14/06/2017

Nell’articolo precedente ho parlato di come si cura lo stress,  nemico numero due della cellulite. Oggi parliamo di respirazione ma questo argomento l’ho già trattato in precedenza in un altro articolo.  Comunque ricominciamo d’accapo.

 

La respirazione

 

Importante per il controllo della cellulite,  anzi di importanza vitale che esista cellulite o no. La respirazione, cioè l’inspirazione di ossigeno e l’espirazione di ossido di carbonio,  purifica il sangue e favorisce la combustione delle scorie che costituiscono la materia prima della cellulite.  Purtroppo ben pochi sanno respirare correttamente,  anzi lo sanno ma con la vita di oggi che è tutta una corsa le persone se ne dimenticano.  Ad ogni respiro riempiamo i nostri polmoni solo per un terzo della loro effettiva capacità.  La piena  e profonda respirazione invece produce una maggiore ossigenazione che brucia,  di conseguenza una maggiore quantità di scorie.  Poiché questa combustione aiuta a sciogliere la cellulite,  dobbiamo cercare di inspirare ed espirare la maggior quantità di aria possibile.  la respirazione è una forma di nutrimento.  Il corpo per funzionare deve essere alimentato di ossigeno.  Una perfetta e profonda respirazione ci aiuterà ad avere un aspetto migliore,  prima di tutto ci farà sentire meglio,  poi anche l’aspetto assumerà un tono più luminoso;  in quanto rivitalizzerà la carnagione e calmerà i nervi,  quindi un valido aiuto anche per il controllo dello stress.

Adesso passiamo alla quarta fase anche’essa molto importante per il controllo della cellulite:  il movimento. Il movimento sotto forma di nuoto per le persone cellulitiche è la via migliore,  perché non si affaticano i muscoli e di conseguenza non ci sarà una produzione di acido lattico che per la cellulite è molto negativo.

Passiamo alla fase numero cinque:  la ginnastica,  lo stesso discorso vale quello del movimento,  si possono fare esercizi leggeri,  delle camminate dolci;  sia il movimento che la ginnastica non dovremmo usarle come piano d’attacco contro la cellulite,  proprio per non peggiorare la situazione.

Piano numero sei:  il massaggio fatto da mani esperte è molto importante per combattere la cellulite.  Ma deve essere eseguito da mani esperte,  perché insisto su questa parola?  Perché se il massaggio viene fatto senza seguire  una vera prassi,  da mani molto aggressive,  invece di aiutare a sconfiggere la cellulite si provocherà l’effetto contrario.

Piano numero sette:  Una sauna abbinata a bagni freddi,  meglio se idromassaggio,  non potrà che giovare molto alla cellulite e anche al sistema nervoso,  che come abbiamo detto è  responsabile  della formazione della cellulite.

Piano numero otto: sarebbe quello di eliminare disfarsi di tutti gli indumenti che compromettono il buon funzionamento dell’apparato circolatorio.

Il piano nove è il relax:

Per quanto umano e fragile possa apparire il nostro corpo è sempre un meraviglioso trionfo più complesso e intricato strumento di precisione che possa esistere così allo stato naturale. Ed ovviamente perché lo strumento funzioni bene tutto deve essere in perfetto equilibrio.  Quando il nostro organismo funziona nel migliore dei modi significa che è in buona salute;  e quando è in buona salute il corpo può facilmente disfarsi delle sostanze tossiche.  Mentre invece se siamo stanchi sia fisicamente che psicologicamente  l’organismo avrà difficoltà a eliminare le tossine.  E questo purtroppo è uno dei motivi della cellulite.  Una certa misura di fatica è normale,  anzi,  perfino auspicabile,  è una specie di campanello d’allarme dell’organismo per avvertire che l’attività mentale e fisica sta superando i limiti del sopportabile.  Per questo tipo di fatica l’unico antidoto è il sonno.  Sia uomini che donne siamo ugualmente soggetti al ritmo affannoso, pressante della vita moderna che è probabilmente il maggior responsabile della tensione.  Ma noi in quanto donne siamo ancor più soggette alla fatica perché il nostro organismo deve fare i conti con un periodico flusso di ormoni che alterano regolarmente l’equilibrio chimico del corpo.  Ognuno di noi cerca di rilassarsi leggendo un libro,  o magari restare in compagnia con amici e amiche,  passeggiando con il cane,  ecc…

Passiamo al piano numero dieci:  facciamoci aiutare da una brava estetista con l’elettrotermoterapia.

 

Prendiamo in considerazione che il nostro organismo,  ogni nostra parte del corpo,  ogni nostro tessuto è formato da cellule,  le cellule sono composte da varie sostanze formate da molecole,  le  molecole sono un insieme di atomi(l’organismo umano contiene: ossigeno, carbonio,  idrogeno,  azoto,  i quali sono i principali e quelli presenti in quantità maggiori;  ed inoltre calcio,  fosforo, potassio,  azoto zolfo,  sodio, magnesio ecc…) ed è proprio nell’atomo, composto di elettroni,  neutroni, protoni,  che per differenze di cariche negative o positive avvengono i fenomeni elettrici che permettono i processi biofisici dell’organismo.  Le cellule dello strato corneo sono caricate negativamente perché esse sono formate dall’evoluzione cheratinocita  basale,  così chiamato per il motivo che elabora una sostanza detta cheratina,  la quale è una proteina formata da aminoacidi (cistina e cisteina)  i quali sono combinati fra loro acquistando o cedendo  elettroni dei vari elementi che li compongono e da qui l’elettronegatività del corneo,  perché evidentemente all’ultimo passaggio,  acheratinogenesi ultimata,  c’è stato un acquisto di elettroni che si sa sono di carica negativa.  Non tutta l’epidermide è elettronegativa,  il fenomeno di elettronegatività si riscontra solo dagli strati lamellari inferiori del corneo,  fino agli strati inferiori del lucido,  quindi alle soglie del granuloso e poi la cute è elettropositiva;  quindi esiste un potenziale elettrico (lavoro che occorre per spostare una carica elettrica nel campo elettrico da un punto all’ altro;  questo lavoro lo compiono le forze del campo elettrico,  dato dallo strato corneo elettronegativo,  fortemente acido perché ad elevato contenuto di ioni H,  ed un potenziale elettrico dato dallo strato malpighiano leggermente alcalino ( ioniOH). Tutto iò per conseguenti scambi di elettroni,  porta all’insorgere di una differenza di potenziali (dato da un certo lavoro di spostamento fra più cariche,  compiuto;  è la tensione elettrica esistente fra due punti di un campo elettrico, questo fenomeno crea una barriera chimicofisica detta elettrofisiologica ( di Rein o di Blanc o di Szakall ).  Essa controlla l’entrata e l’uscita degli elettroliti= ioni caricati elettronicamente positivi o negativi delle sostanze che verranno a contatto con la cute.  La cute oltre ad avere carica elettrica è anche un cattivo conduttore di elettricità;  quindi ha una certa resistenza  (rapporto tra differenza di potenziale e intensità= flusso di cariche che attraversa la sezione di un conduttore nella unità di tempo;  (questo rapporto è costante),  che varia a seconda degli individui,  delle condizioni patologiche  (ferite,  dermatosi, ecc.) e ambientali:  umidità,  se la pelle è bagnata  ha una resistenza minore (si può morire con soli 25 volt)  se invece la resistenza è alta si avranno solo ustioni molto gravi.

Quali sono le misure di sicurezza per evitare appunto ustioni ecc. La terapia diaforetica è una terapia che permette  una profusa sudorazione,  per far sì che attraverso la pelle possa avvenire una migliore depurazione eliminando cataboliti che ristagnano negli spazi interstiziali del tessuto cutaneo.  Per terapia ionoforetica si intende quella che permette il passaggio degli ioni medicamentosi attraverso le barriere epidermiche (per via ostio-follicolare,  compresa la barriera vasale dermica), per vari scopi: depolimerizzanti,  decontrattanti, (analgesici) mineralizzanti ecc… a mezzo della corrente unidirezionale o galvanica o raddrizzata,  o diodinamica, così detta perché raddrizza mediante diodi (ponte di Graetz) dato che la corrente che ci giunge  dalle prese E.N.E.L. è alternata sinusoidale (ha le semionde positive uguali a quelle negative)  ;  questa è una corrente che nel tempo non muta mai di segno(intendo quella raddrizzata). Applicata al corpo umano,  facendola scorrere tra due piastre conduttrici, produce effetti interessanti biologicamente.  Le regole generali per l’uso della ionoforesi sono:

  1. le spugne degli elettrodi o piastre (catodo e anodo) devono essere preventivamente bagnate con acqua distillata.)

  2. Versare la soluzione del farmaco da usare su un’apposita salvietta di carta da filtro,  che andrà posta sulla parte da trattare,  su di essa  va posta la spugna bagnata,  così le spugne saranno salve dalla contaminazione batterica o micotica.  Inoltre si evita la concentrazione della soluzione medicamentosa in un solo punto della spugna,  che potrebbe provocare “l’effetto di punta” passaggio di corrente elevata sul punto dove insiste il medicamento concentrato che funge da conduttore elettrico,  con conseguente possibile scarica).

  3.  La placca o elettrodo sarà introdotta nella spugna.  La placca di segno positivo (rossa),  andrà posta sulla zona da trattare se il farmaco sarà dello stesso segno positivo,  perché due segni uguali ovviamente si respingono;  mentre la placca negativa (nera) in questo caso è detta elettrodo indifferente perché viene usata la soluzione positiva.  Questa sarà applicata nella zone vicina o posteriore alla zona da trattare in modo che attiri la soluzione facendola passare attraverso i tessuti della zona interessata.

  4. Prima di applicare le placche provare sempre la resistenza corporea distrettuale.

  5. Evitare la concentrazione ionica che si ha quando gli ioni non penetrano perché il m.A   è basso e non permette il passaggio e non permette il passaggio di questi,i quali si concentrano formando macromolecole e spingono sulla cute facendo avvallamenti,  senza passare.  Infatti,  dopo aver misurato la resistenza corporea, starà al medico o all’ortodermista capire se è il caso di usare una determinata sostanza o no,  tenendo presente a quale m.A deve essere veicolata per svolgere il suo effetto;  es: se una persona ha resistenza l l m.a deve essere veicolata a 7 m.A la terapia è possibile.  Continua… domani

     se la persona ha resistenza 9 m.A e la sostanza va veicolata a 7 m.A, si riduca il tempo di applicazione (la sostanza veicola prima) se la resistenza corporea è 7 m.A e la sostanza va veicolata a 7 m.A si sostituisce la terapia con massaggio manuale.  Ginnastica passiva, terapia con impiego di correnti variabili,  è la ginnastica muscolare in cui il muscolo viene fatto contrarre non dalla volontà del paziente ma a mezzo di variazioni improvvise di corrente;  applicata al muscolo tramite elettrodi che,  nella prassi generale vengono applicati all’esterno del corpo cioè sulla pelle.  Le correnti principali usate sono:  la pulsante,  ricavata da corrente sinusoidale raddrizzata con un diodo (tramite utilizzatore vengono utilizzate solo le semionde positive) ; parte da 0 volt(=unità di misura della differenza di potenziale),  sale ad un massimo poi ridiscende a zero, più volte al secondo.  Le più usate sono a 50 p.s. (pause secondo), e a 100 p.s.

    La rettangolare o esponenziale che parte da zero, sale istantaneamente al massimo,  vi permane un certo tempo,  improvvisamente ridiscende a zero.  Questa può variare in frequenza e nella larghezza del rettangolo (durata d’impulso).  + + + La faradica, parte da zero,  sale istantaneamente al massimo per poi ritornare a zero con una certa lentezza;  oppure sale lentamente al massimo per poi tornare rapidamente a zero.  Tutte queste forme fanno contrarre il muscolo,  ma vengono generalmente usate per scopi differenti:  le prime in fisiochinesiterapia, perché sono altamente analgesiche.  Le rettangolari invece vengono usate dai neurologi per la diagnosi delle disfunzioni nervose terminali (misure di neurobase, che vuol dire reazioni su basi neurologiche).  La faradica invece viene usata per la ginnastica passiva,  per i muscoli atoni stando attenti a non provocare tetanizzazione dei muscoli ( esagerata produzione di acido lattico);  questa corrente viene usata in fisioterapia.  La corrente esponenziale viene usata per aiutare a spingere in avanti lo ione utilizzato in precedenza con la ionoforesi.  La corrente continua della ionoforesi,  per far sì che le sostanze da veicolare nella cute,  possano penetrare, permette un importante fenomeno che è l’elettrolisi:  se mettiamo una sostanza acida o basica o un sale (sostanza elettroliti) in acqua otteniamo una soluzione acquosa in cui è avvenuta idrolisi  ( o dissociazione elettrolitica),  le molecole del sale,  della base o dell’acido,  si dissociano negli ioni che le compongono.

    Questi ioni possono essere caricati positivamente (cationi) o negativamente ( anioni) a seconda se sono rimasti con più elettroni rispetto ai protoni dei rispettivi nuclei o viceversa;  questo accade perché le molecole d’acqua hanno una particolare conformazione che consente loro di avere una capacità residua di combinarsi con gli ioni della sostanza elettrolitica pur non scindendosi (l’acqua) dando così origine agli ioni idratati.  Se però nell’acqua dove è contenuta la soluzione,  noi mettiamo due elettrodi (conduttori metallici),  uno collegato al polo positivo detto anodo e uno collegato al polo negativo detto catodo,  abbiamo un’ulteriore scissione della soluzione e cioè,  anche alcune (non tutte) molecole di acqua si scindono formando ioni  e ioni OH,  quindi se nell’acqua era stato messo dell’Na Cl (cloruro di sodio)  avremo ioni Na+ (cationi) e Cl (anioni). Accade che:  gli ioni Cl corrono verso l’anodo (elettro-positivo) e cedono ad esso gli elettroni in più che possiedono,  nel frattempo alcuni ioni H+ si sono diretti verso le ione Cl di segno opposto;  gli ioni Na+ diretti al catodo (elettronegativo),  ricevono da questi gli elettroni di cui erano deficitari,  nel frattempo gli ioni OH si dirigono verso gli ioni Na+ di segno opposto.  Infatti ad elettrolisi terminata,  se si pulisce gli elettrodi,  si trova sull’anodo residui di HCl (sost. acida) e sul cadoto NaOH (sostanza basica.  l’apparecchio impiegato per attuare l’elettrolisi è il voltometro o cella elettrolica,  composto da una vasca contenente soluzione,  due elettrodi uno positivo e l’altro negativo;  si genera corrente continua.  Da notare quindi che nei conduttori metallici,  come ad esempio : il rame, viaggia un flusso di elettroni,  mentre nelle soluzioni  elettroliche,  gli elettroni non viaggiano da soli ma associati allo ione negativo (anione),  infatti ionoforesi significa passaggio di ioni attraverso i fori della cute perché più grandi degli elettroni singoli ed anche perché il corneo è elettronegativo e se lo ione da utilizzare è elettronegativo verrebbe respinto; se invece elettropositivo  verrebbe respinto dalla barriera elettrofisiologica che è positiva. Una volta passate le barriere di difesa cutanee,  lo ione raggiunge le pareti cellulari, queste possono essere immaginate come un mare di grasso,  nel quale stanno immerse parzialmente o completamente le proteine.  Le proteine immerse meno profondamente, fanno da intermediari fra le membrane e le sostanze che provengono dall’esterno della cellula,  (ormoni, farmaci,  ecc…).  Le proteine che attraversano da parte a parte il doppio strato di  grasso invece,  consentono,  grazie ad un loro canale interno,  il passaggio attraverso la membrana di molecole solubili in acqua,  che altrimenti non potrebbero superare la barriera lipidica perché idrofobica e quindi il passaggio degli ioni che devono intervenire in caso di anomalie.  Il passaggio di questi ioni attraverso il canale proteico,  avviene sempre grazie alla differenza di carica ellettrica esistente tra la proteina che ha una testa polare idrofila elettronegativa, la quale attira il sodio  (Na e il potassio K),  regolatori dell’idratazione intra ed extra cellulare,  che si portano appresso l’acqua contenuta nei tessuti circostanti  ( il sodio 0 idratazione fuori dalle cellule;  potassio= esce dalle cellule e prende il sopravanzo di liquidi contenuti negli spazi interstiziali portandoli nelle cellule. Se lo ione utilizzato è invece elettronegativo,  si avrà modo di provvedere alle anomalie al di fuori delle cellule come ad esempio: l’iperpolimerizzazione del gel mucopolisaccaridico,  in cui si usa la soluzione di ioduro di potassio perché lo iodio ha il potere di sciogliere il gel che si è iperpolimerizzato e il potassio ha funzione drenante porta via i prodotti ottenuti  dallo scioglimento dell’iperpolimerizzazione, facendo entrare queste sostanze nelle cellule,  le quali si trasformano in cataboliti che vengono poi eliminati per via linfatica,  renale, sudorale,  ecc…

Il  passaggio degli ioni medicamentosi, è ulteriormente aiutato dal massaggio manuale,  il quale stimola la circolazione sanguigna,  e dalla ginnastica passiva che smuovendo tutte le fibrille muscolari aiuta molto la diffusione in loco  (derma)  della sostanza da utilizzare per la risoluzione di problemi distrettuali della pelle:  mesenchimopatie,  obesità,  troppa acqua e grassi nelle cellule, anelasticità,  aumentandone il tono muscolare e il ricambio metallico ossido-riduttivo delle cellule.  Come già accennato,  la terapia diaforetica è ottima per l’eliminazione di cataboliti mediante sudorazione;  il principio  applicato agli apparecchi diaforetici è il seguente: un conduttore percorso da corrente elettrica genera calore per l’attrito generato dall’urto fra gli elettroni e gli atomi della materia (conduttore) attraversata.  La quantità di calore sviluppata dal conduttore è direttamente proporzionale alla corrente elettrica;  alla resistenza del conduttore e al tempo,  quindi il lavoro compiuto dalle cariche elettriche che attraversano un conduttore si converte totalmente in calore come l’effetto Joule:  conversione di energia elettrica termica.  Finirò il capitolo domani,  grazie per l’attenzione.

16/06/2017

 

Ci sono altri fenomeni elettrici che avvengono sulla cute,  sono a mezzo di prodotti ad uso topico (terapia osmotica)  contenenti ioni deficitari nel terreno operativo di fondo,  (cute)  per permettere alle cellule un rapido scambio di principi attivi ed un altrettanto  rapida fuoriuscita di catabolidi.  Questi prodotti devono avere la capacità di oltrepassare il mantello idrolipidico il quale ha il potere di determinare uno stato di isolamento elettrico conferitogli il fatto che essendo una fine emulsione O/A o A/O (sebo + sudore) ha una certa concentrazione idrogenionica,  cioè un quantitativo di ioni H+ che gli danno una certa acidità ed anche una piccola percentuale di ioni OH-,  sempre per le differenze di potenziale gli ioni di alcune sostanze passano,  altri no,  es.: detergenti ionici,  anionici di carica negativa,  cationici di carica positiva e non ionici.  Naturalmente quelli che avranno minore difficoltà a far passare i loro ioni saranno i cationici elettropositivi i quali dovranno però giungere solo fin sotto lo strato lucido:( questi vengono attratti dal corneo elettronegativo),  ed inoltre questo film idrolipidico aiuta la pelle a tamponare sostanze acide ed alcaline che possono venire a contatto con essa;  cioè alza o abbassa il suo Ph rendendolo più o meno acido a seconda della sostanza.  Questa variazione si ha con l’aumentata o diminuita produzione di sebo o con l’aumentata o diminuita produzione di sudore.  Se il mantello idrolipidico non riesce a tamponare la sostanza come nel caso di NaOH o KoOH  (sostanze basiche)  queste provocano l’ammorbidimento cutaneo e permettono al principio attivo del prodotto di penetrare.   L’emulsione O/A è data dal tensioattivo naturale che è il colesterolo,  il quale ha un gruppo idrofobico,  questi due gruppi gli permettono di combinarsi sia col sebo cutaneo che col sudore,  abbassando la tensione superficiale sia delle molecole dell’uno che dell’altro.  Ovviamente,  come per tutte le cose sia per le terapie con l’uso delle correnti elettriche,  sia per quelle a mezzo di prodotti ad uso topico senza l’impiego di correnti,  bisogna avere la diligenza di procedere con accortezza osservando tutte le norme di sicurezza.  Quindi da tener presente che:  la corrente continua,  se si lascia troppo a lungo scinde gli elettrodi del samgue,  al fine di una corretta applicazione ionoforetica, l’apparecchio deve essere provvisto di uno strumento atto a misurare la resistenza corporea sapendo che i valori di sicurezza di corrente nel corpo umano vanno da un minimo di 6 m.A. (amper= intensità di corrente;  m.A. = millesima parte di un amper,  quindi(  se si hanno 12 milliamper corrispondono a 0,0012 amper) ad un massimo di 30 m.A. (peròè discutibile perché a seconda della zona corporea dove viene applicato e a seconda della resistenza individuale anche 30 m.A. possono non essere mortali).   Quindi osservare l’amperometro che indicherà se l’individuo a causa per esempio di nervosismo,  per aumentata sudorazione diminuisce la resistenza;  conoscere i grafici delle varie correnti,  grafici che appaiono sul monitor dell’apparecchio ionoforetico,  sapendo che esistono materiali  di conduttori di corrente  elettrica,  chiedere alla paziente  prima di applicare gli elettrodi,  se porta la spirale,  o protesi di qualsiasi genere, come ad esempio le arcate dei denti in metallo ecc.  L’elettroterapia,    come dice il termine stesso,  è la materia che comprende le scienze di elettrologia e di termologia applicate alle terapie curative ed estetiche,  ci consente di avere la conoscenza di quanto ho detto fino ad ora.   Quindi solo se si osserverà con ricercata precisione tutte le regole  e le nozioni apprese  si è in grado di usare l’elettroterapia  e tutto quello che comportano queste cure con l’elettricità.