10.11.2011

RISPOSTE AI LETTORI 42

Author: admin-ele

               10/11/2011

PERCHÉ  SI  E’ TIMIDI?

CHE COS’ È L’ IMBARAZZO  E’ LA  STESSA COSA?

Giulia

Si parla di timidezza come un fattore costituzionale; oppure la timidezza  legata all’ereditarietà, o ad una certa predisposizione a certi atteggiamenti…

La timidezza è anche il risultato , la conseguenza di veri elementi che derivano dalle esperienze compiute nell’ambito familiare, e in quello sociale. Per quanto riguarda gli ‘aspetti “educativo familiare” , sono quei comportamenti educativi che concorrono con maggiore incisività a determinare una situazione caratteriale di sfiducia, insicurezza, e timidezza.

Nel corso della vita di un bambino a qualsiasi età per una serie di motivi e da creazioni psicologiche legate a tale passaggio evolutivo di crescita è abbastanza normale che in questo periodo appaiono temporaneamente delle manifestazioni di timidezza. In casi di questo tipo è sufficiente che, soprattutto nell’ambito familiare, vengano sviluppati atteggiamenti di  comprensione, fiducia e sostegno per agevolare il superamento di tali difficoltà.

Il timido quando parla arrossisce, si sente sgraziato, a volte queste persone vengono scambiate per persone difficili, aggressive, in realtà non è altro che la difesa esteriore di una profonda insicurezza. Hanno un grande bisogno di comprensione, di elementi che li facciano sentire al sicuro con se stessi e con gli altri. Anche in questo caso è importante conoscersi per l’accettazione profonda di ciò che ognuno è: un essere umano unico e irripetibile, con potenzialità, qualità, pregi e anche fattori negativi ma comunque accettarsi per quello che si è.

A volte succede anche a persone di alto livello, di non essere mai soddisfatti di se stessi, all’apparenza risultano dei timidi, forse credono di esserlo.

” L’imbarazzo” invece è uno stato emotivo che non esiste alla nascita ma si sviluppa nel tempo. L’imbarazzo è legato a quel sentimento nobile che è ” l’emozione”. Una persona potrebbe provare imbarazzo in una situazione in cui riceve dei complimenti; oppure in una dichiarazione fatta nel momento inopportuno. Essere richiamati dal datore di lavoro per una cosa anche se non grave, ma che potrebbe essere sfuggita di mano,  la persona coscienziosa prova imbarazzo. Esistono molte situazioni che ci fanno provare imbarazzo, ma non vergogna che è un’altra cosa. La vergogna è una cosa diversa perché non è un’emozione provocata dai giudizi degli altri, come spesso si è portati a pensare, ma nasce e si sviluppa dentro di noi. Spesso molte persone confondono la vergogna con la timidezza e l’imbarazzo, forse perché ci si lascia influenzare dalle reazioni che sono le stesse. La vergogna nasce dal profondo: è un sentimento che scaturisce dall’attenzione del giudizio, a volte crudele che si ha di se stessi. Ci sono persone meravigliose che non si sentono all’altezza del mondo che li circonda, o forse perché si rendono conto di avere infranto un proprio dovere. Chi prova questo sentimento  infligge a se stesso un dolore nel fare cose che non vorrebbe fare, perché il suo IO dice che è sbagliato fare. Anche in questo caso come nella timidezza è importante il conoscersi  per accettarsi in ogni modo. Cercare di vivere per se stessi riscrivendo la scala dei valori, che devono essere soltanto nostri e non costruiti da altri, per non fare mai ciò che crediamo sia sbagliato. Cercare di valorizzare i nostri pregi: i nostri punti di forza e sfruttare al meglio le benefiche influenze che hanno sul nostro umore. E poi accettare le nostre emozioni, perché una piccola dose di vergogna non guasterebbe a nessuno! Questo sentimento credo che sia il più umano delle emozioni.

Elena  Lasagna

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15/11/2011

LA  NOSTRA  MENTE  E’  CAPACE  DI  DISTINGUERE  TRA REALTÁ  E  IMMAGINAZIONE?

Filippo da Brescia

E’ vero che un’esperienza intensamente immaginata, per esempio, può essere percepita come realtà e questo può innescare reazioni fisiche e/o psicologiche che sarebbero conseguenti se quest’esperienza fosse vera. A tutti è successo quando si è soli di percepire rumori sospetti: la paura fa correre l’immaginazione e si visualizzano mentalmente cose che appaiono come vere. Spesso si risvegliano i fantasmi del passato: sotto forma di mostri, spettri, vampiri ecc… Mano a mano che la nostra fantasia galoppa sfrenata, il tasso di adrenalina  aumenta considerevolmente nel sangue, come se realmente fossimo in pericolo, la salivazione cessa, il respiro si blocca, e le pulsazioni cardiache corrono all’impazzata nella maggior parte dei casi. Eppure non esiste assolutamente nulla di reale in tutto questo: la mente, sollecitata da uno stimolo, ha innescato una serie di reazioni, convinta che ciò che stava immaginando fosse realtà. Questo fatto spiega anche perché ci è così facile trarre considerazioni e acquisire delle convinzioni anche solo in base a ciò che immaginiamo e che, quindi, possono non avere fondamento. Però se ci conosciamo profondamente io credo che siamo in grado di distinguere fra le due cose.

Per tradizione e cultura siamo portati a considerare la mente come qualche cosa di oscuro, di non definito: risulta difficile capire se essa sia la somma delle funzioni cerebrali o se sia il cervello stesso. Ma, soprattutto, è diffusa la convinzione che, qualsiasi cosa essa sia funziona comunque e non ha bisogno né della nostra attenzione, né, tanto meno, del nostro intervento. Forse questa è la causa per cui mediamente, un essere umano utilizza circa il 15% del suo potenziale mentale, non sapendo di avere a sua disposizione un altro 85% di possibilità che rimangono sconosciute, o mal utilizzate, nel profondo di se stessi; il nostro compito è proprio quello di scoprire questo lato “oscuro”. In realtà moltissimi processi mentali, che agiscono sia sul nostro fisico che sull’attività di pensiero, hanno delle “doppie procedure” : possono attivarsi autonomamente, senza il controllo volontario, oppure possono essere guidati consapevolmente. Con questo discorso , non intendo parlare solo di conoscere intellettualmente: questo è un  processo necessario ma che diventa limitativo se è fine a se stesso. Quello che intendo dire, invece, secondo l’esperienza di alcune persone è che ci si apre, se si diventa disponibili a conoscere, a comprendere e a far entrare tutto ciò nel proprio cuore, oltre che nel proprio cervello, allora ci si arricchisce veramente e studiare, non è più vissuto come un dovere, ma come un vero piacere, un atto di amore verso se stessi, attraverso cui si amplia il proprio spazio di conoscenza e, di conseguenza, anche la propria ricchezza interiore è una grande forza di consapevolezza. Allora si avrà la certezza di distinguere ciò che la propria mente vede,  da ciò che invece vuole o vorrebbe vedere. Ecco perché credo fermamente in certe persone che hanno visto fenomeni incredibili,  ma in altre invece  non credo.

Elena  Lasagna

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17/11/2011

Spesso sogno mia nonna vestita di luce

 come se fosse vicino a me

come posso dimenticare?

Emma

Dimenticare perché?

Vorrei suggerirti, invece, di ricordarti dei tuoi sogni, anzi scrivili. Le persone che amiamo e ci hanno lasciati spesso ci comunicano i loro messaggi di luce, nei quali ci confermano il loro benessere e il loro amore. A volte ci suggeriscono qualcosa, il loro amore continua a proteggerci. Attraverso i sogni, essi comunicano più facilmente con noi; io credo che se contraccambiamo il loro amore…, aspettando che si manifestino quando sarà il momento giusto.

Elena  lasagna

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18/11/2011

E’ vero che il perfezionista è un ipersensibile?

Federica

Io credo che la sensibilità sia una grande componente dell’intelligenza. Le persone perfezioniste mettono concentrazione e attenzione assoluta anche nei più semplici compiti quotidiani, mirando alla riuscita impeccabile di qualsiasi operazione, banale o complessa; dove viene sacrificato un tempo superiore al necessario affinché il lavoro possa essere pianificato nei minimi dettagli. Nonostante ciò il risultato sarà sempre inferiore alle aspettative e alle energie investite. Queste persone sono critiche e intransigenti nei confronti di se stessi. Spesso a queste loro qualità viene sommata una volontà ferrea, di fare, di agire, di cercare di risolvere i problemi degli altri più di quanto in realtà sia a loro stato richiesto: altruisti e generosi credono ” nell’assioma ” intelligenza uguale a bontà. Così si lasciano coinvolgere da tutti i problemi delle persone con cui sono a contatto. Consapevoli delle proprie qualità, però, possono diventare facilmente permalosi e suscettibili, pronti a offendersi facilmente; nonostante siano in buona fede.

Elena  Lasagna