31.01.2013

LA CURA DEI PIEDI QUATTRO

Author: admin-ele

 01/02/2013

CURIAMO  I  NOSTRI  PIEDI

IGROMA

È un’infiammazione delle borse mucose e fra le maggiori  caratteristiche che la denotano primeggia la costanza.  I gottosi,  gli artritici,   i reumatizzati ne sono colpiti particolarmente nella forma acuta ;  l’igroma è però spesso conseguente a lesione traumatica.  ( Un trauma che si ripete su di una parte molle, provoca infatti una reazione di difesa che costituisce, nel punto di maggior compressione, l’affezione dolorosa detta ” igroma “). Nella sua fase più acuta l’igroma presenta una tumefazione fluttuante,  rotondeggiante e dolente.  Accade che si risolva per riassorbimento  o per suppurazione : si è naturalmente più inclini a propendere che il paziente arrivi personalmente allo stadio di suppurazione,  attraverso le varie fasi apparenti  e di sensibilità con conseguente risoluzione chirurgica.

L’igroma subisce fasi di :

a ) formazione e sensibilità

b ) callosità apparente e irritatissima

c ) translucidità fluttuante

Qualche volta l’igroma  ( è da credere in una saggia determinazione dell’individuo sofferente,  atta ad eliminare ogni forma di compressione sulla anomalia dolorosa  del suo piede, sottoponendosi a costanti bagni o a periodi di immobilitá a riposo ) supera lo stadio acuto per passare allo stadio cronico che è indolore.

L’igroma tumefatto  ( trattato dal medico curante durante questa fase ) viene curato con una incisione,  seguita da lavaggi e , nei casi peggiori il medico procederà  alla evacuazione e  alla escissione della parete.  In un individuo sofferente di tale anomalia l’igroma in genere si acutizza per:

a ) imperizia personale dell’individuo che ne è affetto,  nell’assottigliamento dello strato corneo superiore, che denota tutte le caratteristiche apparenti in un callo;

b ) lesioni praticate dallo stesso paziente sui tessuti circostanti quella che apparentemente sembra essere callosità ;

c ) l’insistere con il tipo di calzatura che ha traumatizzato la parte.

Il Pedicure non completamente esperto che non si limiti ad assottigliare leggermente asportando il solo strato corneo superficiale,  provoca anzitempo la fase più acuta dell’igroma ; infatti :

a ) l’insistere nel trattamento sullo strato corneo confondendo l’affezione  con una callosità suppurata,  può condurre al perforamento della vescica sierosa,  con tutte le conseguenze che ne derivano.

b ) il mancare , in caso di fuoriuscita di siero o di una emorragia,  di apprestare tutti quegli accorgimenti necessari ( lavaggi iodati, aspersioni con polveri antibiotiche ), di medicare al fine di proteggere la parte costretta nella calzatura tutt’altro che scettica ;

c ) il non indirizzare il paziente,  già costretto nella fase irritativa,  da un medico specialista,  dopo avergli fatti praticare un primo necessario periodo di immobilità,  a gamba tesa, e con costanti bagni caldi antisettici, intervallati da impacchi umidi.

L’igroma giunge ad una fase acuta ( insopportabile ) soprattutto quando, attraverso le fasi della sua evoluzione in ambiente scettico,  attraverso una lesione della pelle penetrano  germi nella borsa sierosa producendo pus, il quale cerca di aprirsi la strada attraverso la pelle nei circostanti tessuti sani.

CALLO DEL TENDINE

Altro tipo di callo complesso,  insorge sul tendine del quale prende il nome di ” callo del tendine ”  .  Non è molto frequente e si determina sull’estensore proprio dell’alluce.  Si incunea con particolare profondità nella zona di articolazione metatarso-falangea,  la zona è particolarmente soggetta a frequenti strofinamenti o a compressioni verso il lato interno della calzatura stessa.  Generalmente sia per la compressione del callo o per lo sforzo del tendine medesimo,  teso quasi come una corda di un arco, la circostante superficie del callo del tendine appare generalmente infiammata,  sensibilissima al tatto; per cui una conseguente estirpazione,  oltre a risultare più  laboriosa nonostante la similarità di questo callo rapportato ad uno qualunque,  di natura dorsale,  sulle articolazioni delle dita ( falango-falangea ),  può prospettare pericolosità ad ogni effetto di una probabile complicazione: e cioè la peggiore delle ipotesi di pericolosità , il caso di infezione, che la borsa sierosa situata immediatamente a contatto con la guaina del piede, suppurando origini una artrite infettiva.

È certo comunque che estirpare codesta callosità sul tendine è sempre cosa possibile se pure ardua ( sarebbe utile eseguire sulla parte un’unica incisione in profondità ed estirpare il callo con un rapido movimento atto ad eliminare residui di pellicine che,  indurendo,  contribuiscono a maggiorare il processo infiammatorio ), nella migliore delle ipotesi  però data la natura del tendine e il lavorio cui è costantemente soggetto,  il callo si riprodurrà in tempo brevissimo,  tanto da escludere la necessità di estirparlo.  Una diagnosi serena ed onesta convince il paziente a sottoporsi ad un piccolo intervento chirurgico che riporterà  l’alluce ad una normale articolazione attraverso il suo estensore , eliminando la possibilità di recidiva di codesta fastidiosa callosità del tendine.

CALLO  MILIARE

È  un tipo di affezione dolorosa e cornea presente nella regione plantare del piede all’altezza della prima articolazione metatarso falangea e sotto l’alluce.  Di forma rotondeggiante unicuspide con vari millimetri di diametro sulla sua superficie e con l’ estrema punta conficcata nel derma in cui insorge. Talvolta presente come unico esemplare è spesso accompagnato da una famigliola della sua stessa specie. Ne è soggetto l’individuo in età già avanzata,  costituzionalmente magro o comunque affetto da disturbi venosi o uricemici;  può essere però presente anche in gottosi o diabetici.  Lo caratterizza la sua durezza particolare,  la profondità esagerata ; nel suo periodo d’inizio presenta all’osservazione piccoli puntini più scuri della pelle nella regione di insorgenza e si manifesta nel paziente attraverso un lieve e molesto bruciore o trafittura.  Evolve secondo lo sforzo a cui è soggetto l’arto nel quale è inserito, l’età del paziente e il genere di deambulazione dello stesso,  attraverso periodi più o meno vari di dieci, venti , trenta , giorni.  Nell’ ultimo periodo presenta sintomi dolorosissimi di trafittura esagerata,  con arrossamenti nel tessuto circostante accompagnati da bruciore talvolta tanto violento da richiedere un immediato trattamento di enucleazione del callo.

CALLO  MOLLE

(occhio di pernice )

L’occhio di pernice è un tipo di callo piuttosto comune e lo si riscontra particolarmente nel genere femminile tormentato da calzature totalmente inadatte alle esigenze anatomiche del piede o antifisiologiche. È  un’affezione caratterizzata negli spazi interdigitali, rotondeggiante di colore biancastro nei suoi margini,  più scuro al centro, si differenzia dal comune callo appunto per lo strato corneo di cui è composto : molle e bianco ovvero cotto dagli umori prodotti nell’eccessiva traspirazione interdigitale.  Un cedimento metatarsale o di tutto l’arco trasversale dà origine ad una deambulazione male equilibrata: costringe le dita ad una non naturale articolazione e in un tessuto particolarmente sensibile, soggetto a forme di idrosi,  viene a prodursi codesto callo molle.  A resezione avvenuta, sarà doveroso per il paziente di mantenere lo spazio interdigitale , colpito dalla fastidiosa anomalia, il meno umido possibile , cercare di mantenerlo in una condizione perfettamente asciutta,  onde  ottenere un grande miglioramento se non la perfetta e totale scomparsa dell’anomala callosità.

CASO  PARTICOLARE

Un trattamento inutile al piede dolorante di un paziente, dolorante per un’anomalia non bene definita, non è sicuramente un caso di tutti i giorni. Prima di intervenire potremmo pensarci bene per formulare una diagnosi, adducendo pretesti del tipo corrente:  ” reumatismi, acidi urici, difetti di circolo ” , altri ancora avranno in successive sedute cercato di giustificare, a se stessi e verso il paziente, la causa della dolorosa anomalia ” fantasma “, sorta in un punto qualsiasi della pianta del piede. Per meglio intenderci il piede di un soggetto perfettamente sano presenta un lieve ispessimento sulla faccia plantare all’altezza dell’alluce,  fortemente irritato nella regione sottostante. Primo e logico ragionamento livellare l’ispessimento entro il quale necessariamente dovrebbe trovarsi il fittone di un callo, fortemente compresso dal peso della persona del paziente , e a giustificare la forte infiammazione. Primo risultato nullo. Il tessuto più sotto si presenta sano, privo di callo e fittone. Eliminato però il lieve ispessimento,  ad una lieve pressione esercitata sulla parte,  il paziente avverte il medesimo dolore acuto tanto da imporre al medico un nuovo e più attento esame onde trovar finalmente la causa che deve assolutamente esistere. Con l’ausilio di una buona lente e molta attenzione finiscono per rilevare un piccolissimo punto leggermente più scuro del tessuto del piede. Si tratta di un volgarissimo pelo che ha trovato modo di conficcarsi verticalmente nella parte,  per agire sulla stessa come uno spillo. Un caso qualsiasi questo, particolare nella sua possibilità di ripetersi con troppa frequenza,  ma assolutamente possibile del quale tutti potrebbero lamentare le conseguenze. Continua nell’artico ” La cura dei piedi cinque ” .