17.06.2017

RISPOSTE AI LETTORI NOVANTADUE TRENTANOVESIMA PARTE

Author: Elena Lasagna

17/06/2017

 

Come ci si accorge di essere malati di depressione?

 

Beatrice

 

La depressione non è un semplice disturbo,  ma uno stato patologico.  Molti sono i sintomi che ci fanno capire, quando siamo in depressione o meglio quando il nostro medico ci diagnostica la depressione.   Uno dei sintomi più frequenti è un abbassamento del tono dell’umore,  ,  sfiducia in se stessi,  rallentamento dell’ attività motoria,  rallentamento dell’ideazione,  tristezza,  incapacità di rispondenza con l’esterno  e ovviamente tutto accompagnato da ansia.  Può essere uno dei sintomi della psicosi maniaco-depressiva e allora contrassegna la fase depressiva di tale forma,  accompagnandosi spesso a deliri e ad allucinazioni.  È spesso presente  nella schizzofrenia,  in particolare nella forma pseudoneurotica,  di cui costituisce il principale sintomo.  Si distingue dalle neurosi per la totale assenza di coscienza di malattia. È frequente  nelle neurosi,  in forma meno acuta e meno protratta che nelle psicosi.  La depressione reattiva è una turba psiconeurotica contrassegnata soprattutto da ansia  e di depressione abitualmente di durata e di intensità limitate,  secondaria a traumi psichici recenti subiti dall’individuo.

 

23/06/2017

 

Vorrei che mi parlassi delle vene varicose,  è vero che sono pericolose?

Maria

 

La malattia varicosa è una delle poche malattie che hanno una diagnosi quasi esclusivamente clinica.  Una precisa anamnesi e l’età dei pazienti servono poi a stabilire se la sua genesi è primaria o secondaria.  I vari stadi della progressione della malattia, sono in rapporto all’evoluzione dei sintomi che sono:

  1.  Prevaricoso caratterizzato dalla sensazione della pesantezza delle gambe,  a volte con la comparsa di dolenzia nella stessa sede,  con una colorazione leggermente cianotica della cute,  con prurito e crampi notturni.

  2. ) Varicoso con la presenza di dilatazione delle safene e delle loro collaterali. La pesantezza si trasforma abitualmente in dolenza ed anche in vero dolore specie nella regione malleolare.

  3. ) Stasi venosa che provoca una caratteristica sintomatologia nel terzo distale della gamba e del piede con pigmentazione di colore bruno alternata con zone di atrofia bianca.

  4. )  Le compicanze della malattia sono di tre tipi:

    A)  Varicoflebite che è la trombosi della safena e delle sue collaterali.  È di natura benigna e guarisce spontaneamente e anche rapidamente con un bendaggio elastico.

    B)  Rottura di una vena varicosa con conseguente emorragia causata spontaneamente per la presenza di alterazione della cute legata all’ipertensione venosa.  Solo il mancato soccorso può aggravare la situazione perché basta distendersi e sopraelevare l’arto perché l’emorragia  cessi.

           C)Ulcerazione tipica della sede malleolare interna.  Può   essere dovuta alla presenza delle vene perforanti di Crockett o può essere conseguenza di una trombosi venosa profonda.  Continua domani…

25/06/2017

 

Le perforanti di Crockett sono vene incontinenti,  distali, brevi,  coperte di scarso tessuto sottocutaneo,  che sboccano nella safena accessoria e non in quella interna.  L’ulcera può anche ingrandirsi fino a formare un manicotto di tutta la regione malleolare. La terapia è assolutamente competenza del medico specialista.  Ma la terapia consiste nella sterilizzazione con antibiotici,  nella detersione con farmaci topici e nella compressione per permettere al paziente non solo di camminare, ma anche di lavorare.  Prima di parlare di mezzi attuali per formare la diagnosi di malattia venosa bisogna ricordare la ben nota prova dell’esame con il laccio elastico, manovra ben nota a tutti i medici.  Poi l’indagine in uso in questa forma morbosa è la velocimetria Doppler.  Si usa la sonda Doppler,  come si fa con la testa del fonendoscoppio,  appoggiandola sulla vena tibiale posteriore o sulla grande safena al malleolo.  A monte si mette un manicotto pneumatico gonfiato determinando così la pressione venosa in ortostatismo per valutare la gravità di un’ipertensione venosa da incontinenza delle valvole delle vene.   È perciò un metodo assolutamente incruento.  Si può inoltre determinare la direzione del flusso venoso nelle safene in ortostatismo durante la manovra di Valsalva,  si può identificare la sede di eventuali vene perforanti incontinenti e la direzione del flusso ematico nelle vene varicose.  Dopo avere sintetizzato la genesi della malattia varicosa,  si può parlare delle varie terapie di questa malattia.  Continua…

25/06/2017

 

Questa definizione le lasciamo agli specialisti angiologi.  Ma  diciamo soltanto che quando la malattia venosa è grave ed ha dato luogo a complicanze di notevole entità,  bisogna ricorrere alla terapia chirurgica;  ma sottolineiamo tutto ciò che si dovrebbe fare per evitare di ricorrere alla chirurgia incominciando dalla prevenzione.

 

26/06/2017

 

Sono buone regole preventive il rispetto di adeguate norme dietetiche ed igieniche,  come il camminare,  il nuotare,  l’andare in bicicletta,  evitare di stare a lungo in piedi ed infine ricorrere al medico specialista alla prima comparsa della sintomatologia precisata all’inizio dell’articolo.  Dopo le norme preventive esistono farmaci efficaci,  ben tollerati e soprattutto con alto indice terapeutico.  Certi farmaci sono consigliati principalmente nella prevenzione, ma anche coadiuvanti  nei successivi stadi della malattia,  quando si richiede l’uso di farmaci più specifici e quando si usano provvedimenti sclerosanti o chirurgici, tutti naturalmente scrupolosamente vagliati.  Tutto ciò deve sempre avere il valido contributo della terapia elastocompressiva graduata.

Oltre a certi farmaci di natura vegetale  come ad esempio l’ippocastano, vi sono farmaci per vari stadi della malattia venosa,  come i flebotonici, gli antinfiammatori, i fibronolitici, gli anticoagulanti, gli antibiotici.  iò ha grande importanza ai fini dell’instaurazione di quelle prime terapie medicamentose, che se risultano inutili nelle fasi più avanzate, possono invece in fasi precoci assicurare qualche vantaggio. I malati,  più spesso donne che uomini, comincia ad accusare un certo senso di pesantezza agli arti inferiori,  dopo una giornata trascorsa in posizione eretta,  oppure i crampi notturni al polpaccio,  oppure ancora dolori puntori nella regione sopramalleolare.  Vengono valorizzati la significativa del facile affaticamento e delle parestesie del piede, delle flebectasie, sicché il problema estetico si affaccia di pari passo con il problema emodinamico. Da questo punto in poi,  un esame delle sequenze semeiologiche di un’infermità tanto diffusa e comune sembra inutile:  presto o tardi la sindrome varicosa così innescata si manifesterà con il suo completo profilo clinico.  Continua…

27/o6/2017

 

Il medico deve preoccuparsi ogni qualvolta si trovi di fronte una paziente di media età,  pluripara,  con tendenza all’obesità,  che abbia problemi di connettivo(ernie,  emorroidi,  appiattimento della volta plantare,  ecc…),  di pensare alla incombente minaccia di varici agli arti inferiori.  Si è data gran parte della responsabilità alle mutate condizioni di vita della donna,  oggi che secondo le statistiche sembra un numero esagerato di persone che soffrono di questa patologia. Ma varia di Paese in Paese,  ad esempio le donne del sud  soffrono meno di disturbi venosi agli arti inferiori,  e questo ci fa pensare molto;  si evidenzia persino fra le diverse aree geografiche non solo del nostro territorio nazionale ma di quello  mondiale.  Questa patologia non è tanto collegata a fattori genetici quanto ad abitudini comportamentali:  lo stare in piedi a lungo  senza camminare,  l’uso di impedimenti meccanici:  come guaine calze riduttive,  calze strette sotto al ginocchio,  poco movimento ,  un’alimentazione troppo raffinata,  e  un’eccessiva esposizione al sole degli arti inferiori. Esistono poi condizioni fisiologiche particolari come ad esempio la gravidanza, o patologiche come la stitichezza, la pinguedine,  che favoriscono l’insorgenza e aumentano la gravità delle vene varicose.   Le conseguenze di questi disturbi non sono da sottovalutare perché accanto ai problemi di carattere estetico esiste anche un’implicazione sociale di primaria importanza, rappresentata dall’elevatissimo numero di giornate lavorative perse,  nell’ordine di qualche milione ogni anno.  La patologia venosa rappresenta un argomento di primaria importanza,  anche sul punto di vista terapeutico,  sia per l’indubbia gravità che può toccare nelle forme di maggior impegno,  sia per l’attenzione che il paziente,  specie di sesso femminile,  le attribuisce collegandola a considerazioni estetiche più che funzionali.  Di qui la necessità di un’opera attenta di informazione che il medico pratico deve saper svolgere circa i pericoli della prolungata stazione eretta,  delle calzature inadeguate,  dei tacchi troppo alti o bassi,  rispetto ai quattro cm fisiologici e sulla opportunità di indossare calze collant a elasticità differenziata sicuramente utili.  Nonostante questo,  la patologia può conclamarsi.  Anzi,  nella maggior parte dei casi,  il medico pratico interviene a patologia già conclamata e il medico ospedaliero vede in prima istanza:  prima cioè del flebologo e del chirurgo vascolare,  le più frequenti complicazioni delle varici. Continua…

28/06/2017

A questo punto il farmaco torna ad essere un presidio essenziale,  coadiuvato dal riposo, e da tutte le altre via di prevenzione già descritte.  Siamo abituati a vedere la vena varicosa nella sua indecorosa goffaggine di serbatoio sinuoso che trattiene nelle gambe il sangue viziato.  Il peso sfiancante di questa colonna liquida retrograda si comunica a tutti i capillari.  I capillari,  i tessuti costituiscono l’unità morfofunzionale istangica  Come nella quale avvengono gli scambi vitali,  nell’apporto dei terminali arteriosi, nella ripresa dei terminali venosi.  Questa fucina metabolica in gran parte misteriosa si altera per  effetto dell’ipertensione venosa retrograda (da cedimento strutturale delle pareti,  delle valvole, ecc…).  Se vediamo finalmente  questa situazione al microscopio,  perché da essa dipende la macroscopica:  varici e complicazioni,  eczemi,  ulcere,  flebiti (più drammatica),  ma anche tante manifestazioni prevaricose,  morfofunzionali importantissime,  oggi le prime da considerarsi in prevenzione e terapia per non passare spesso al peggio.  Il tessuto connettivo,  ci connette ovunque è il maggior costituente del nostro organismo del quale rappresenta circa la metà del peso secco.  Gli studiosi definiscono la malattia varicosa come affezione metabolica spesso famigliare del connettivo vascolare.  Alterato il connettivo,  si altera fino ai capillari la struttura vasale,  si alterano poi i rapporti di filtrazione e riassorbimento verso gli spazi intercellulari ed i capillari per effetto della già citata ipertensione venosa.  Nella normalità,  la pressione idrostatica,  ossia l’estrema propaggine della spinta cardiaca nutritiva,  spinge i liquidi dai capillari ai tessuti, (dal tratto arteriolare del capillare);  la pressione oncotica, indotta invece dalle proteine del plasma,  (nel tratto venulare del capillare)  dall’interstizio tissutale fa entrare i liquidi  (e scarti metabolici) nei capillari.  Se dal versante venoso,  per ipertensione venosa si supera la pressione oncotica,  si rompe il delicato equilibrio di scambi così sommariamente accennato  (quel va e vieni iniziale che meglio risponde al più intimo moto harveyano che alla voce,  sia pur estremamente iniziale di circolazione),  si ha filtrazione superiore al riassorbimento,  dai capillari ai tessuti,  accumulo liquido (edema) diciamo anche tossico,  reversibile la notte in posizione sdraiata,  meglio ad arto un po’ sollevato,  per annullamento della condizione ipertensiva venosa ( il sangue venoso ha ritrovato la giusta direzione del ritorno al cuore.  Continua… nel prossimo articolo.