This entry was posted on mercoledì, Gennaio 23rd, 2019 at 17:06 and is filed under LA NOSTRA SALUTE. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.
23/01/2019
Quando si può dire che una persona è in uno
stato confusionale?
Alessandro e Federica
Quando qualcuno si trova in uno stato confusionale, è in uno stato di confusione cioè soffre di un disturbo della coscienza che questa non appare più vigile, con disorientamento che si protrae nel tempo, nello spazio e nelle relazioni interpersonali, con incapacità di focalizzare l’attenzione su un determinato contenuto. Spesso lo stato confusionale acuto o cronico che sia, è sintomo di molte malattie organiche come ad esempio: intossicazioni, disturbi circolatori, malattie infettive, ecc. Oppure si può manifestare anche con malattie psichiche e altro ancora come traumi ecc.
Elena Lasagna
01/02/2019
Che cosa avviene nel congelamento? Grazie.
Alessandra e Giovanni
Spesso sono colpite le estremità, specialmente gli arti inferiori, a partire dai tratti distali. Il congelamento si distingue in tre gradi, questo avviene in base ai sintomi e alla gravità. Il congelamento di “primo grado” è caratterizzato da un dolore che trafigge, insieme a torpore, edema, eritema, che regrediscono in un lasso di tempo che va da circa dieci giorni a un mese, lasciando la parte con fitte sempre più estese di un colorito scuro giallastro. Il congelamento di secondo grado può anche regredire, ma può evolvere con comparse di fitte sempre più estese, dal contenuto giallo verdastro emorragico. Le unghie tendono a staccarsi, si avvertono disturbi sensitivi, con la comparsa di fenomeni paretici e rigidità muscolare. Se non sarà possibile il recupero con il dissecamento delle fittene, persistono ulcerazioni torbide e questo è il congelamento di “terzo grado”: compare un progressivo raffreddamento, sempre a carico delle parti distali che prima diventano cianotiche e bluastre poi cadono in necrosi; in tutti i casi la guarigione è molto lenta.
Elena Lasagna
04/02/2019
Se dagli esami risulta che abbiamo un’azotemia elevata, che cosa dobbiamo pensare? Grazie!
Bruno e Adelaide
Se l’azotemia è una concentrazone di azoto nel sangue, e se in condizioni normali non supera certi valori per cento millilitri è ovvio che se abbiamo dei valori altissimi può indicare una funzione inadeguata, vale a dire antitossica del fegato e un’ imperfetta depurazione del sangue da parte dei reni. Ma l’azoto è uno dei componenti chimici dal simbolo “N”che costituisce la materia vivente. In rapporto ai vari stati patologici l’azotemia, che normalmente varia da … a seconda del metodo analitico impiegato o della parte di azoto incoagulabile dosata, può subire una riduzione (ipoazotemia) o un aumento (iperazotemia). Abbiamo una ipoazotemia nella degenerazione grassa del fegato, nell’atrofia giallo-acuta, nelle cirrosi atrofiche, in alcune nefropatie chirurgiche, e talvolta in portatori di forme prostatiche. Le iperazotemie invece possono essere di origine renale, come nefriti acute subacute e coniche; nefrosclerosi ed extrarenale come vomiti, diarree; avvelenamenti, stati post traumatici; ecc.
Elena Lasagna
11/02/2019
Al giorno d’oggi ci vuole una grande forza per non perdere le staffe in pubblico, si vedono e si sentono cose che irritano anche i santi; come possiamo fare?
Federica
Occorre una grande carica di pazienza, se si perde questa non siamo nessuno. Tutta questa rabbia reppressa che ci fanno trovare gratuitamente, bisognerebbe analizzarla, sarebbe molto più utile e costruttivo valutare se essa è immotivata , e in questo caso, qual è la ragione che la suscita. Ma se invece c’è una ragione plausibile di esistere, in alcuni casi sarebbe bene concedersi di filtrarla, e manifestarla spontaneamente in altri, trattenerla in altri ancora può costituire un modo per gestire le cose. Le stesse considerazioni hanno valore per qualsiasi altra componente emotiva.
Elena Lasagna
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