15.09.2011

RISPOSTE AI LETTORI 38

Author: admin-ele

15/09/2011

Perché secondo te c’è questo aumento di ribellione nel rispetto delle leggi, e l’aumento della criminalità?

Roberto

Oggi il cittadino si sente meno sicuro che in qualsiasi epoca negli ultimi cento  anni trascorsi, c’è stato un rapido incremento della delinquenza.

C’è chi crede che la trasgressione sia un modello di intelligenza e di libertà e che l’applicazione di troppe leggi faccia nell’individuo scattare il bisogno di ribellione. Io non credo che il mondo abbondi di leggi e che sia questa la causa della delinquenza e della criminalità. Anzi io credo che sia il contrario: troppa indulgenza. In molte parti del mondo la gente è spinta a rubare e a uccidere perché non ha altri mezzi per evitare la miseria. Nel nostro paese invece io credo che sia collegato al troppo benessere, un certo stile di vita che certe persone pensano di non potere mai raggiungere con le loro capacità sia intellettive che lavorando onestamente. Questo alimenta un senso di ingiustizia, di iniquità. Poi la disoccupazione gioca un ruolo importante, per non parlare del sentimento dell’invidia. Tirando le somme in questi ultimi anni il numero della criminalità è andata crescendo e il numero di reati e omicidi è esploso. Omicidi che avvengono nell’ambito famigliare. Forse è il mutamento nel carattere della famiglia: divorzi, la famiglia allargata, tutto questo sta perdendo il suo ruolo tradizionale. La famiglia che non agisce più come  istituzione integrativa, come veicolo per istillare i valori e sviluppare modelli di comportamento. Ecco le conseguenze di molti giovani che crescono senza valori solidi, con un’idea vaga di ciò che è bene e ciò che è male, di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto, con poche convinzioni che diano loro la giusta disciplina per il rispetto di sé e per gli altri. Spesso sono i genitori stessi a violare le leggi e il venir meno del rispetto per la legge (soddisfatti e divertiti) che poi si propaga inevitabilmente in tutte le leggi specialmente quelle considerate morali e giuste! Ci vorrebbe un cambiamento che tenda a restaurare la fede nella responsabilità individuale, rafforzando la famiglia perchè si possa ristabilire il suo ruolo nell’istillare i valori nei giovani,  forse tutto questo contribuirà alla diminuizione della criminalità.

Elena  Lasagna

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17/09/2011

Secondo te è vero che ci sono persone che portano iella?

Marinella

Io credo che ci siano persone che ci fanno sentire più a nostro agio che non altre dove spesso non troviamo nemmeno un po’ di feeling. Questo ovviamente non è colpa della persona che ti trovi di fronte ma è un problema tuo perché non riesci a rapportarti con lei. Quindi non accettandola metti in moto quell’intolleranza che ti fa esercitare comportamenti ridicoli e ricatti psicologici imbrogliando te stessa per prima perché approfittando del tuo potere critichi ingiustamente l’altra persona che spesso la sua unica colpa è di essere alla lunga migliore di te. (Scusami per la franchezza!)

Elena  Lasagna

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19/09/2011

ALESSIA mi dice: Ho ventisei anni e da tre anni lavoro in un’azienda in qualità di segretaria. Il mio capo è una donna; per il lavoro non ho niente da dire, nel senso che apprezza le mie capacità e su certe cose mi lascia carta bianca. Però mi crea grande tensione quando mi dice ” ricordati che qui comando io”. Me lo dice sempre in presenza di altri e questo mi crea un senso di frustrazione perché anche se ho colmato spesso  le sue lacune non mi sono mai sovrapposta per entrare in competizione. Cosa dovrei fare ora con una che si serve di me e poi è invidiosa? Grazie!

Il lavoro deve essere fonte di gratificazione con un certo spazio d’ indipendenza ma se fa nascere frustrazioni a lungo andare potrebbe degenerare un clima invivibile. Io credo che voi dovreste parlare a lungo e chiarire, anche perché di questi tempi il lavoro fisso stabile potrebbe diventare un’illusione. In certe aziende addirittura hanno dovuto cambiare staff e strategia di conduzione anche solo per due persone del gruppo non si poteva andare avanti. Purtroppo spesso si litiga per il lavoro ma anche a prescindere, quindi la cosa più giusta da fare è contribuire con umiltà e onestà con fatti e idee, con un impegno costante, e ( questo vale per la tua principale) vivere i successi in modo collettivo nell’esprimere solidarietà. Poi, individuare il problema vero e dare ai fatti la giusta dimensione. Ricordati però che più ci si sente sicuri meno si è permalosi, per non fare di una piccola fonte un oceano. Auguri!

Elena  Lasagna

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21/09/2011

ANNALISA mi dice:

Ho vent’anni, mi sono innamorata di un uomo più grande di me, credo che sia lui l’uomo della mia vita, anzi ne sono sicura. Ma come dirlo al mio ragazzo e ai miei genitori che lo adorano? Cosa posso fare per non farli soffrire?

Se il tuo ragazzo e i tuoi genitori sono così all’antica come dici, allora non è facile vivere in profondità il rispetto di sé, questo cammino richiede grande abilità e dolcezza ma ne vale la pena. Essere se stessi significa anche crescere e scoprirsi attraverso gli incontri reali e simbolici che la vita ci propone. Il rispetto di sé e degli altri soprattutto se sono persone alle quali vogliamo bene, diventa  difficoltoso da perseguire senza fratture e senza ferite. Quel rispetto ci induce continuamente a interrogarci sul confine, sul dolore che la nostra scelta impone agli altri e a quello che la rinuncia impone a noi stessi. Questo succede quando un nuovo amore irrompe nel quieto e organizzato vivere. Comunque, se hai fatto un cammino profondo di consapevolezza, di ristrutturazione e maturazione, insomma,  se dopo questo esame ti senti sicura, allora, io credo che questa nuova vita che intraprenderai ti condurrà alla felicità.

Elena  Lasagna

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24/09/2011

Ruberesti se poi ti offrissero un lavoro migliore per te? E per tuo figlio?

Graziella

Certo che no, ma cercherei di migliorarmi con tutta me stessa. Per mio figlio lo farei solo se dopo aver cercato lavoro ovunque non  mi restasse nessuna  possibilità per poterlo sfamare, non certo per offrirgli il lusso, così gli rovinerei la vita.

Elena  Lasagna