29.06.2017

RISPOSTE AI LETTORI NOVANTADUE QUARANTESIMA PARTE

Author: Elena Lasagna

29/06/2017

 

LE  MALATTIE  VARICOSE

 

Continua dall’articolo 92 trentanovesima parte.

 

Da questa condizione di riassorbimento,  la cattiva stoffa del connettivo,  nelle strutture venose,  ripermettendo,  in ortostatismo ed immobilità,  (mancanza della spinta del piede e del polpaccio) l’allargamento delle varici,  caccia ancora l’ipertensione nei capillari, rivince sempre più in permanenza la pressione oncotica,  inibisce stabilmente il riassorbimento dai tessuti verso i capillari, si ha edema permanente,  indurente, alterazione e sclerosi connettivale,  morte cellulare anche per effetti di microtrombosi.  In conclusione,  dove si accumulano troppi scarti infiammabili,  nasce anche la possibilità dell’incendio, l’infiammazione estensibile nelle safene (flebiti esterne);  più destruente se nel circolo profondo (flebiti interne e aspetto di flegmasia alba dolens,  con sequele di trombosi,  anche emboligene,  distruzione valvolare,  sindrome post-flebitica con il massimo disagio,  ed impotenza della gamba grossa,  recidiva ad eczemi e ad ulceri gravi).  Per l’intimità fra i capillari ed i tessuti,  si compromettono anche i linfatici,  nelle situazioni sopra descritte: più edema,  per il loro mancato drenaggio,  più danno. Continua…

30/06/2017

 Si è detto che questa malattia è in prevalenza femminile,  si hanno infatti sindromi funzionali dolorose,  come la sindrome diurna delle gambe pesanti fin dal mattino;  la sindrome notturna delle gambe cellulitiche  (travaglio somatopsichico del nostro tempo,  per la componente stasi,  nelle turbe vascolari della gravidanza;  nell’uso della pillola;  per mitigarne certi aspetti negativi in soggetti predisposti a cui può non essere negata;  nelle turbe del ciclo mestruale(dismenorree essenziali:  alterazioni dei cicli).  Nei fenomeni congestizi (algie pelviche,  crisi ipertensive labili,  vampate di calore, emorroidi) ;  nella patologia capillare,  vedi l’acrocianosi;  nella patologia linfatica vedi edema ciclico.  Tutta questa patologia  non è proprio minore per turbe dolorose e ancora per turbe estetiche.  La terapia è sempre una strategia,  vince chi ne prevede le varianti per le mosse opportune e chi conosce il terreno bene, le armi e il nemico;  vince chi è vaccinato di speranza,  egli ha più di una chance ma molte di più.  La miglior difesa è l’attacco.  Attaccare prima,  in prevenzione con sostanze naturali,  non nocive può essere un’ottima chance per disarmare.  Ogni sforzo è volto ad impedire la degradazione del connettivo,  il cedimento delle impalcature,  l’ipertensione venosa edemizzante,  destruente.  La lunghezza totale dei capillari è di 100 mila chilometri:  essi coprono una superficie di 6300 m² la materia vivente in sospensione e soluzione,  copre 20 milioni m²:  è evidente l’importanza dell’irrigazione capillare raggiungibile anche attraverso la pelle,  che è il nostro organo più pesante:  da qualche chilo a qualche decine in caso di obesità)  superficie variabile da poco meno di m² a più di m² 2,5.  Il cuore getta in ogni sistole da 80 a 100 cm³ al minuto ;  il volume circolante varia da 6400 a 7000 cm³,  cioè circa 7 litri di sangue ( in un’ora 420 litri,  in 24 ore 10 tonnellate…) linfa circolante: 4 tonnellate per 24 ore.  Il fegato riceve ogni ora 100 litri di sangue e 40 litri di linfa,  abbiamo bisogno di 126000 litri di aria con 26000 litri di ossigeno,  in media per 24 ore.  Continua domani con le domande di Angela.

03/07/2017

 

Tutto sommato ti racconto la flebite in poche righe:  posso dirti che è un processo infiammatorio,  che può essere acuto o cronico,  a carico di una vena o di un suo segmento.  Abbiamo visto la sintomatologia,  e tutto quello che può scatenare una flebite:  uno di questi può essere l’accelerazione del tempo di coagulazione,  il rallentamento del circolo periferico,  tumori della prostata,    l’aumento delle piastrine,  lesioni delle pareti venose,  gravidanze e parti,  operazioni ginecologiche,  cancro del retto, ecc.  Le flebiti si localizzano frequentemente alle vene degli arti inferiori,  alla vena cava inferiore,  alle vene pelviche e ai seni della dura madre.  Si hanno talora flebiti migranti successivamente in vari distretti venosi.  Come ho già descritto nell’articolo,  la sintomatologia è caratterizzata da dolore unilaterale,  prima sordo,  poi tagliente,  impotenza funzionale dell’arto colpito,  rialzo febbrile, tachicardia,  si poi un ingrossamento dell’arto per edema molle, luccica,  ed è possibile palpare la vena come un cordone duro,  dolente e arrossato che emana calore,   poi c’è un certo interessamenteo delle linfoghiandoleregionali (adenopatia  satellite).  Le complicazioni più temibili sono:  embolie,  le trombosi venose locali,  (tromboflebiti)  e possibili escare e gancrena dell’arto per partecipazione arteritica,  ecc.

 

In che cosa consiste la  cura chirurgica della flebite?  Grazie.

 

Ovviamente è l’intervento chirurgico attuato per asportare una vena:  spesso la grande safena  (ma solo in casi gravi).

 

Vorrei sapere se la cellulite colpisce solo le persone obese.  Grazie.

Angela

 

No,  diciamo che l’obesità può essere uno dei fattori scatenanti la cellulite.  Abbiamo detto che la cellulite è un’infiammazione dei tessuti connettivi interstiziali che sono di origine infettiva,  con tendenza alla diffusione.  La diffusione è dovuta principalmente alla virulenza del germe patogeno e a volte anche a traumi continuati o anche alla diminuita resistenza dell’organismo.  Essa può localizzarsi alla cute,  nel sottocutaneo, e anche nei tessuti più profondi;  quindi abbiamo visto persone obese che non avevano un filo di cellulite,  mentre persone molto magre con la pelle che mostrava la malattia,  è vero le persone obese possono essere più soggette.   Sulla cellulite ho scritto degli articoli anche nelle ricette di cucina e vedi alla voce “la nostra salute”.

 

06/07/2017

Le fistole si devono asportare?  Grazie!

Marina

 

Sì,  si possono asportare,  dopo un esame radiologico di un tragitto fistoloso reso visibile radiologicamente con un mezzo contrasto introdotto nell’orifizio esterno della fistola.  Così viene eseguita in preparazione dell’intervento chirurgico di asportazione radicale della fistola.

 

Le fistole si possono formare in qualsiasi parte del corpo ma tuttavia vi sono localizzazioni più frequenti. Le cause sono quasi sempre di origine flogistica, infettiva,  parassitaria.  La fistola bronchiale si può formare per rottura in un bronco di una cisti da echinococco, situata nel parenchima polmonare.  La fistola pleuropolmonare si può osservare spesso quando la cisti da echinococco del polmone si rompe in cavità pleurica;  la stessa possibilità  si presenta nell’actinomicosi, nella tubercolosi e nelle neoplasie del polmone.  Queste condizioni determinano poi una pleurite purulenta o empiema.  La fistola pleurobronchiale rappresenta una delle complicanze più frequenti dell’ascesso epatico che si apre in pleura con empiema e si fistolizza poi fino a raggiungere un bronco.  La fistola duodenale invece si riscontra spesso nei processi ulcerativi del duodeno quando a fatti periduodenitici,  che fissano l’organo ad altri vicini,  segue la perforazione dell’ulcera e la formazione di un tragitto che mette in comunicazione lo stesso duodeno con il pancreas,  con la cistifellea o con le vie biliari. La fistola duodenale può pure rappresentare una delle più frequenti e precoci e complicanze di interventi chirurgici di resezione gastrica o di gastroenterostomia;  una delle complicanze tardive della gastroenteroanastomosi è l’ulcera peptica,  con sede nella parete intestinale della bocca anastomotica,  che può perforarsi nel colon,  dando luogo ad una fistola gastrodigiunocolica.  Continua…

07/07/2017

 

Fistole perianali,  assai frequenti,  si formano in seguito ad ascessi perianali,  o perirettali a contenuto purolento,  o di natura tubercolARE,  con apertura nella fossa ischio-rettale o nello spazio pelvirettale superiore,  in rapporto all’anello anorettale possono essere intra-,  trans-,  extrasfinterichesecondo che decorrano nel suo contesto, al di sopra o al di sotto di esso.Queste fistole inoltre possono decorrere con tragitto unico o con diramazioni multiple,  aperto alle due estremità (complete) o a fondo cieco.

Fistole tubercolari,  costituiscono l’esito più comune delle localizzazioni ossee o articolari della tubercolosi,  con evoluzione verso la suppurazione e la formazione di un ascesso ossifluente,  che tende a farsi strada attraverso muscoli e cute all’esterno.  Quando è interessata la colonna vertebrale nel segmento cervicale l’ascesso può raggiungere la regione retrofaringea o il mediastino posteriore(fistola retrofaringea e fistola mediastinica),  il cavo sopraclaveare e l’ascella (fistola sopraclaveare e fistola ascellare).  Se è interessato il segmento dorsale gli ascessi si insinuano negli spazi intercostali e si fanno superficiali a livello dei nervi perforanti (fistole toraciche);  se interessano il segmento lombare,  gli ascessi seguono di solito la guaina del muscolo psoas,  arrivano all’inguine e passano sotto l’arcata crurale fino al triangolo di scarpa  (fistola inguinale e fistola crurale).  Nelle sacroileiti specifiche,  se l’ascesso è anteriore si rende intrapelvico e d esce lungo lo psoas  verso il piccolo trocantere(fistola trocanterica) oppure attraverso la grande incisura ischiatica verso la regione glutea (fistola glutea),  se l’ascesso è posteriore si esteriorizza verso la regione lombare o nel grande gluteo (fistola lombare).  Anche le forma tubercolari del gomito,  del polso, non rare nei bambini,  esitano spesso in fistole (fistola del gomito e fistola carpale). La terapia delle fistole è chirurgica,  ma se sono di origine tubercolare è preferibile la cura medica con…

 

10/07/2017

 

Colgo l’occasione per rispondere a quelle persone che mi hanno domandato se è vero che un massaggio fatto da mani esperte può stimolare notevolmente la produzione delle endorfine.

 

Sulle tante ipotesi che sono state avanzate sui meccanismi di azione del massaggio,  la più attendibile ed anche la più attuale è certamente quella relativa alla produzione di endorfine,  sostanze che vengono emesse anche dal cervello e che costituiscono una difesa naturale contro il dolore.  Nell’organismo umano esistono punti che,  sotto stimolazione,  producono queste sostanze che hanno il potere di innalzare la soglia del dolore,  fino a farlo scomparire.  Ma è evidente che come per qualsiasi altro analgesico,  questo meccanismo svolge un’azione temporanea e quindi la sua validità rappresenta un  giusto rimedio solo nei casi di dolore acuto,  che si ripresenterà però a distanza di qualche giorno se non sarà stata rimossa,  a monte la causa scatenante.

 

Il massaggio se bene eseguito,  già dalle prime sedute provocherà un allentamento della tensione nervosa,  un senso di leggerezza e un miglioramento delle funzioni corporee. Il suo scopo principale è quello di depurare l’organismo;  questo processo si manifesta subito con un’aumentata diuresi,  una maggiore motilità gastrica e intestinale e una migliore respirazione.  Per raggiungere questi risultati dunque si dovrà prendere iin considerazione i singoli apparati,  secondo la loro logica sequenza e procedere a un massaggio generale, che dovrà sempre costituire la fase preparatoria.  Per una terapia corretta ed efficace sarà perciò necessario procedere a una stimolazione generale di tutti gli apparati e,  in seguito,  insistere sugli organi interessati alle singole malattie.