14.01.2013

RISPOSTE AI LETTORI SESSANTATRE TERZA PARTE

Author: admin-ele

14 /01/2013

ELENA  LASAGNA

CODISOTTO  DI  LUZZARA  R.E.

CIRCOLAZIONE  DELL’ENERGIA

e  LA RESPIRAZIONE

La conoscenza dei percorsi dell’energia interna, è fondamentale nella pratica della respirazione e della meditazione. La respirazione per una migliore circolazione dell’energia è fondata su di una respirazione di tipo diaframmatico; ciò per alcune valide ragioni: innanzitutto perché è più efficace di quella toracica quando è necessario una maggiore quantità di aria, in secondo luogo perché ciò richiede notevole concentrazione e quindi facilita la consapevolezza del proprio interno. Non dimentichiamo però che è dall’aria che si genera una parte consistente di energia Ch’i. Controllare la respirazione significa controllare la propria mente, raggiungere la calma, rilassarsi, distaccarsi da altri pensieri, riunirsi con il proprio intimo.

La tecnica consiste nel respirare in modo da provocare l’abbassamento del diaframma, il muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale. Dobbiamo pensare di fare giungere l’aria respirata nella zona basso-addominale. Per fare ciò possiamo immaginare di avere in questa zona che che abbiamo chiamato Tan T’ien, un palloncino che dobbiamo riempire di aria. Si respira profondamente in maniera continua e regolare senza iperventilare, ossia senza gonfiare eccessivamente la gabbia toracica. Deve essere una respirazione naturale: si inspira con il naso e si espira con la bocca. Quest’ultima non deve essere serrata ma semplicemente chiusa.  Inspirando dunque in questo modo s’immagina di far scendere l’aria fino al Tan T’ien. Ciò comporta l’abbassamento del diaframma che, comprimendo l’addome, causerà dilatazione della parete esterna. Nella fase di espirazione gli intestini ricevono una ulteriore spinta verso il basso. Esaurita l’espirazione l’addome rientra naturalmente e il diaframma risale verso l’alto.

LA MEDITAZIONE

Il primo obbiettivo della meditazione è ottenere il massimo utilizzo del C’hi acquisito, concentrandolo  nel Tan T’ien e assicurando una completa circolazione nei canali du Mai e Ren Mai (uno della prima coppia e uno della terza coppia). Proviamo ora a descrivere alcuni metodi di meditazione, sottolineando ancora una volta l’importanza di riferirsi per la pratica di un metodo dinamico interno  (respirazione e meditazione) per una migliore circolazione dell’energia, alla guida di un valido maestro.

16/01/2013

Si inizia attuando una posizione seduta: le gambe incrociate, colonna vertebrale e testa perfettamente dritte. Ora, svuotiamo la nostra mente da ogni pensiero estraneo ( proprio come nel trainning autogeno). La respirazione addominale ci fornisce la giusta quantità di Ch’i, questa deve raggiungere il Tan Tien nel quale viene convogliata. Il pensiero deve ora concentrarsi sul canale Du Mai il primo che forma la prima coppia, punto per punto, guidando l’energia attraverso la colonna, raggiungendo la sommità del cranio fino al labbro superiore. Il ritmo da raggiungere è quello dato dal respiro. Questa pratica è particolarmente utile per imparare a prendere coscienza dell’interno del nostro corpo e della nostra capacità di guidare l’energia con il pensiero. Gradualmente si acquisisce consapevolezza del flusso Ch’i, ciò diventa fisicamente percepibile.

Questo secondo esercizio rappresenta l’essenza, che per definizione, è meditazione dinamica.

Ora, concentrando la mente sul movimento infatti, il difficile traguardo dello svuotamento della mente è più facilmente raggiungibile. Quattro sono i metodi fondamentali di meditazione dinamica:

PRIMO, Immaginiamo che l’aria inspirata vada a gonfiare un immaginario palloncino situato nella zona  basso addominale. In questo serbatoio fittizio abbiamo incamerato il nostro Ch’i. Ora, nella fase di espirazione, dobbiamo immaginare di sospingerlo con forza esercitando una pressione con la muscolatura addominale e serrando i glutei. Guidiamo quindi con il pensiero la fuoriuscita del contenuto del palloncino: lungo le gambe e fino ai piedi da un lato, lungo la colonna e fino alle sommità del cranio e poi verso le mani, dall’altro.

SECONDO, proviamo ora ad immaginare di acquisire Ch’i sia dall’aria che dalla terra, attraverso i piedi. Nella fase di inspirazione il nostro palloncino si riempie ma, i due flussi d’ingresso (uno dall’alto e uno dal basso), gli imprimeranno un movimento rotatorio. Noi, favoriamo tale movimento contraendo la zona intorno al punto fra l’ano e i genitali. Iniziando la fase di espirazione  sentiamo il palloncino iniziare a svuotarsi, subendo un’inversione del moto rotatorio. Serrando ora i glutei e spingendo con gli addominali, guidiamo l’incanalarsi dell’energia che fuoriesce dal Tan T’ien; da un lato lungo le gambe verso il basso, dall’altro lungo la colonna verso l’alto fino alle sommità. Serrare i glutei è importante anche perché ciò comporta un migliore allineamento del punto ” porta della coda, con gli altri punti del canale Du Mai.

TERZO, ora occorre raggiungere l’abilità di far giungere, attraverso la stessa tecnica descritta per un metodo precedente, il Ch’i fino al punto della parte sommitale del cranio, già nella fase di inspirazione. Durante l’espirazione il Ch’i ridiscenderà poi lungo la colonna, fino agli arti e ai piedi, ancorandoci così al terreno, ma risalendo in parte lungo il canale Ren Mai fino alle mani.

QUARTO, se ora immaginiamo un’ulteriore porta d’ingresso di energia nel punto della sommità del capo, ne otterremo che al momento dell’uscita dell’energia della zona di accumulo, il Tan T’ien, possiamo usufruire di quattro potenti flussi di energia. Durante l’espirazione due correnti possono essere  dirette  verso le gambe, una verso la colonna fino alle braccia, e una può risalire lungo il Ren Mai per lasciare uscire il residuo dal naso. Naturalmente saranno sempre utili la contrazione del punto fra ano e genitali in fase di inspirazione e la spinta addominali-glutei in fase di espirazione.

17/01/2013

Questa disciplina non è praticabile solamente consultando un manuale che ne tratti gli argomenti specifici, e neanche una semplice ginnastica rilassante; questa antica disciplina è un’arte Marziale e prevede una graduale consapevolezza, da parte di chi vuole impadronirsi di questa disciplina, ma soprattutto imparare a distribuire e a concentrarsi sulle energie che animano tutto il corpo e la mente, quindi necessita di un insegnamento di persone qualificate anche perché esistono più di cento esercizi sia con la tecnica delle mani e quella con le armi (sciabola, bastone, spada e lancia). IL CORPO SI FONDE CON LO SPIRITO E LO SPIRITO SI FA GUIDA DEL CORPO. Questo stile è uno stile interno del Kung fu, che non è nella concezione originaria, solo un metodo di autodifesa, ma un esercizio per il miglioramento della salute.

L’addestramento di uno dei tanti stili Kung fu praticati attualmente nel mondo consiste nell’apprendere e praticare sistematicamente serie prestabilite di esercizi, conosciute come forme. È stato calcolato che, attualmente, in Asia esistono molte migliaia di stili di Kung fu. Un interessante esercizio della sensibilità ideato appositamente per gli studenti di Wing chun, è il ch’i sao, comunemente noto con la denominazione di ” mani appiccicose “. È un esercizio che sviluppa la sensibilità delle mani e delle braccia dello studente fino a renderlo capace di intuire le intenzioni dell’avversario esclusivamente con il tatto. L’uso dei calci è molto limitato, contrariamente a quanto i film sull’argomento danno ad intendere, perché gran parte dei movimenti del Wing chun si basano principalmente su tecniche di mano e su un impercettibile e agile lavoro dei piedi. Gli stili di Kung fu praticati nel tempio Shaolin si basavano sul movimento degli animali, e in particolare su quello della tigre, della gru, del leopardo, del serpente  e del drago. Negli anni successivi, si adottarono le movenze naturali di uno o due animali per formulare il nucleo di un sistema completo di Kung fu.

Così, lo stile cinese di Hung gar venne riadattato dal sistema della tigre Shaolin, che comprende anche movimenti presi dallo stile della gru bianca.

18/01/2013

Un altro metodo interno del Kung fu è il Pa-Kua, il cui nome significa ” otto trigrammi “. Il praticante di questo stile, se sarà in grado di difendersi dall’attacco proveniente dagli otto punti cardinali corrispondenti ai trigrammi, non dovrà più temere le tattiche di combattimento dell’avversario. Quest’arte marziale ricorre a parecchi colpi con le mani aperte e il lavoro di piedi segue un tracciato d’esecuzione a forma circolare. Il ‘ Da mu hsing “, o forma della grande madre, è lo schema centrale e il principio fondamentale del pa-kua. Il fine dello stile è quello di sviluppare l’energia chi (una potenza intrinseca sviluppata dall’individuo ). Nelle fasi più avanzate dell’addestramento, lo studente sferra l’attacco in movimenti a spirale e di torsione delle anche. La torsione che parte dalle anche sviluppa una potenza enorme. Il pa-kua venne diffuso poco più di 400 anni fa dal suo presunto fondatore, Tung Hai Chuan. Ma coloro che si occupano delle arti marziali sono propensi a credere che lo stile nacque circa 5.000 anni fa.

Un altro degli stili interni del Kung fu fu inventato nel xιι secolo dal generale Yueh Fei. A volte viene definito come pugilato della forma- mente. Sebbene i movimenti siano molto aggraziati, l’arte sottolinea il principio yin-yang degli opposti complementari, duro e morbido. I movimenti di base derivano dai cinque elementi cinesi del metallo, dell’acqua, del legno, del fuoco e della terra, ognuno dei quali ha il potere di sconfiggere l’altro. Il fuoco è sopraffatto dall’acqua che, a sua volta, è soppraffatta dalla terra, la terra dal legno, il legno dal metallo e il metallo dal fuoco. Nello hising-i questi elementi sono rappresentati da cinque movimenti fondamentali, dalle azioni di fendere, schiacciare, pestare, perforare e attraversare. I principali movimenti devono controllare ogni angolatura e direzione di attacco e di difesa. Il fine del praticante è quello di unire armonicamente la mente e il corpo. Le varianti dei movimenti di base sono migliaia e tutte eseguite con straordinaria velocità.  continua nell’articolo risp. ai lett. sessantatre quarta parte…