01.06.2011

RISPOSTE AI LETTORI 35

Author: admin-ele

1/06/2011

Tu ci credi nella fine del mondo? E per mano di chi?

Robert

Se c’è qualcuno che sa distruggere  quello è proprio l’ essere umano, la sua meschinità e crudeltà, niente e nessun altro. Quello che verrà dettato dal cielo sarà solo la salvezza per tutta l’umanità.

Elena  Lasagna

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02/06/2011

Ci può essere progresso se non c’è ambizione?

Alessandro

Sarebbe facile trovare una definizione ad ogni cosa, ma non saremmo completamente soddisfatti, perchè è bello studiare per approfondire. Studiare non solo sui testi ma studiare la vita stessa, che implica la capacità di osservare ogni suo aspetto, esteriore ed interiore. L’ambizione non deve essere il desiderio di ricoprire una carica per ottenere potere a tutti i costi con l’obiettivo di intraprendere la scalata. Così sarebbe solo un’aspirazione che va al di là della competenza ed un eccesso di orgoglio che è peggio ancora. Io la chiamo ” Ambizione malata”, che in un attimo sale e in un attimo scende in picchiata come in un baratro; una caduta catastrofica che trascina milioni di persone nella delusione. Ne abbiamo esempi concreti di ieri e di oggi. E’ proprio questo il tipo di ambizione che non approvo. Questo progredire nato da questo tipo di ambizione non ha mai fermato le guerre perché è un progresso nell’invenzione di strumenti di distruzione reciproca che annienta intere nazioni con mezzi sempre più potenti. Questa forma di ambizione alimentata dal potere e dall’odio in fondo è una grande forma di ignoranza perché distrugge. L’ambizione è sempre stata il desiderio di salire sulla più alta vetta, e va bene! Ma che non sconfini nell’oscurità. Io credo nei grandi che hanno adottato un’ambizione saggia, quell’ambizione che si spinge oltre i limiti  pur rispettando le leggi divine. Si può essere fieri ma senza vantarsi mai delle proprie imprese. Non si esponga la propria fama, ma non si cada nelle tenebre. Sovrastare sì quando si può, ma non sia sul mondo…e che non si cerchi di fare l’eroe perchè sarebbe un’offesa alla vita o non si potrà mai udirne il suo canto!

Elena  Lasagna

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06/06/2011

Ho chiesto ad esperti che curano i giardini qual è il tempo migliore per potare le siepi, nessuno di loro mi ha risposto nella stessa maniera, anzi mi hanno creato solo confusione tu cosa mi rispondi? La mia siepe è di lauroceraso.

Grazie! Elisabetta

Io credo che il tempo migliore per la potatura delle siepi in generale sia in primavera o in estate, Prima, però, lasciale crescere, la siepe anche se spettinata non è mai stata  simbolo di sudiciume! Ha bisogno di cure non sempre di cesoie, e se a qualcuno da fastidio che si curi da un bravo psichiatra!  Non farlo in autunno aperto perché certe siepi potrebbero soffrirne molto. Ciao!

Elena  Lasagna

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07/06/2011

Mia madre ha ricevuto un cuore nuovo. L’intervento è riuscito alla perfezione, però dal giorno del risveglio mia madre non è più la stessa: ha cambiato completamente personalità, non la riconosco più sembra un’altra persona, nel modo di vestire, non ama più la musica di prima, non mangia più le stesse cose ecc. Com’è possibile? Non avranno sbagliato in qualcosa?

Esther

No, non credo proprio, chi sa eseguire questi interventi è a un passo da “Dio”. Lo fanno con tanta cura come ne ha avuta tua madre nel prenderti fra le braccia per la prima volta. Subire un trapianto è un’esperienza straordinaria. Per alcuni è stata non solo una rinascita ma l’inizio di una storia a due. Quando si passa vicino alla morte c’è sempre una rinascita, è difficile restare indenni. Chi subisce un trapianto è molto provato fisicamente e psicologicamente, sia prima che dopo l’intervento. Quasi tutti dopo aver vissuto così intensamente la paura della morte si sentono diversi, più attaccati alla vita. Non si parla solo di trasformazione per reazione, ma ci sono testimonianze di pazienti che hanno cambiato completamente, anche il modo di esprimersi. Per tutti questi casi si è parlato di” memoria cellulare “, la memoria non risiederebbe solo nelle cellule del cervello, ma anche in quelle di altre parti del corpo. Durante il trapianto l’organo porterebbe al ricevente funzioni e anche ricordi del corpo a cui apparteneva. Se si lascia da parte l’aspetto psicologico e si considera, riduttivamente quello biochimico, molti fatti inspiegabili trovano giustificazione. Con un cuore nuovo il cervello è più irrorato, e così anche gli altri organi. Senza considerare poi l’effetto, in modo tutt’altro che misterioso, le dosi di farmaci antirigetto che il soggetto è costretto a prendere per tutta la vita. Il cuore mantiene una carica simbolica molto forte, più di ogni altro organo del corpo. Se il cervello è la sede di pensieri il cuore lo è delle emozioni.

La gratitudine quando il dono è così totale ha un aspetto ambiguo, perché sembrerebbe che non sia l’organo donato a consentire di vivere ad un altro ma esattamente il contrario. E da qui incomincia in entrambi ( sia per il trapiantato che per la famiglia del donatore) il desiderio di conoscersi.

Elena  Lasagna

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08/06/2011

E’ vero  che le notizie che scrivi te le porta un uccellino? Grazie!

I—-a

E tu sei quella che vorrebbe fare l’investigatrice? HA! HA! HA! Ma ragazza mia! Il mio consiglio: prima spogliati di tutta quell’idiozia e poi…

Elena  Lasagna

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                                       08/06/2011

Come vincere le fobie?

Giusy

Se si giudica i risultati nelle situazioni sociali esclusivamente in termini di successo o insuccesso non si riuscirà senz’altro a fare molti progressi.

Le fobie potranno essere superate se si esamina gli insuccessi. Si comprenderanno e si cercherà una strada differente senza negare però la verità. L’importante è prendere la vita come un gioco; non come uno spettatore terrorizzato da trascurabili minacce alla propria psiche, per correre dei rischi allo scopo di ottenere la soddisfazione del successo. L’unico modo di uscire da questo tipo di visione autodistruttiva è di imparare a diventare assertivi e cioè insistere a mettere in chiaro il proprio punto di vista con forza sufficiente a ottenere ciò che è giusto o almeno a ottenere quella parte che è ragionevole e realistico pretendere dalle circostanze!

Elena  Lasagna

Continua… come vincere le fobie

Questa paura immotivata di carattere patologico per oggetti o situazioni che di norma non sono oggetto di pericolo, né suscitano reazioni di paura. La fobia costituisce un sintomo delle neurosi d’ansia. Gli oggetti che possono provocare la fobia sono diversi e danno il nome alla specifica fobia che suscitano. Si ha così l’acrofobia (  paura delle altezze ), l’agorafobia ( paura degli spazi aperti ), la claustrofobia ( paura degli spazi chiusi ), e così via. Le fobie possono presentarsi come unico sintomo di una forma nevrotica ( neurosi fobiche ), o possono accompagnarsi ad altri sintomi ( ossessioni, compulsioni, ecc. ). A volte le reazioni fobiche sono accompagnate, oltre che dalla reazione d’ansia caratteristica, anche da disturbi neurovegetativi (sudorazione profusa, tachicardia, vomito, ecc. ) .  Le nevrosi turba mentale non legata a fattori organici, con sintomatologia estremamente variabile, ma di solito caratterizzata da ansia e insicurezza. E’ difficile dare una definizione esauriente di nevrosi, poiché le forme nevrotiche sono state definite e classificate in modo diverso e all’interno delle diverse concezioni teoriche. Secondo la psicanalisi, le nevrosi hanno un’origine psicogena e derivano dal conflitto fra le pulsioni istintuali rimosse e le istanze etico-sociali. Tale conflitto può essere ricercato nell’infanzia o nell’inadeguatezza attuale del soddisfacimento sessuale. Una distinzione importante nella classificazione psicanalitica delle nevrosi è tra isteria di conversione, in cui si ha somatizzazione dei sintomi, isteria d’angoscia, caratterizzata da fobie, e nevrosi ossessivo-compulsive, caratterizzate da idee ossessive e azioni coatte.

La necessità o il desiderio di cambiare alcuni modi di fare possono nascere spontaneamente, la difficoltà maggiore consiste proprio nel riuscire a realizzare il cambiamento. In caso che l’intenzione non basti, la maggior parte delle persone cerca aiuto nella volontà. Nella nostra cultura “volontà” e” impegno” sono due forze di grande potere. Esistono situazioni e processi in cui la volontà anche se impegnata intensamente, non porta ad alcun risultato, oppure consente di realizzare risultati parziali, i cui effetti si dissolvono facilmente. Anche i comportamenti sono soggetti a meccanismi di abitudine, di automatismo gestiti soprattutto dall’attività mentale inconscia. L’inconscio è irrazionale, usa il linguaggio dei simboli, e delle immagini e non è  condizionato da parametri di “bene” e “male” come invece accade al livello di coscienza ordinaria. Quando sul piano inconscio la volontà viene indirizzata verso un obiettivo per esempio notificare un comportamento, ma il piano inconscio abbia validi indizi per contrastare tale iniziativa, il vincitore sarà sempre l’inconscio. In questo caso anche una volontà fortissima non potrà far nulla più che sprecare energie. Esiste un modo che consente invece di dialogare con l’inconscio, di “patteggiare” le condizioni e i modi di cambiare. Una volta che s’incomincerà a scoprire che non tutti i motivi  che prima ritenevamo di avere sono validi, gradualmente si diventerà più calmi e si riuscirà a gestire le situazioni che si presenteranno con più distacco e l’intero processo ci porterà verso una situazione sempre più normale. Certo, per dialogare non s’intende: dai che ce la fai, oppure, sei grande, ecc., questo non risolverebbe nulla ma c’interrogheremo sul nostro stato e verificheremo le nostre preoccupazioni, se ne vale la pena o no, oppure potremo alleggerire l’ansia pensando il contrario. Se  nonostante tutti i tentativi non riusciremo ad ottenere alcun risultato allora si consulterà il medico di fiducia.

Elena  Lasagna