11.07.2017

RISPOSTE AI LETTORI NOVANTADUE QUARANTUNESIMA PARTE

Author: Elena Lasagna

11/07/2017

 

 Mi daresti una definizione perfetta dell’osteoporosi  (non troppo lunga ma completa).

 

Dott.  Robert

 

Alterazione degenerativa o atrofia  caratterizzata da diminuzione quantitativa della sostanza organica fondamentale del tessuto osseo,  senza sensibili variazioni del suo contenuto minerale.  È dovuta a insufficiente elaborazione della matrice proteica delle ossa, derivante in genere per diminuita attività osteoblastica o per disturbi del ricambio proteico e deficiente assorbimento di calcio.  Per senilità,  denutrizione,  carenze ormonali, o inattività degli arti in seguito a infermità di qualsiasi natura o per paralisi.  Questo processo irreversibile che colpisce in maniera più o meno imponente tutte le persone dopo una certa età,  ma può sopravvenire  prematuramente soprattutto nel sesso femminile in seguito ad una menopausa precoce o chirurgica.  La migliore arma contro l’osteoporosi è la prevenzione.  Si manifesta con dolori  nelle regioni colpite,  con facili fratture ossee spontanee,  diminuzione dell’altezza corporea per cifosi dorsale.  Ovviamente la diagnosi si basa soprattutto sulla diminuita densità ossea riscontrabile all’esame radiologico.

 

13/07/2017

 

Che cos’è il  “frenico”?  Un nervo o che altro?  Poi ti rivelo il perché.

Fede

 

Il frenico, è un processo patologico che interessa il diaframma:  centro frenico,  ascesso subfrenico;  nervo frenico,  ramo discentdente del plesso cervicale destro o sinistro.  Origina principalmente dal quarto,  in parte dal terzo,   e quinto paio di nervi spinali cervicali,  discende poi, lungo il collo del muscolo scaleno anteriore,  entra nel torace passando dietro la clavicola,  attraversa il mediastino scorrendo tra ” pleura e pericardio” ,  raggiungendo infine il diaframma.  Nel suo decorso invia rami sensitivi alla pleura e al pericardio, rami muscolari motori al diaframma e rami frenico-addominali che,  attraverso il diaframma,  precipitano alla formazione del plesso nervoso diaframmatico.  La funzione del nervo frenico è particolarmente respiratoria.

16/07/2017

 

Si sente poco parlare di “dura madre” in realtà che cos’è esattamente?

Fede

 

La dura madre è una meninge,  una delle tre meningi che avvolgono il cervello e il midollo spinale.  È una membrana di tessuto fibroso con fibre elastiche,  è la più grande e la più esterna,  sulla faccia interna è rivestita di endotelio.  La parte cranica ricopre completamente la tavola interna del cranio,  avvolge l’encefalo, si prolunga fra cervello e cervelletto,  fra i due emisferi cerebrali,  e costituisce un setto teso  sopra la sella turcica che è la tenda dell’ipofisi.  La parte spinale comincia a livello del foro occipitale,  si prolunga per tutto il canale vertebrale  e termina a forma di cono a livello della seconda vertebra sacrale.  Nello spessore della dura madre encefalica sono presenti alcuni canali,  i seni della dura madre,  ove vi circola il sangue venoso.

 

17/07/2017

Che cosa sono le leggi di “Mendel”?

 

Alessandro e Federica

 

 

Mendel ha  effettuato ed enunciato modernamente in tre leggi quelle osservazioni riguardanti il meccanismo della trasmissione naturale dei caratteri specifici (ereditari) da una generazione all’altra.

La prima legge,  detta della dominanza o principio dell’uniformità della prima generazione (F1), dice che quando due individui omozigoti,  differenti  per un paio di alleli (AA e aa) vengono incrociati,  tutta la F1 è composta da individui uniformi per la manifestazione del carattere controllato da tali alleli e precisamente esprimono uno solo dei due aspetti possibili (A e a) che,  salvo eccezioni,  è quello dominante.  La legge seconda,  detta della disgiunzione o principio della segregazione indipendente dei caratteri,  dice che i membri di una coppia di alleli (A e a, oppure A e A,  oppure a e a) si separano si segregano indipendentemente quando si formano le cellule germinali.  La legge terza,  detta dell’indipendenza o principio dell’assorbimento indipendente dei caratteri,  dice che i membri di differenti coppie di alleli vengono assortiti indipendentemente l’uno dall’altro quando si formano le cellule germinali.  Continua domani…

19/07/2017

 

Mendel,  giunse a queste conclusioni dopo aver incrociato opportunamente vari ceppi di piselli differenti per caratteristiche ben rilevanti (piante alte con piante nane,  piante a semi lisci con piante a semi grinzosi,  ecc).  Uno degli incroci compiuti da Mendel,  che permette di chiarire la prima e la seconda legge,  avvenne tra piante con semi lisci (AA)  e piante con semi rugosi (aa).   In un incrocio di tale tipo tutte le piante delle F1,  hanno semi lisci (seconda legge).  Se autofecondate queste piante producono discendenti tra i quali  il carattere recessivo (rugosità del seme) riappare nel 25% della seconda generazione (F2), mentre il 75% presenta il carattere dominante ( seme liscio).  In seguito ad autoimpollinazione della F2 tutti i piselli con seme omozigote si mantengono puri, producono cioè solo piante con semi omozigote.  I piselli della F3 risulteranno per circa 1/3 lisci con carattere omozigote,  per circa 1/3 ancora rugosi omozigoti,  per i rimanenti lisci  eterozigoti.  Il riapparire in F2 del carattere recessivo che non era più riscontrabile fenotipicamente in F1 conferma l’indipendenza della segregazione dei caratteri ereditari,  considerati da Mendel come unità discrete,  discontinue.

20/07/2017

 

Le frequenze genotipiche e fenotipiche ottenute nella F1  e nelle generazioni seguenti dei veri incroci attuati sono giustificati in base alla teoria cromosomica dell’ereditarietà.  Ogni individuo formerà infatti due tipi di gameti (nel caso si consideri un solo carattere controllato da un’alternativa mendeliana semplice (A o a) in questo durante la meiosi la coppia di omologhi sulla quale sono situati i due alleli si separa e in un gamete si verrà a trovare un cromosoma con un allele e nell’altro gamete l’omologo con il secondo allele.  È chiaro che un individuo omozigote formerà gameti identici in base al carattere considerato.  Considerando l’incrocio tra piante con più di un carattere differenziale, ad esempio seme giallo o verde e liscio e grinzoso,  è possibile interpretare la terza legge di Mendel.  Incrociando un ceppo con semi gialli (G) e lisci (R),  caratteri entrambi dominanti,  con un ceppo a semi verdi (g) e grinzosi (r),  caratteri entrambi recessivi, tutta la F1 è a semi gialli e lisci.  Incrociando tra loro le piante della F1, oltre ai due fenotipi originali si ottengono dei nuovi tipi detti ” ricombinati”:  giallo- grinzoso e verde-liscio.  I rapporti con cui sono presenti i quattro tipi possibili sono di nove giallo-lisci;  tre verdi-lisci;  tre gialli-grinzosi;  e un verde-grinzoso.  Infatti,  potendo assortire indipendentemente l’uno dall’altro i vari alleli si formano vari tipi di gameti,  dall’unione casuale dei quali si formano,  vari tipi di zigoti,  alcuni con la medesima combinazione di alleli e quindi di caratteri dei genitori,  altri con combinazioni del tutto nuove.  Continua…

21/07/2017

 

Sono proprio questi ad essere detti “ricombinanti” e a presentare nuove associazioni di caratteri.  Generalmente si dice che delle caratteristiche specifiche seguono un modello di ereditarietà mendeliana,  quando sono in accordo con le tre leggi di Mendel.  Vi sono infatti delle caratteristiche ereditarie che non seguono le tre leggi in quanto i fattori che le determinano non sono portati dai cromosomi,  come nei casi di eredità citoplasmatica,  o sono fattori multipli.  Comunque un simbolismo introdotto da Mendel si è mantenuto per tutti questi anni ed è tuttora utilizzato universalmente.

 

22/07/2017

 

È vero che il mughetto è anche una malattia?

Gina

 

Sì,  è un nome volgare per indicare la stomatite sostenuta da un fungo  (Candida albicans). È favorito dall’acidosi della bocca e si sviluppa con la formazione di granuli o di placche bianco-giallastre su fondo molto arrossato e congesto.  Viene curato con pennellature di antimicotici e altro.  A volte è molto evidente in persone che parlano molto,  dalla loro bocca esce come una bava granulosa che si deposita sugli angoli delle labbra.

26/07/2017

 

Che differenza c’è tra nevralgia e nevrite?

Giancarlo

 

La nevrite si differenzia dalla nevralgia per i nervi che presentano lesioni parechimatose (nevriteparenchimatosa) co interessamento del cilindrasse (nevrite assile) o della guaina mielinica (nevrite periassile),  oppure lesioni interstiziali concernenti il connettivo intra-e perifascicolare  (nevriti interstiziali).  Le mononevriti insorgono in seguito a un trauma del nervo interessato,  (ferite,  contusioni,  trazioni violente)  o a un’infezione. Si manifestano con paralisi flaccida e atrofia dei muscoli innervati nel nervo offeso, anestesia superficiale nei territori cutanei dipendenti da questo, abolizione dei riflessi tendinei,  disturbi vasomotori,  secretori e trofici.  le forme cliniche delle mononevriti dipendono dalla localizzazione e dalla natura della lesione e dall’interruzione completa  (paralisi totale) o incompleta del tronco nervoso (paralisi parziale o dissociata).   La natura della lesione che ha compromesso l’integrità di un tronco nervoso ha influenza sulla sintomatologia;  le lesioni irritative da ferite infette con penetrazione di corpi estranei danno nevriti di tip irritativo con sintomi di natura sensitiva e trofica.  Di natura incerta è invece la nevrite ascendente,  forma rara,  che si osserva come complicazione di piccole ferite ( punture di aghi, infissioni di schegge ecc)  localizzate alla punta delle dita delle mani,  specie nella zona innervata del nervo cubitale.  Dopo qualche tempo compaiono dolori,  che interessano successivamente il dito leso,  la mano e l’intero arto,   seguiti da fenomeni atrofici e da grave limitazione funzionale;  l’evoluzione è lenta.  Le polinevriti si osservano nel corso di infezioni,  intossicazioni endogene  (gotta,  diabete,  colemia)  ed esogene  (piombo,  arsenico, fosforo ecc.)  di avitaminosi; anche il raffreddamento sembra favorirne l’insorgenza.  Si manifestano con paralisi flaccide,  multiple nel dominio dei nervi spinali;  ipotonia e astrofia degenerativa;  eventualmente paralisi nel dominio dei nervi cranici  (nevrite ottica),  anestesia,  specie alle estremità distali degli arti;  abolizione o diminuzione dei riflessi tendinei;  disturbi vasomotori,  trofici,  secretori nelle parti paralitiche;  eventuali alterazioni delle funzioni psichiche.  Il decorso può essere acuto,  subacuto o cronico;  le forme cliniche dipendono dalla predominanza di alcuni sintomi rispetto ad altri (forme motrici o sensitive)  o dall’agente patogeno.  Continua per Annalisa.

27/07/2017

 

La nevralgia è una crisi dolorosa che può essere scatenata da raffreddamento  (nevralgie cosiddette reumatiche),  gravi anemie,  malattie infettive,  intossicazioni endogene  (diabete, uricemia,  gotta) ed esogene (alcool,  piombo,  mercurio,  fosforo),  traumi (ferite laceranti,  contusioni,  fratture ossee,  compressioni),  suppurazioni croniche localizzate (sinusiti, carie dentarie,  focolai ostiomielitici),  ecc.  Questa sindrome caratterizzata da dolori spontanei,  continui e parossistici,  che non trovano spiegazione in lesioni anatomiche evidenti delle fibre nervose. Si manifesta con indolenzimento continuo,  profondo,  gravativo,  interrotto con intermittenza da fitte improvvise parossistiche,  provocate talvolta da un movimento,  da un colpo di tosse,  dal caldo o dal freddo,  oppure spontaneamente.  Il dolore si acdentua esercitando la compressione sui punti di emergenza dei tronchi nervosi dolenti o dei loro rami.  Nel decorso delle nevralgie si possono verificare fenomeni di natira motoria (contrazioni toniche e cloniche),  espressioni di fatti irritativi;  atteggiamenti antalgici,  ipereccitabilità muscolare;  fenomeni vasomotori e disturbi secretori;  Mancano invece alterazioni importanti della motilità volontaria,  del trofismo muscolare e dei riflessi.  Le sedi più frequenti di nevralgie sono legate al decorso dei vari tronchi nervosi.  La nevralgia del trigemino e,  di solito,  unilaterale e interessa una sola branca,  la mascella o la mandibolare,  raramente l’oftalmica;  nel primo caso il dolore è localizzato alla guancia,  al naso,  al labbro superiore,  nel secondo al mascellare inferiore,  al mento,  all’orecchio,  alla lingua,  nel terzo nella regione sopraorbitaria e al bulbo oculare con lacrimazione e arrossamento della congiuntiva.  La nevralgia occipitale è dovuta a irritazione del nervo grande occipitale di Arnold e si manifesta nella regione occipitale e alla nuca.  La nevralgia bronchiale,  sostenuta da interessamento del plesso bronchiale di destra o di sinistra,  scatena una sindrome dolorosissima a carico dell’arto superiore omolaterale.  Nelle nevralgie intercostali i dolori si evidenziano nella parte laterale e anteriore del torace, e seguono il decorso degli spazi intercostali;  possono essere esacerbati dai profondi movimenti respiratori,  dai colpi di tosse,  dallo starnuto ecc.  La nevralgia sciatica è dovuta a irritazione del nervo grande sciatico,  associata talvolta a quello del piccolo sciatico;  i dolori sono localizzati all’anca dietro al grande trocantere e s’irradiano in alto verso l’osso sacro e in basso lungo il margine laterale della coscia,  al poplite,  alla testa del perone fino al malleolo mediale.

 Annalisa,  spero di essere stata chiara.  Ciao,  al prossimo articolo.