14.06.2016

LA DISIDRATAZIONE PROFONDA SECONDA PARTE

Author: Elena Lasagna

 

 L’ IMPORTANZA DELL’ACQUA  NELL’ ORGANISMO

 

 

L'IMPORTANZA DELL'ACQUA NELL'ORGANISMO

15/06/2016

 

Dal punto di vista alimentare l’acqua è di importanza fondamentale come mezzo nel quale vengono assorbiti gli alimenti,  nel quale vivono le cellule attuando il loro metabolismo,  nel quale vengono escreti i prodotti di rifiuto dell’organismo.  Alla dieta spetta di fornire la quota ottimale,  non solo in condizioni fisiologiche, quando,  entro certi limiti,  i meccanismi omeostatici dell’organismo possono provveder a trattenere una quota in caso di difetto o eliminarne l’eventuale eccedenza,  ma soprattutto in condizioni patologiche ne sia difficile l’assorbimento o l’eliminazione.  L’acqua costituisce il 60% circa in peso dell’organismo umano con variazioni secondo l’età e il sesso.  L’acqua dell’organismo proviene dalle seguenti tre sorgenti e in media,  in condizioni normali in queste quantità:

 

1) Acqua  e bevande: ml 1.000-2500

2) Acqua degli alimenti solidi e semisolidi:  ml 100-1500

3)  Acqua metabolica:  ml 400 totale 2.400-4.400

L’ acqua endogena o metabolica si firma per ossidazione durante il metabolismo dei principi alimentari.  In particolare: 100 g d i proteine danno 40 g di acqua;  100 g di glucidi danno 55 g di acqua, 100 g di alcool danno 117 g di acqua;  100 g di lipidi danno 108-10 g di acqua.  L’assorbimento viene prevalentemente nel colon.  Malgrado le vaste ricerche il suo meccanismo fondamentale sembra che non sia completamente noto:  sembra che si tratti di diffusione attraverso  “pori o canali” della membrana lipidica della mucosa .

 

Distribuzione nell’organismo (compartimenti idrici)

La maggior percentuale di acqua si trova nelle cellule metabolicamente attive, muscolari e viscerali;  la minore invece nelle strutture di sostegno.  Nel suo insieme può essere divisa in due compartimenti o spazi principali sulla base della maggiore concentrazione in sodio e potassio:

 

1)  Primo compartimento: acqua intracellulare;

2) Secondo compartimento: acqua extracellulare e questa in altri minori.

L’Acqua intracellulare costituisce il 55%: l’acqua extracellulare il 45%.  A sua volta il compartimento intravascolare (plasma) rappresenta il 75%;  il liquido interstiziale il 20/%,  Il liquido dei tessuti di sostegno il 17,5%. Fra i vari settori,  cellulare,  plasmatico,  interstiziale,  separati come da una membrana semiimpermeabile,  avvengono continui scambi,  sia dell’acqua che delle sostanze in essa disciolte. L’acqua ,  tranne che nelle cellule dei nefroni distali,  passa liberamente tra i vari compartimenti. Il suo passaggio da un compartimento all’altro,  viene determinato dalla concentrazione da una parte o dall’altra degli ioni non diffusibili ( fosfati potassio,  proteine, magnesio intracellulari), cioè dalla pressione osmotica e oncotica,  e dalla pressione idrostatica ( pressione ematica e gravità).

 

   IN  ALTRI TERMINI L’ACQUA SEGUE I SOLUTI.  QUESTE FORZE  (OSMOTICA E ONCOTICA)  SONO BILANCIATE DA UNA COSPICUA PROPRIETÁ DELLE CELLULE VIVENTI DI TENERE FUORI DALLE CELLULE DI SODIO ATTRAVERSO UN CONTINUO POMPAGGIO  (POMPA DEL SODIO E DEL POTASSIO), processo vitale richiedente energia a spese del metabolismo dell’ ATP.

 

La maggior parte degli scambi di acqua,  elettroliti,  sostanze nutritive,  ossigeno,  ossido di carbonio e altri prodotti del metabolismo,  avviene per diffusione.  L’acqua fra capillari e liquido interstiziale viene ricambiata diverse volte al secondo;  sodio,  cloro,  glucosio e urea si scambiano da 2 volte a quaranta volte al secondo. Lo scambio delle sostanze liberamente diffusibili  (urea,  glucosio,  O²,  ecc.),  avviene secondo il gradiente esistente tra i diversi comparti.  L’edema diviene clinicamente evidente quando il liquido interstiziale è aumentato di circa il 50%.  Lo scambio di acqua tra il mondo esterno e l’organismo si completa attraverso il passaggio dei liquidi dai capillari agli spazi interstiziali e da questi nei tessuti e da qui di nuovo negli spazi e ritorno nel sistema circolatorio tramite i capillari venosi e linfatici.

Inoltre,  nell’organismo vi sono due importanti scambi di acqua.

Il primo è costituito da secrezioni del tubo gastro-enterico,  che per un uomo di 70 kg ammontano a 7-10 litri/die.  Questi liquidi vengono escreti dalle ghiandole a secrezione esterna dello stomaco e dell’intestino tenue e per la maggior parte riassorbiti dall’intestino crasso.  Il secondo è costituito dal filtrato glomerulare che per un uomo di 70 kg va da 120 a 190 litri al giorno che,  tranne qualche litro escreto con le urine,  viene completamente riassorbito nei tuboli renali.

Escrezione.

 

Ogni giorno in condizioni normali, l’organismo adulto elimina circa 2.200 ml .  Nel soggetto normale introiti e perdite si bilanciano perfettamente e il peso corporeo varia meno del 2%.  L’acqua introdotta con le bevande o acqua libera,    è indispensabile per l’adeguata escrezione urinaria dei prodotti del metabolismo ( minimo un litro con una concentrazione renale massima,  a dieta normale) e per reintegrare le perdite.  Essa varia largamente secondo il  peso,  la superficie corporea,  il sesso,  l’età,  il metabolismo basale,  le abitudini,  l’attività,  l’alimentazione,  il clima ecc.  Così la sudorazione abbondante induce aumento dell’ingestione di liquidi;  l’alimentazione in eccesso determina un aumento di introduzione di bevande,  che sono necessarie per diluire gli alimenti,  affinché possano essere digeriti e assorbiti.

Lo stimolo fisiologico all’ingestione di acqua è la sete,  impressione sensoriale avvertita come secchezza delle fauci e desiderio di bere.  Questa insorge quando si verifica carenza assoluta o relativa di acqua essendo venuti meno per cause intrinseche o estrinseche all’organismo i meccanismi omeostatici dell’ADH e dell’aldosterone.  Continua, a domani…

 

17/06/2016

 

Nell’essere umano,  fattori ambientali,  psicologici,  sociali,  culturali possono condizionare abitudini ad introdurre liquidi e bevande indipendentemente dagli stimoli fisiologici che regolano l’equilibrio idrico e ciò è valido soprattutto per l’uso e abuso di alcoolici, caffè,  latte,  bevande edulcorate la cui ingestione avviene senza avere il vero bisogno.  L’acqua è il solvente generale di tutte le sostanze idrosolubili dell’organismo; il veicolo inerte del materiale nutritizio,  degli escreti e dei secreti attraverso il circolo ematico e linfatico; il mezzo nel quale avvengono le reazioni biochimiche.  Stati morbosi da carenza (disidratazione).  Possono essere causati da ridotta ingestione o perdite eccessive qualora ne derivino diminuzione dei liquidi sia  extra che intracellulari e aumento dei rispettivi soluti.  conseguenze biochimiche: aumento dell’osmolarità degli elettroliti e delle proteine plasmatiche,  diminuzione dell’urea urinaria e aumento di quella serica per diminuito flusso renale;  aumento dell’ADH.  SINTOMATOLOGIA:  sete intensa,  essicosi cutanea e mucosa,  perdita acuta DI PESO,  TACHICARDIA,  IPOTENSIONE,  OLIGURIA,  IPERPIRESSIA,  IPERPNEA  ALLUCINAZIONI,  DELIRIO,  COMA.  Stati morbosi da eccesso ( sindrome da diluizione).  le cause possono essere:  eccessiva somministrazione parenterale;  insufficiente escrezione renale, (diminuita filtrazione  e aumento del riassorbimento)  secondaria a insufficienza cardiaca,  epatica( con ascite);  somministrazione incongrua di ADH; inappropriata secrezione di sostanze antidiuretico-simili da neoplasie.  La sintomatologia, specie se l’instaurarsi dell’eccesso d’acqua è acuto,  è quella dell’intossicazione idrica che inizia con afasia e può giungere fino all’atassia, alle scosse  tonico-cloniche,  come,  nausea,  vomito,  crampi addominali e decesso per diluizione ematica  (diminuzione dell’emoglobina,  delle sieroproteine,  della viscosità,  della conduttività,  della concentrazione molare)  seguita dai segni di concentrazione.

 

INVECCHIAMENTO CUTANEO.  L’invecchiamento trascina con sé un deficit globale dei sistemi fisiologici in grado di assicurare l’omeostasi: ed è verosimilmente questo il fatto predominante della senilità;  è questo insieme di danni che probabilmente permette di distinguere l’invecchiamento dalla maturità,  NELLA QUALE AL CONTRARIO L’OMEOSTASI è GARANTITA.  Occorre però tenere presente che questo deficit non è retaggio dell’età avanzata.  E così si potrebbe anche pensare che la giovinezza ingloba il periodo in cui l’organismo acquisisce i meccanismi regolatori di un’omeostasi soddisfacente,  la vecchiaia quello in cui li perde progressivamente e la maturità quello in cui li possiede nella pienezza della sua efficienza.

 

L’invecchiamento di un organismo o di un organo vivente è l’insieme delle alterazioni biochimiche,  funzionali ed anatomiche che intervengono in funzione del tempo a partire dal momento in cui il sistema studiato ha cassato di crescere,  cioè dal momento in cui ha raggiunto un equilibrio stabile.   Infatti,  solamente quando la crescita sarà ultimata si potrà parlare dapprima di maturità,  poi invecchiamento. È evidente che non si può parlare di invecchiamento confrontando un soggetto giovane,  con un soggetto vecchio:  al soggetto giovane,  in tale confronto,  dev’essere sostituito un soggetto nella pienezza della sua maturità.  Ritornando all’insieme delle alterazioni di cui sopra,  si deve subito precisare che esse sono nocive,  progressive e irreversibili:  il tempo le aggrava inesorabilmente.  Il loro risultato finale è rappresentato dal blocco dei meccanismi funzionali ed anatomici in grado di assicurare la sopravvivenza.  In più l’invecchiamento è un fenomeno ineluttabile poiché colpisce tutti gli individui di una popolazione a partire da una certa età.  Tale fenomeno è variabile entro certi limiti in funzione della specie e dell’ereditarietà.  In breve l’invecchiamento è l’insieme di quei disordini progressivi e irreversibili,  che colpiscono obbligatoriamente,  in funzione del tempo, ogni sistema vivente fino a quel momento in equilibrio,  dopo che ha terminato la sua fase di crescita.

21/06/2016

 

Ogni organismo vivente è obbligatoriamente modificato dal mezzo in cui vive,  fisico,  chimico e biologico.  Anche se non ha subito delle conseguenze spiacevoli,  il suo comportamento si modifica.  Per esempio in immunologia si conosce assai bene la formazione di anticorpi pur senza che si sia avvertito uno stato patologico:  l’organismo ha però,  nel frattempo modificato la sua reattività.  I tegumenti invece offrono un rilevante esempio di accumulo di cause patologiche.   Basta pensare ai danni provocati dal sole,  dall’inquinamento e dalle intemperie per capire il motivo per cui le zone di pelle solitamente riparate dagli indumenti differiscono così tanto dalle zone esposte.  In un altro campo si sa bene come le abitudini alimentari giochino un pesante ruolo nei confronti delle lesioni arteriose,  senza naturalmente trascurare l’ereditarietà,  la disponibilità dei sistemi enzimatici, e la professione esercitata.  Occorre tenere presente un fatto fondamentale,  tutti gli organi di uno stesso individuo non subiscono l’influenza della vecchiaia in modo uguale.  Ogni ora che passa,  ferisce,  ma l’ultima ora uccide a causa di una lesione assai più spesso preferenziale piuttosto che globale.  E questa constatazione è di primaria importanza malgrado la sua banalità.