suono delle conchiglie, un diverso rumore del mare, oppure un tramonto più o meno luminoso ecc. Il nostro vivere in comunità urbane invece può limitare la nostra capacità di osservazione e la nostra memoria; perchè i processi mentali che creano le abitudini tendono a strutturare ogni aspetto della nostra vita: dalle abitudini fisiche fino a quelle mentali e psicologiche. La capacità di osservazione si sviluppa anche  grazie al metodo e all’allenamento.

Elena  Lasagna

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16/05/2011

Che cos’è lo Yoga? qual è la sua origine?

Cristina

Lo Yoga è nato oltre 4000 anni fa in India. Lo Yoga comprende molte discipline distinte tra loro che hanno un unico scopo: di raggiungere l’equilibrio e la coscienza suprema. In ogni diverso tipo di Yoga cambia solo il mezzo utilizzato per conseguire questo obbiettivo.

Il Bhakti Yoga si basa sulla devozione e l’amore per il prossimo.

Il Mantra Yoga sulla ripetizione di suoni e invocazioni.

Il Raja Yoga è lo Yoga della consapevolezza e il suo studio inizia con pratica dello Halta Yoga: lo Yoga del benessere fisico. Durante questo secolo in occidente si è diffuso quest’ultimo  tipo di Yoga; purtroppo in alcuni casi è stato proposto come una semplice ginnastica, spesso dalle posizioni scomode, complicate. In realtà lo Halta Yoga non è una semplice ginnastica, ma è un metodo di consapevolezza, di auto-disciplina, che utilizza come veicolo di conoscenza il livello più concreto dell’individuo: il corpo. Sono previste decine di posizioni, che sono state studiate per stimolare, in modo dolce ma diretto, i diversi apparati, sistemi ed organi che formano il corpo umano. Ogni posizione è raggiunta gradualmente, senza forzature e consente di sviluppare gradatamente maggiore scioltezza nelle articolazioni e nella muscolatura, restituendo loro elasticità e scioltezza. Sempre  lo Halta Yoga prevede un lavoro sulla respirazione, fondamentale per il benessere e la salute psicofisica e sugli atteggiamenti mentali. Sempre nella disciplina dello Halta Yoga, vengono proposti esercizi di Yoga Nidra, una condizione ideale per imparare a gestire con consapevolezza, sia le funzioni corporee e quelle mentali e psichiche.

Elena Lasagna

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!8/05/2011

Mi piacerebbe saperne di più sugli Indios  e sull’Amazzonia.

Annalisa

Solo il bacino amazzonico si estende su una superficie equivalente ad almeno quindici volte quella dell’Italia; corrisponde al 60% del territorio brasiliano, di cui ospita solo il 5% della popolazione. Gli Indios autentici che dovrebbero essere protetti dal governo brasiliano, vivono ad almeno cinquecento Km da Manaus. Quasi tutta la popolazione amazzonica è il risultato del continuo mescolarsi di razze tra coloni e Indios, di cui, nel corso dei secoli si è salvata qualche traccia. Si conta che siano circa cinque milioni  i brasiliani che contano un Indio fra i loro antenati diretti. Chi mi ha parlato degli Indios mi ha lasciato tanta tenerezza e grande dignità, per me sono” figli del cielo”.

Fin dal principio i coloni portoghesi, poiché non avevano modo di pagarsi schiavi di colore, perseguitarono gli Indios. Oltre che con i massacri, la colonizzazione indusse la morte sotto forma di malattie letali per organismi che non vi erano preparati, per cui l’influenza, tubercolosi, malattie veneree, devastarono le tribù. Certi missionari, imponendo una religione e una morale del tutto inadatte agli Indios, completarono l’azione di asservimento degli autoctoni all’ideologia e al modo di vita degli occupanti.

Malgrado l’organismo di stato incaricato della loro protezione, gli Indios non sono ancora al riparo dal rischio di estinzione. L’ultimo colpo a loro inferto fu l’apertura delle grandi vie di comunicazione come la strada Transmazzonica, e la creazione di grandi impianti agricoli e di allevamento. La Transmazzonica e la costruzione della nuova strada del nord mettono in comunicazione con la civiltà le ultime tribù finora preservatesi, concludendo il processo di integrazione, di acculturazione e degenerazione della stirpe. Lo stato incaricato (le autorità di potere) non fa nulla per invertire questa tendenza, tant’è vero che talvolta al suo interno allontana dai ruoli di potere chi, presa coscienza del problema vuole reagire. Evidentemente scatta l’interesse economico, la buona volontà e le promesse non resistono alla logica del profitto.

Elena  Lasagna

 

19/11/2021

 

Che cosa ci dà energia oltre a tutto quello che ci hai detto?  Patty e Marco

 

L’energia dell’amore io credo che sia la più grande energia positiva che ci fa vivere;  l’amore che si nutre per qualcuno o per qualcosa.  Come ad esempio la volontà,  anch’essa è una grande forma di energia positiva che ci fa andare avanti rispettando sempre le nostre idee,  senza la volontà una persona non è niente,  è come un ramo secco;  anche l’odio è una forma di energia,  ma è energia negativa che invece di farci rifiorire e rinvigorire ci distrugge il corpo e la mente.  Queste cose le ho scritte anche in un altro articolo,  sfoglia il blog.  Elena  Lasagna