14/07/2015

LA  SABINA

 

LA  SABINA

La  sabina appartiene alla famiglia delle Cupressaceae  (conifere) . È un arbusto a foglie sempreverdi molto ramificato, con portamento spesso piramidale e alto fino a quattro metri, raramente può raggiungere una lunghezza maggiore. Le foglie sono opposte a due a due, ogni coppia è alterna con la precedente e si formano quattro file di foglie; le foglie sono formate da una piccola scaglia aderente al rametto. Nelle piante giovani le foglie possono essere aghiformi e talvolta si ritrovano anche nelle piante adulte. i fiori della sabina sono separati in maschili e femminili sulla stessa pianta; quelli maschili sono riuniti in amenti ovoidali, ognuno dei quali è composto da una brattea e da tre-sei stami. I fiori femminili sono penduli e alla maturazione formano una specie di bacca di colore azzurro scuro e pendula contenente normalmente i semi ovoidali dalla superficie rugosa. Cresce nella zona montana e alpina delle Alpi e degli Appennini ed è talvolta coltivata come pianta ornamentale. La parte velenosa è tutta la pianta specialmente i rami con gli aghi.

 

IL  TASSO

 

Il tasso è un’altra pianta molto velenosa, appartiene alla famiglia delle Taxaceae. È un albero sempreverde molto longevo, addirittura si dice che possa superare il millennio, può raggiungere l’altezza di 15 metri; il tronco è regolare e spesso contorto, è l’unica pianta fra le conifere che non possiede canali resiniferi e quindi non produce resina.  Le foglie sono disposte a spirale sui rami ma, per torsione del picciolo molto piccolo diventano subopposte; la lamina è lineare e taslvolta lievemente arcuata e terminata da un apice appuntito. I fiori sono separati su piante diverse: quelli maschili sono formati da amenti con numerose brattee che proteggono le antere, quelli femminili sono posti all’apice di un rametto dove alcune squame proteggono l’ovulo. Il frutto è formato da una porzione carnosa esterna, di colore rosso a maturità, che contiene un seme. Il tasso cresce spontaneo nella zona montana e subalpina delle Alpi e degli Appennini, ma è anche coltivato come pianta ornamentale: è di grande effetto. La parte velenosa è tutta la pianta in particolare le foglie e i semi.

 

IL  COLCHICO

 

Il colchico appartiene alla famiglia delle Liliaceae. In alcune regioni è detto anche “il safran falsu” ( lo zafferano falso) da non confondere con quello vero, a distinguerlo sono i suoi fiori di colore rosaceo chiaro anzichè violaceo rossastro. È una pianta erbacea vivace con un bulbo ovoidale profondamente interrato e coperto da parecchie squame brune; produce i fiori in estate e in autunno, quando le foglie si sono già seccate. Le foglie sono da tre a quattro, spuntano dal bulbo, hanno la base inserita una nell’altra, sono lanceolate, talvolta lineari, con l’apice acumunato e il margine intero; sono di consistenza un po’ carnosa di colore verde intenso. i fiori sono solitari, hanno la corolla formata da sei tepali saldati in un lungo tubo che parte dal bulbo e fuoriesce per diversi centimetri dal terreno, all’estremità si divide in sei lobi di colore lilla chiaro, lungo il tubo sono fissati i sei stami, l’ovario è posto nel fondo. Il frutto è una capsula a tre logge contenente alcuni semi rotondi di colore brunastro. Il colchico cresce spontaneo nei prati, dalla zona submontana a quella subalpina , nelle Alpi e negli Appennini. La parte velenosa è tutta la pianta specialmente i semi e il bulbo.

16/07/2015

LA  CICUTA

La cicuta appartiene alla famiglia delle Apiaceae,delle ombrellifere. È una pianta erbacea biennele che nel primo anno produce solo le foglie, mentre nel secondo mette il fusto alto fino a 2 metri; è un fusto ramificato solo in alto, con la superficie solcata da striature longitudinali e con numerose macchie irregolari di colore rosso-brunastro. Ha le foglie alterne, che presentano un robusto picciolo dall’aspetto simile al fusto e dilatato alla base, il lembo ha contorno triangolare con dei segmenti ovali-oblunghi acuti e con il margine lievemente dentellato. I fiori sono riuniti in grandi ombrelli composti a loro volta da ombrellini; il calice ha cinque sepali molto piccoli saldati alla base tra loro, la corolla è formata da cinque petali bianchi, ovali e spatolati. I frutti sono dati da due acheni piano-convessi ciascuno con cinque costole sporgenti. La cicuta si trova dal mare alla zona submontana di tutta la nostra penisola ma specialmente nei luoghi ombrosi, nelle boscaglie e nei luoghi dove ci sono macerie. La parte velenosa della cicuta è completa ,dal rizoma ai semi e tutta la parte aerea della pianta.

LA  DIGITALE

 

La digitale appartiene alla famiglia delle Scophulariaceae. È anch’essa una pianta biennale con una radice a fittone: nel primo anno produce una rosetta di foglie basali tra le quali, nel secondo spunta il fusto floreale alto solo un metro nelle piante spontanee, può raggiungere due metri nelle piante coltivate; tutta la pianta è leggermente pelosa e tende ad essere biancastra. Le foglie basali diventano lunghe fino a 20 centimetri con un picciolo non molto lungo, il lembo è ovoidale o lanceolato, il margine ondulato e dentellato, la base è ristretta a cuneo; la superficie superiore è bollosa, mentre in quella inferiore sono ben visibili le nervature che formano il fitto reticolo. I fiori sono riuniti in un recemo molto lungo, con il picciolo corto e sono rivolti verso il basso; il calice è formato da cinque sepali, la corolla tubolare è di colore rosso violaceo nelle piante spontanee, e in quelle coltivate sono di colore vario. I frutti sono capsule ovoidali che si aprono in due valve e contengono numerosi semi. La digitale si trova spontaneamente nelle zone del nord, ma è coltivata come pianta ornamentale in molte zone del mondo. La parte velenosa è tutta la pianta, in particolare le foglie durante il periodo della fioritura.

19/07/2015

LO  STRAMONIO

 

Lo stramonio appartiene alla famiglia delle Solanaceae. È una pianta annuale con un fusto cilindrico, sfumato di colore vioalaceo, diviso dicotomicamente e alto un metro circa con una radice fittonante. Le foglie sono alterne, hanno il picciolo robusto dilatato alla base, la sua lamina ha contorno ovale, il margine è variamente inciso in lobi acuminati sia piccoli e grandi; la base è spesso asimmetrica con un lembo più corto da un lato e più lungo dall’altro. I fiori sono solitari, inseriti normalmente nelle biforcazioni del fusto, il calice è tubolare, rigonfio in basso e terminato da cinque lembi acuti, la corolla anch’essa è tubolare, è bianca, a volte può essere azzurro-violacea, lunga due volte il calice. Il frutto è una capsula formata da quattro valve con la superficie esterna coperta da numerosi aculei. Lo stramonio cresce un po’ ovunque, dal mare alle zone submontane; preferisce i luoghi umidi e i terreni ghiaiosi non pressati, dove ci sono cocci di ruderi. La parte velenosa è tutta la pianta comprese le radici.

 

IL  VERATRO

Il veratro fa parte della famiglia delle Liliaceae. È una pianta perenne con un rizoma carnoso segnato da cicatrici nelle foglie più vecchie. Nella porzione apicale sono presenti i resti dei piccioli, nella parte inferiore è provvisto di numerose radici; il fusto è eretto, pieno di fistole e può raggiungere più di un metro di altezza. Le foglie sono alterne, con il lembo ovale  o elittico, alla base si restringono in una guaina amplessicale, sono pieghettate longitudinalmente seguendo l’andamento delle nervature. I fiori sono riuniti in un’ampia pannocchia posta all’apice del fusto, e ogni fiore ha il peduncolo che nasce dall’ascella di una brattea, l’involucro è formato da sei tepali liberi ovali-lanceolati con alla base due ghiandole nettarifere. Il frutto è una capsula con tre valve contenente i semi appiattiti e alati di colore bruno chiaro, grigiastro. Questa pianta cresce nella zona montana e subalpina delle Alpi e Appennini. La parte velenosa del veratro è soltanto il rizoma che però può essere fatale. Quando non è fiorita questa pianta può essere confusa con la genziana, si distingue dalla collocazione delle foglie che sono opposte anziché alterne.

IL  GIUSQUIAMO

Questa pianta fa parte della famiglia delle Solanaceae. Non è perenne, può essere biennale, solo raramente potrebbe sopravvivere per altri anni. il primo anno produce una rosetta di foglie dove fra le quali il secondo anno spunta il fusto che può arrivare fino ad un metro di altezza, tutta la pianta ha un portamento peloso e vischioso.  Le foglie iniziali sono disposte in rosette, hanno il picciolo corto, sono ovali-oblunghe, il margine è inciso in lobi più o meno profondi, a volte pennatifide; le foglie del fusto sono simili ma sessili, l’apice ei lobi sono acuminati. I fiori sono inseriti singolarmente all’ascella delle foglie superiori, sono sessilicon un breve picciolo, il calice è saldato a tubo allargato alla base e diviso all’apice in cinque denti acuti, la corolla è tubolare divisa alla fauce in cinque lobi arrotondati, di colore giallastro con venature violacee. Il frutto è una capsula contenete i semi di colore nero. Questa pianta cresce nei luoghi dove ci sono ruderi e negli incolti dal mare fino alla zona montana. Il giusquiamo è completamente velenoso. Io mi fermo qui, conosco ancora altre duemila piante fiori ed erbe velenose, fra le quali molto diffusa è la dulcamara, la brionia, il cocomero asinino ( dal frutto si può confondere con il papavero non sbocciato ) l’aconito, ecc…

Prima di raccogliere  piante, fiori ed erbe è bene avere una conoscenza approfondita perché molte di loro si possono confondere con quelle officilalis e potrebbero essere fatali.