07/06/2018

 

Che importanza ha il carbonio e che cosa lo contraddistingue dal biossido di carbonio.

 

Angela

 

Il carbonio è un elemento contraddistinto dal simbolo C.ll  che si trova sulla crosta terrestre,  dalla quale presenta un’importanza del tutto particolare perché è l’elemento tipico di composti organici che costituiscono tutti gli organismi viventi.  Il biossido di carbonio invece è  generalmente indicato con il nome tradizionale  di anidride carbonica. Il biossido di carbonio il cui composto di formula è indicato CO².  Questo gas incolore,  più pesante dell’aria, allo stato puro è di odore abbastanza pungente e di sapore acido.  Il corpo umano nel corso del metabolismo ne  produce alcune centinaia di cm³ per minuto.  Il gas formato nell’interno delle cellule,  diffonde facilmente nel sangue dal quale viene trasportato: come ione bicarbonato (HCO³);  come carbominoemoglobina,  prodotto di combinazione dell’emoglobina,  sotto forma di complesso con le proteine plasmatiche;  fisicamente sciolto nel sangue.  Alla concentrazione in cui è normalmente contenuto nel sangue venoso, il biossido di carbonio esercita una pressione parziale (pCO²) di 46 mm di Hg.  A livello dei polmoni parte del gas viene ceduta e di conseguenza eliminata attraverso la respirazione.  L’inalazione di CO² oppure una diminuita ventilazione polmonare portano un aumento della concentrazione ematica del gas e quindi a un aumento della pCO².  Quando ciò si verifica il pH del sangue diminuisce e si determina una condizione di “acidosi respiratoria”. Si ha al contrario “alcalosi respiratoria” e aumento di pH ematico allorché diminuisce la pCO².  E se il biossido di carbonio si diffonde liberamente nelle cellule,  i cambiamenti della pCO² determinano altrettanti cambiamenti del pH intracellulare.  Il biossido di carbonio ha quindi un ruolo fondamentale tra i meccanismi deputati al mantenimento dell’equilibrio idrogenionico e alla regolazione del pH fisiologico.  Il CO² esercita effetti di stimolo sulla funzione respiratoria, aumentando la ventilazione polmonare per azione diretta sui centri nervosi del respiro.  Agisce inoltre sul cuore riducendo l’eccitabilità e la forza di contrazione del miocardio;  sul sistema nervoso centrale esercita effetti di tipo deprimente.  L’inalazione di CO² in concentrazioni superiori al 10% produce dispnea, cefalea,  spossatezza,  sudorazione profusa, vertigini.  In medicina il biossido di carbonio viene impiegato insieme all’ossigeno in varie situazioni patologiche caratterizzate da depressione respiratoria,  nella pratica anestesiologica,  nell’avvelenamento da ossido di carbonio.  Viene anche usato sotto forma di neve carbonica come anestetico e cauterizzante nel trattamento di verruche,  lupus eritematoso, blastomicosi,  ecc.  L’ossido di carbonio che è un composto chimico dalla formula di CO,  noto anche come monossido di carbonio.  Questo gas incolore e inodore è appena più leggero dell’aria.  L’ossido di carbonio ha grande importanza tossicologica per la frequenza di avvelenamenti accidentali o suicidari provocati dalla sua inalazione. Tra le numerose sorgenti di CO vi sono i gas di scarico delle automobili,  il gas illuminante delle città,  gli scaldabagni e  le stufe a gas malefunzionanti,  ecc.  Il potere tossico dell’ossido di carbonio dipende in massima parte dalla sua concentrazione nell’aria respirata e dalla durata dell’esposizione,  ma varia considerevolmente anche in rapporto alle condizioni fisiologiche e patologiche di ogni individuo.  Coninua.

 

08/06/2018

 

La sintomatologia dell’avvelenamento varia sensibilmente,  in rapporto alla concentrazione del tossico inalato.  La morte può sopraggiungere fulminea in soggetti che a scopo suicida o in modo accidentale aspirino forti quantità di gas illuminante. Più spesso l’intossicazione si manifesta con un vago senso di malessere a cui seguono cefalea,  nausea,  vertigini, ronzii auricolari.  Successivamente in intenso bisogno di dormire precede la perdita della coscienza.  Il sonno diviene gradatamente comatoso,  il polso si fa aritmico,  si riducono la pressione e la temperatura corporea,  mentre l’intossicato passa gradatamente dal come alla morte.  Negli avvelenamenti non letali,  la coscienza viene riacquistata in un arco di tempo molto veriabile:  da poche ore a settimane dall’esposizione al tossico. Postumi comuni dell’avvelenamento  sono disturbi della motilità:  paralisi da ossido di carbonio e perdita o riduzione della memoria.  Le più importanti misure che si adottano nella terapia dell’avvelenamento acuto da CO sono l’immediato trasferimento dell’intossicato all’aria pura,  la respirazione artificiale, trasfusioni di sangue,  ecc.

 

09/06/2018

 

Può la varicella colpire anche gli adulti?  Grazie!

 

Annalisa

 

Purtroppo sì,  non saresti la prima,  che si amala di questa malattia infettiva esantematica,  provocata dal virus specifico Biareus varicellae.  La diffusione avviene per contatto diretto interumano e indiretto attraverso l’ambiente e gli oggetti di uso comune.  Si ritiene che l’agente patogeno penetri nell’organismo attraverso la bocca.  Dopo un periodo di incubazione di 15-20 giorni,  la malattia insorge con malessere e febbre di grado variabile,  in seconda giornata si manifesta l’esantema che rapidamente si estende al tronco,  agli arti,  alle mucose e anche al cuoio cappelluto con intenso prurito.  Gli elementi caratteristici della manifestazione cutanea compaiono a stadi successivi (2-3 volte in 5-6- giorni)  ed evolvono quindi in modo asincrono;  hanno prima l’aspetto di macule pruriginose,  poi di papule infine di vescicole che contengono liquido ed evolvono verso il torbido..  Successivamente le vescicole si trasformano in pustole che guarendo lasciano piccole croste.  Quando vengono interessate le mucose degli occhi,  bocca, faringe,  uretra, ecc, si hanno afte dolenti.  La varicella può complicarsi con infezione secondaria delle vescicole dando impetigini,  oppure con pneumalogie,  glomerulonefriti, nevrassiti,  e localizzazioni multiple.  Il periodo di contumacia è di circa venti giorni forse più ma non di meno poi,  l’immunità acquisità è perenne.

 

11/06/2018

 

Che cos’è il papilloma?  Come si forma?  Grazie!

 

Elisa due

 

Il papilloma è una formazione patologica che si sviluppa più di frequente sulle mucose per azione di cause irritanti lievi di lunga durata o per infezione virale o può essere anche una manifestazione neoplastica.  Ècostituito da proliferazioni epiteliali ramificate o lobulate,  sostenute da uno stroma connettivale,  nel quale scorrono i vasi sanguigni.  Si localizza elettivamente in vescica e in laringe.  Il papilloma vescicale assume spesso molteplici sedi nella mucosa vescicale e anche nel bacinetto,  nell’uretra e negli ureteri.  Mentre quello laringeo s’insidia di solito nelle corde vocali.  Una frequente complicanza del papilloma è l’emorragia per il distacco o la rottura di papille.

 

13/06/2018

 

Dalla nefrite si guarisce?  Grazie!

 

Elisa tre

 

La nefrite è un’insufficienza renale caratterizzata dall’infiammazione acuta o cronica del rene.  Le nefriti si distinguono in:  nefriti glomerulari,  nefriti interstiziali,  nefriti vascolari,  nefriti tubulari.  La nefrite purulenta a focolai,  detta pure ascesso renale ematogeno o foruncolo del rene,  è una sindrome acuta che insorge nel corso di malattie setticemiche da streptococco e stafilococco,  del tifo addominale,  ecc. I germi giungono al rene per via ematica,  dove si insediano con localizzazione di solito unica e con possibile estensione sotto la capsula perirenale e poi a quella adiposa.  Inizia bruscamente con brivido,  febbre elevata,  dolore in sede renale;  a volte invece la sintomatologia iniziale viene mascherata da quella della malattia fondamentale.  Successivamente si riscontra una sensibile contrazione della diuresi e la comparsa nelle urine di albumina,  sangue,  pus;  nel caso di localizzazione bilaterale o di estensione del focolaio settico alla capsula,  la sensibilità renale risulta sensibilmente compromessa.  Aumenta il tasso di azotemia, e si ha uremia con grave stato settico.  La terapia prevede l’uso di antibiotici ed eventualmente l’intervento chirurgico di nefrectomia.  Ovviamente si spera sempre di portare fuori linfezione senza l’asportazione chirurgica del rene,  è sempre condizionata dall’integrità anatomica e funzionale dell’altro.  Si asporta il rene solo quando esistono grossi e complicati processi settici,  nelle forme gravi  e avanzate di tubercolosi renale con distruzione di vaste zone del parenchima;  nell’ipoplasia renale,  che di frequente si associa ad alterazioni arteriose o venose,  causa ipertensione.  Nei traumi renali con danneggiamento del peduncolo o di tutto il parenchima,  nel caso invece che sia interessato soltanto un polo si attua la nefrectomia parziale.

 

15/06/2018

 

Ho sempre il mal di schiena,  mi sono recata dal medico e mi ha detto che sono affetta da discopatia.  Vorrei sapere se è una malattia grave o se si guarisce.  Grazie!

 

Angela

 

La discopatia è una malattia degenerativa,  causa di compressione delle radici nervose che attraversano i fori intervertebrali.  È presente in soggetti con malattia artrosica o in soggetti portatori di ernia del disco.  I processi osteofitici determinano un restringimento dei fori e quindi un’ irritazione delle radici nervose;  anche la stasi dei plessi venosi e l’edema possono favorire l’instaurarsi di una sindrome radicolare.   A volte possono essere interessati tutti i tratti della colonna vertebrale;  in ordine di frequenza la sintomatologia è a carico di quello lombare,  cervicale e dorsale. Questa patologia si accompagna ad intorpidimento  ipoalgesia, ipotonia muscolare,  alterazione dei riflessi e diminuizione dei movimenti nei distretti innervati delle radici compresse nel foro intervertebrale:  ad esempio:  un’ernia discale della quarta radice lombare  provoca dolore nella regione glutea che si irradia anteriormente alla coscia, sulla gamba ,  con intorpidimento della gamba e dell’alluce.  La discopatia si cura con molto riposo,  non scompare sempre,  dipende dalla gravità,  ma il riposo associato con… è una medicina valida.